Tappa ad Arezzo della responsabile della Rotary Foundation, in Italia, per visitare le strutture che hanno ricevuto le donazioni Tre lettini per la rianimazione neonatale e due monitor per la ventilazione del neonato che permettono all’operatore di seguire le operazioni di rianimazione e valutare l’efficacia di quanto sta facendo. Sono i dispositivi donati dalla Usaid-Rotary International agli ospedali di Arezzo, Grosseto e Nottola. Una donazione che risale al 2021 in piena emergenza covid.
Stamani, in occasione della sua visita in Italia, la responsabile della Rotary Foundation per il progetto Usaid-Rotary International, la statunitense Tiffany Miller, ha fatto tappa all’ospedale di Arezzo dove ha visitato il reparto di Terapia intensiva neonatale e incontrato il direttore del Presidio Ospedaliero Arezzo, Casentino, Valtiberina e Valdichiana Aretina, dottoressa Barbara Innocenti.
La donazione dei dispositivi rientra nella partnership che Rotary International ha stretto con USAID, l’Agenzia Federale statunitense per lo Sviluppo Internazionale. Ad Arezzo sono due le apparecchiature presenti nel reparto di Terapia Intensiva Neonatale del San Donato diretto dalla dottoressa Letizia Magi. Una è Lifestart, un lettino neonatale ad altezza regolabile impiegato per la rianimazione dei neonati. Sono tre i lettini donati dal Rotary e che sono andati ad implementare la dotazione degli ospedali di Arezzo, Grosseto e Nottola. «È un lettino da rianimazione mobile per effettuare la rianimazione neonatale a cordone non reciso e che si può spostare accanto al letto della madre per rianimare il bambino – spiega la dottoressa Letizia Magi –. Se c’è un parto in pronto soccorso, o comunque in una sede diversa dalla sala parto, il vantaggio di Lifestart è che il lettino può essere spostato a seconda delle esigenze. Inoltre vi si possono inserire anche le bombole di gas medicali per l’erogazione di aria e ossigeno». Accanto a Lifestart sono stati donati anche due monitor, di cui uno è andato all’ospedale di Arezzo e l’altro a Grosseto. Sono i monitor Monivent neo100 System che guidano l’operatore durante la rianimazione neonatale. «Monivent è un monitor utilizzato per migliorare l’assistenza fornita ai neonati che necessitano di supporto respiratorio alla nascita – aggiunge la dottoressa Magi –. Dal 3 al 6% dei neonati richiede il supporto della ventilazione manuale per iniziare a respirare. Essendo uno degli interventi più importanti eseguiti in sala parto, è anche molto delicato in quanto la sottoventilazione e anche la sovraventilazione possono danneggiare polmoni e cervello. Con il monitor possiamo controllare in ogni istante la correttezza di quanto stiamo facendo. Procedure efficienti di rianimazione sono una grande opportunità di miglioramento nella cura clinica dei neonati».
Monivent, inoltre, è uno strumento da training di rianimazione neonatale che viene impiegato durante i corsi di rianimazione per verificare l’efficacia della ventilazione.Una donazione cospicua quella arrivata ai tre ospedali del terrnitorio della Asl Toscana Sudest che si aggira sui 36mila euro: 24 mila il valore complessivo dei tre lettini e 12 mila quello dei due monitor. «Ringrazio per queste donazioni – dichiara la dottoressa Letizia Magi – e ci fa piacere sapere che la Terapia intensiva neonatale è al centro dei pensieri delle associazioni che si prodigano per individuare e donare la strumentazione che può rivelarsi utile ad affrontare la criticità che possono presentarsi in ogni momento così da offrire prestazioni adeguate nella più totale sicurezza». «Sono lusingata – le fa eco la dottoressa Barbara Innocenti – dal fatto che il Rotary abbia pensato all’ospedale di Arezzo donando una tecnologia adatta alle esigenze dei neonati»«Grazie ad Usaid – spiega Arrigo Rispoli Past Governor Distretto 2071 Toscana e ora presidente Commissione effettivo Diversità e inclusione – abbiamo potuto donare questi dispositivi alla sanità toscana. Tutto questo è stato possibile grazie alla collaborazione fra i Rotary club locali e i soci che lavorano all’interno delle strutture ospedaliere che ci hanno indicato i dispositivi di cui c’era necessità».