, Biblioteca e Archivio dei baroni Franchetti. Botteghi e Braccalenti: “La tecnologia digitale per preservare l’antico e renderlo disponibile”. È in corso presso la Biblioteca comunale Carducci di Città di Castello il secondo intervento di digitalizzazione dell’antico e ricco patrimonio bibliografico di proprietà del Comune, nell’ambito degli interventi previsti da Agenda urbana Motore dell’Umbria. La digitalizzazione è effettuata in loco, dove è stata predisposta una sala per l’operazione, curata da personale, che ha già avuto esperienza nelle attività della Biblioteca e dell’Ufficio Cultura. Gli interventi sono stati due:
il primo a cura dell’azienda Made Word per 33mila scansioni e l’attuale a cura dell’azienda In arte per 75mila scansioni. La filiera di questo progetto molto tecnico è corta perché i volumi si trovano negli scaffali compact del piano terra della Biblioteca. Nel progetto è coinvolto il Centro studi Villa Montesca perché il patrimonio Franchetti conserva molti carteggi e volumi significativi oltre alla documentazione sulle scuole rurali. Per Michela Botteghi, assessore alla Cultura, “i due progetti di digitalizzazione coniugano praticamente reale e digitale, permettendo una maggiore usabilità ed accessibilità di archivi che altrimenti potrebbero essere consultati e conosciuti solo in loco. Inoltre la disponibilità da remoto, nel nostro caso nel sito del Ministero della Cultura a ciò preposto, consente di tutelare al meglio il documento originale, che spesso risale a quattro, cinque secoli fa. Digitalizzare è dunque valorizzare, stare al passo con i tempi, ed usare la tecnologia, senza rimanerne schiacciati o considerandola nemica del patrimonio storico. Piuttosto ne è un’alleata. La digitalizzazione ha permesso anche di coinvolgere giovani, che la ditta In arte ha selezionato e che hanno già lavorato presso il Servizio Cultura e Archivi Biblioteche, in grado di comprendere il valore dei documenti e allo stesso tempo sviluppando competenze molto tecniche che rimarranno nel loro curriculum”. Anche l’assessore alla Digitalizzazione Rodolfo Braccalenti ha sottolineato “come il comune sia molto impegnato nel convertire e conservare il cartaceo, sostituendolo con nuovi strumenti più sostenibili ma allo stesso tempo prendendosi cura di quanto rappresenta il nostro passato, la nostra storia. Anche nel PNRR sono stati inseriti altri progetti di digitalizzazione su settori diversi e tutti finanziati”. Anche per Angelo Capecci, presidente del Centro studi Villa Montesca “Al valore scientifico in questo progetto si somma un valore come metodo di lavoro e condivisione di obiettivi, dal momento che grazie anche alla Regione Umbria, sono stati inseriti materiali inediti dell’archivio e della Biblioteca dei baroni Franchetti, destinati a gettare nuova luce anche sul contesto in cui su sperimentato il metodo Montessori localmente”. In particolare, a cura della coordinatrice della Biblioteca Patrizia Montani, è stato privilegiato il filone pedagogico-educativo di Alice, quello più richiesto ai fini della ricerca, cercando di rendere la fitta trama dei rapporti e della rete di relazioni di cui Villa Montesca è stata, per qualche anno, il fulcro. Infine, si è deciso di digitalizzare le lettere che Alice, molto “mobile” anche per ragioni di salute, scriveva quasi quotidianamente alla maestra Marchetti, responsabile della scuola rurali, dalle quali traspare tutto l’interesse, la passione e l’intelligenza che questa protagonista della storia della pedagogia italiana ha riversato nel suo progetto educativo rivolto ai figli dei contadini. Per i dirigenti alla Cultura Giuliana Zerbato e alla Innovazione digitale Lucio Baldacci, “i progetti di digitalizzazione partono da lontano, quando nel 2015, pensando ad Agenda Urbana, sono stati inseriti nel programma tra lo scetticismo generale, perché otto, sette anni fa, erano ancora terreni inesplorati, pioneristici. Ma oggi sono la realtà e questa storia ci insegna che è necessario essere visionari per rendere al passo con i tempi, moderna ed efficiente l’Amministrazione”. Il progetto di digitalizzazione già compiuto ha riguardato gli esemplari più significativi posseduti dalla Biblioteca comunale Carducci nell’ottica della salvaguardia e valorizzazione del patrimonio bibliografico della città e per garantire visibilità e una più ampia possibilità di consultazione. Sono state effettuate circa 33.000 scansioni di varie tipologie di documenti e circa 21.300 scansioni di bobine riproducenti una parte degli Annali o Riformanze del Comune, già microfilmate nell’ambito di un precedente progetto risalente agli anni ’90 del secolo scorso. Il progetto in corso, la cui esecuzione è stata spiegata da Marina Mecheri, rappresentanti della ditta In Arte, e mostrata in diretta dai due addetti, Paola Cacciatore e Francesco Monaldi, riguarda 75.000 scansioni, che devono essere compiute, corrispondendo a precisi standard di qualità e tecnici, previsti dal capitolato di affidamento, per poter essere