Le incursioni degli Houthi dello Yemen contro navi cargo nel mar Rosso, nonostante non ci siano ancora ripercussioni evidenti su vari prodotti al dettaglio nei nostri mercati (1), sicuramente è un campanello d’allarme che non può essere ignorato. “Basta guardare le banchine del porto di Genova per capire che siamo già entrati in una fase preoccupante
. Sono vuote. Lo stesso succede a Gioia Tauro, La Spezia, Trieste”, dice il direttore di Spediporto, associazione genovese che raggruppa un terzo degli spedizionieri (2). Dal canale di Suez passa il 12% delle merci mondiali e il 30% dei flussi dei container (3), passaggi sempre in crescita fino a questi primi giorni del 2024 che invece sono calati del 55%. La rotta di circumnavigazione dell’Africa comporterebbe ritardi fino a 15 giorni e aumenti di costi per gli specifici mercati al dettaglio, nonché per materie e semilavorati che ancora non è possibile quantizzare: si calcola, per esempio, che per i prodotti alimentari, che sono deperibili, i danni per i mercati italiani siano già di un paio di miliardi. La situazione non sembra per il momento migliorare. Anzi. Ma c’è una differenza con quanto accaduto essenzialmente per il mercato energetico dopo l’invasione russa dell’Ucraina, che ha fatto impazzire i mercati e le cui conseguenze a circa due anni di distanza sono ancora in corso. La differenza è che mentre la guerra nel nostro est europeo è stata in un certo modo improvvisa e ci ha trovati spiazzati, visti anche i notevoli legami che i nostri mercati avevano con la Russia, non si può dire altrettanto per le merci che arrivano dall’Oriente e dall’estremo oriente. Primo perché non rappresentano la quasi totalità delle importazioni (al momento i trasporti aerei cargo funzionano) e secondo perché non c’è al momento un blocco immediato, come è stato invece per l’Ucraina. Siamo quindi in tempo per organizzarci meglio e diversamente, per evitare di trovarci non gli scaffali vuoti dei supermercati o con merci che costano il triplo rispetto ad oggi o con l’assenza di prodotti nei confronti dei quali non abbiamo fatto in tempo a rivolgerci a mercati alternativi. In tutto questo conta molto il potere esecutivo italiano ed europeo. Ci stanno già pensando… non solo a mandare aiuti militari per mitigare gli assalti alle navi cargo nel mar Rosso (per quanto, nello specifico italiano questi aiuti militari siano quasi inesistenti), ma anche rivolgendosi ad altri fornitori? Noi associazione in questa fase possiamo solo chiedere a chi ci governa e allertare i consumatori ché si preparino al peggio, foss’anche che si tratti di non dover più acquistare oggetti a prezzi bassissimi negli attuali negozi cinesi che offrono mercanzie a prezzi molto bassi.
Tutti avvisati, tutti salvati? Non proprio. Ma sicuramente tutti si dovrebbero fare meno male.