Riapertura a Città di Castello della sede distaccata del Tribunale di Perugia: “faremo questa battaglia, sapendo che la scelta di andare a intervenire sul nostro territorio non impatterebbe in maniera eccessivamente onerosa: la Regione sia equidistante, senza considerare un territorio migliore di altri”.
“Faremo la battaglia per la riapertura a Città di Castello della sede distaccata del Tribunale di Perugia, sapendo che nell’interlocuzione con la Regione, che deve essere equidistante e tutelante per tutti i territori che rivendicano questa esigenza senza considerare uno migliore di altri, possiamo mettere sul piatto il fatto che come amministrazione comunale ci siamo fatti carico di tenere aperta la sede del giudice di pace, non solo attraverso la concessione dei locali, con gli spazi che quindi ci sarebbero già, ma anche assicurando la disponibilità del personale di cancelleria, che paghiamo. La scelta di andare a intervenire sul nostro territorio, quindi, non impatterebbe in maniera eccessivamente onerosa, considerando anche evoluzioni nella gestione della giustizia come il processo telematico, e questo è un fattore che può essere speso nella discussione, anche se sul piano nazionale questo confronto comporta difficoltà che non si possono trascurare”. E’ la risposta del sindaco Luca Secondi alle interrogazioni sulla riapertura a Città di Castello della sede distaccata del Tribunale di Perugia presentate in consiglio comunale, rispettivamente da Gionata Gatticchi e Maria Grazia Giorgi (PD) e da Andrea Lignani Marchesani (Castello Civica). Nel citare il disegno di legge presentato in Senato dal consiglio regionale dell’Umbria per la riapertura delle sedi di tribunale soppresse nel 2013, il consigliere Gatticchi aveva chiarito: “con questa interrogazione ci proponiamo di individuare le strade che si possono intraprendere per cercare di essere in campo a livello istituzionale e far sentire la voce del nostro territorio, dove la chiusura della sede distaccata del tribunale di Perugia ha impattato in maniera abbastanza importante sia sull’indotto del centro storico, che sui cittadini, specie i meno abbienti, che hanno difficoltà a raggiungere il capoluogo per la situazione complessa del nostro trasporto pubblico regionale e anche nelle incombenze per le quali prima potevano provvedere anche senza l’ausilio di un avvocato”. L’esponente del PD aveva ammesso “la sorpresa per il fatto che la relazione illustrativa dell’atto fosse incentrata sulla situazione di Orvieto, senza tenere a mente che la soppressione delle sedi distaccate di tribunale ha coinvolto non soltanto quel territorio, ma anche altri, tra cui Città di Castello”. “Nonostante l’obiettivo sia condivisibile, non c’è stata da parte della Regione la minima interlocuzione con le realtà amministrative su cui i tribunali insistevano, mentre probabilmente poteva esserci un intervento più coordinato per dar forza all’iniziativa”, aveva osservato il rappresentante della maggioranza, che aveva aggiunto rivolgendosi al sindaco: “noi riteniamo che questa iniziativa possa essere comunque un’occasione da cogliere, innanzitutto per parlare con le altre amministrazioni potenzialmente interessate dalla riapertura dei tribunali e interagire”. “Sono tra coloro che non hanno condiviso l’intervento del 2013 che con un taglio lineare non ha tenuto della specificità delle realtà sulle quali si chiudevano sedi”, aveva fatto presente Gatticchi, nel mettere in evidenza la difficoltà di conciliare la possibile riapertura delle sedi soppresse con il vincolo espresso nel disegno di legge di una invarianza dei costi a carico dello Stato, con le spese di gestione e manutenzione degli immobili e di retribuzione del personale di custodia e vigilanza delle strutture integralmente in capo al bilancio della Regione. Stigmatizzando “la risposta irrituale a mezzo stampa del sindaco prima di questa discussione, che è stata anche pesante nonostante l’interrogazione, presentata peraltro dopo quella del PD, non avesse l’obiettivo di mettere in difficoltà l’amministrazione comunale, ma di determinare una rete di soggetti istituzionali che potessero fare massa critica”, il consigliere Lignani Marchesani aveva fatto presente come la chiusura della sede distaccata di Città di Castello “abbia avuto anche l’effetto di portare molti avvocati, anche per la contingenza sfavorevole di questi anni, a lasciare la professione, con un impoverimento anche culturale della nostra città”. “L’amministrazione comunale dovrebbe intercettare attraverso i propri rappresentanti territoriali una lobby parlamentare che potrebbe essere importante e fare altrettanto in consiglio regionale”, aveva spiegato il consigliere di minoranza, osservando come l’importanza attribuita a Orvieto risiedesse nella semplice ragione che era il quarto tribunale dell’Umbria, mentre Città di Castello paga il dazio di essere circondario di Perugia”. Il sindaco Secondi ha replicato a Lignani, evidenziando come la risposta tramite comunicato stampa si fosse resa necessaria per chiarire che “stonava parlare nell’interrogazione di una inerzia che non c’era nei fatti, visto che con il sindaco di Todi, al quale riconosco il merito di aver attivato un confronto fra i territori, c’era già stata una interlocuzione ed era stata concordata la strategia che nessuno dei territori interessati fosse in qualche modo il primo attore di questa rivendicazione, della quale ci eravamo fatti carico anche noi”. “Ci siamo mobilitati per dire alla Regione che se devi fare una battaglia politica la fai per tutti i territori, mentre esprimersi unicamente per Orvieto appariva non congruo e non opportuno”, ha detto il primo cittadino, che non ha nascosto le perplessità sulle effettive possibilità di riapertura delle sedi distaccante in una dinamica nazionale sulla quale incidono fattori che non hanno a che vedere con l’azione o meno dei nostri rappresentanti territoriali”. Nel dirsi soddisfatto dell’intervento del sindaco, in sede di replica il consigliere Gatticchi ha fatto presente le criticità attuali legate al processo telematico e al personale qualificato, “che dubito possa essere distaccato a Città di Castello dal Tribunale di Perugia”. “Dalla risposta che ha dato – ha detto Gatticchi rivolgendosi al sindaco – mi sembra sia sia ben chiaro qual è il lavoro da fare, cioè di agire con una cabina di regia con le amministrazioni comunali coinvolte per una interlocuzione oggettiva con la Regione, anche se mi rendo conto che possa essere molto lungo e ad ostacoli il percorso per poter giungere all’approvazione di una ridefinizione della geografia giudiziaria in Umbria”. Il consigliere Lignani Marchesani ha ribadito: “abbiamo rappresentanti istituzionali autorevoli nei luoghi in cui ci sono i processi decisionali o processi che si possono riferire ad alcune situazioni, per cui non può accadere che delle sezioni riaprano e Città di Castello no”. “Credo che noi siamo tra coloro che abbiano più titolo, anche per i fattori che diceva il sindaco, per poter rivendicare questa potenziale riapertura”, ha concluso il rappresentante di Castello Civica.