“Nell’ultimo Consiglio Comunale è stato discusso e votato l’atto d’indirizzo della maggioranza relativo al ricorso al Tar contro la decisione ministeriale di non sottoporre a Valutazione d’impatto ambientale (Via) il progetto delle cosiddette ‘bretelle’. Il gruppo Pd ha votato a favore. Coerenti fino in fondo. Abbiamo sempre partecipato agli incontri con i cittadini e presentato varie interrogazioni in Consiglio Comunale.
A noi non interessa mettere il ‘cappello politico’ e riconfermeremo il nostro voto favorevole se ci saranno le condizioni nella prossima assemblea del 26 ottobre. Daremo così mandato al sindaco, o a un suo delegato, di esprimersi in conferenza dei servizi per apportare le modifiche necessarie a rendere l’opera maggiormente inserita nel mutato contesto urbanistico della città. Senza mettere in discussione la necessità di completare la Due Mari. Non possiamo però non osservare quanto l’approvazione di questo atto risulti singolare e tardiva. La giunta e la maggioranza vogliano passare per amministratori bravi e attenti che difendono gli interessi dei cittadini e raccolgono le loro istanze. Perché invece di ricorrere al Tar non hanno convinto il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin della necessità di sottoporre il progetto delle ‘bretelle’ a procedura di Via? Semplice: il sindaco Ghinelli, che al massimo con Salvini riesce a fare una foto, e la sua cricca di centrodestra non contano a livello nazionale. Perché oltre due anni fa il sindaco e i consiglieri di maggioranza hanno approvato il piano strutturale che prevedeva il solito tracciato delle ‘bretelle’ che propone oggi Anas?
Il centrodestra di Arezzo soffre di amnesie: si ricorda ogni tanto della Due Mari, delle ‘bretelle’ e degli aretini mentre il resto del tempo veleggia non si sa dove. Se a giudizio del vicesindaco noi saremmo solo capaci a ‘surfare’, a cavalcare l’onda dell’opinione pubblica, ricordiamo che voi restate parecchio sottocoperta a languire senza neanche affacciarvi dagli oblò”.