inseriti nel sito del Ministero della Cultura. Mecheri ha avuto parole molto lusinghiere per l’attenzione e la determinazione osservate nei Servizi del comune di Città di Castello e per il lavoro monumentale compiuto sul patrimonio bibliotecario. La presentazione dei due progetti si è conclusa con la visita ai compact di piano terra della Biblioteca comunale Carducci in cui sono conservati i volumi oggetto di digitalizzazione a cura di Silvia Palazzi. I due interventi di digitalizzazione sono stati affidati in collaborazione con la Centrale unica di Committenza del comune. Il dettaglio dei documenti digitalizzati nel primo affidamento- i periodici locali che coprono un arco cronologico che va dal 1876 ai primi del ‘900, si tratta di importanti testimonianze della vita sociale, politica, economica e di costume della nostra città;- monografie appartenenti al cosiddetto Fondo Antico Sezione Locale (il Fondo Antico comprende i volumi stampati fino al 1831) e che annovera esemplari di grande importanza per ricostruire le vicende storiche tifernati dal XVI al XIX secolo;- pubblicazioni locali che vanno dalla seconda metà dell’800 ai primi anni del secolo successivo e che comprendono notizie sulla città, ormai divenute dei “classici” per chi voglia ricostruire le trasformazioni sociali, economiche, religiose del centro tifernate;- carte geografiche che fotografano l’aspetto della città nel corso dei secoli XVII e XVIII;- manoscritti tra i quali spiccano per bellezza e antichità i libri Corali (XIII-XIV secolo), definiti anche Antifonari, libri liturgici completi di testo e notazione musicale provenienti dai conventi tifernati di San Domenico e San Francesco e gli Statuti medievali, l’insieme delle norme e delle consuetudini che regolavano l’attività del Comune;- parte dei volumi degli Annali o Riformanze in bobine microfilm. Nei comuni medievali italiani le Riformanze, a Città di Castello definite Annali, contenevano le delibere emanate dal consiglio cittadino. Nel nuovo affidamento alla ditta In arte le scansioni sono 75mila su varie tipologie di documenti, in parte di proprietà del Comune, in parte della Regione Umbria. Per quanto riguarda la documentazione dell’Archivio storico comunale abbiamo deciso di completare la serie inventariale delle Riformanze, o Annali, che era già stata avviata nel precedente intervento di digitalizzazione del 2021, che ripercorrono in maniera dettagliata la storia della nostra Città e quindi di grande interesse per chiunque si proponga lo studio della storia locale, ma non solo. Ricaviamo da questa tipologia di documenti, ad esempio, tutte le informazioni sulle committenze e sul passaggio nel nostro territorio di figure di straordinaria rilevanza dal punto di vista della storia dell’arte, da Raffaello a Luca Signorelli, tanto per fare gli esempi più rilevanti.Per quanto riguarda il materiale di proprietà della Regione Umbria il progetto prevedeva di intervenire sul patrimonio bibliografico e documentario proveniente dal lascito dei baroni Franchetti, conservato a Villa Montesca e in parte a Tela Umbra.Relativamente alla Biblioteca di Leopoldo Franchetti e Alice Hallgarten sono state individuate tre possibili linee di intervento:- quella relativa all’attività politica di Leopoldo e ai suoi interessi di agronomo;- quella che testimonia gli interessi in campo pedagogico, educativo di Alice e i suoi collegamenti da lei allacciati, nonostante fosse ebrea, con l’ambiente dell’emancipazionismo cattolico italiano dei primi anni del Novecento;- infine quella della letteratura di viaggio, altro settore in cui è molto vivace la ricerca negli ultimi anni.Dovendo operare una selezione, abbiamo deciso – sentito anche il parere dei responsabili della Fondazione Villa Montesca – di privilegiare il filone pedagogico-educativo di Alice, quello più richiesto ai fini della ricerca, cercando di rendere la fitta trama dei rapporti e della rete di relazioni di cui Villa Montesca è stata, per qualche anno, il fulcro.Accanto ai libri su cui Alice formava le sue convinzioni e che suggerivano possibili modelli, sono stati quindi selezionati una vasta tipologia di documenti prodotti dalle Scuole rurali di Montesca e Rovigliano dal ricchissimo potere evocativo, che consentono con grande immediatezza di ricostruire l’ambiente e le condizioni in cui si sperimentavano nuovi metodi pedagogici, per l’epoca veramente rivoluzionari. Avremo dunque la possibilità di vedere, attraverso i quaderni, i registri, le carte illustrative, i disegni, gli album ecc. come operativamente si procedeva alla creazione di un nuovo modo di fare scuola.Infine, si è deciso di digitalizzare le lettere che Alice, molto “mobile” anche per ragioni di salute, scriveva quasi quotidianamente alla maestra Marchetti, responsabile della scuola rurali, dalle quali traspare tutto l’interesse, la passione e l’intelligenza che questa protagonista della storia della pedagogia italiana ha riversato nel suo progetto educativo rivolto ai figli dei contadini.