Bartolini Baldelli: questa coltura sta diventando non conveniente, necessario rivedere le norme europee«Non bastavano le basse quotazioni del grano di quest’estate. Adesso si aggiunge anche una quotazione del girasole che il mercato della trasformazione acquista a prezzi vicini a quelli del 2020».
Sono le parole del presidente di Confagricoltura Arezzo, Carlo Bartolini Baldelli che interviene su quella che l’agricoltura sta vivendo come l’ennesima strozzatura di mercato.
Ad essere colpito è un prodotto della tradizione, oltre che uno dei simboli del paesaggio locale: il girasole «Già allora, quattro anni fa, si trattava di prezzi che permettevano alle imprese agricole un pareggio o scarsa remunerazione – dichiara Bartolini Baldelli – ma oggi, con i costi di produzione lievitati, il prezzo offerto garantisce una perdita certa e netta. Se consideriamo infatti che tra il 2021 ed il 2022 i costi delle materie prime necessarie alla semina (dal gasolio ai fertilizzanti, dai ricambi delle attrezzature allo stesso seme) sono aumentati del 30/40% il prezzo del prodotto si era attestato a livelli che permettevano almeno il recupero dei maggiori costi sostenuti. La produzione di girasole del 2023 invece, se da un lato vede un decremento dei costi che si attesta intorno al 5% rispetto all’anno precedente, viene remunerata il 40% in meno rispetto al prezzo del prodotto 2022».
Il presidente di Confagricoltura Arezzo parla di una perdita che si aggiunge a quelle determinate dalla campagna cerealicola della scorsa estate, da una scarsa produzione di olive e da una viticoltura fortemente compromessa dalla peronospora.«E’ una situazione per niente rosea che sta fortemente demotivando le imprese agricole a coltivare nuovamente girasole per la nuova stagione alla luce di una instabilità dei prezzi che espone chi investe nella produzione primaria ad un vero e proprio risiko», dichiara Bartolini Baldelli che invita ad una riflessione su quanto sia necessario garantire la giusta remuneratività a tutti i soggetti della filiera alimentare anche tramite la predisposizione e di appositi contratti che garantiscano all’agricoltore un prezzo minimo garantito, utile a coprire almeno i costi di produzione. «Diversamente – continua il presidente di Confagricoltura Arezzo – possiamo scegliere di rinunciare ad una autonomia alimentare vincolandosi ad acquistare da paesi esteri ciò che noi potremmo in larga parte produrre. Ma, a mio avviso, i rischi a cui ci esporremmo sono di gran lunga superiori alle opportunità. Il libero mercato è la base fondante della nostra economia ed è importante garantirlo, ma per certe tipologie di produzioni, e quella agricola vi rientra a pieno titolo, in quanto garante della nostra sicurezza alimentare, è altrettanto indispensabile adottare tutti gli strumenti necessari di protezione che garantiscano la giusta vitalità al sistema economico dell’agricoltura». Il riferimento è alla Pac (Politica agricola comune) che, elaborata in seno all’Europa, doveva garantire giusta remunerazione alle imprese agricole e prezzi al consumo equi per i cittadini. «Certamente, la nuova Pac – spiega Bartolini Baldelli – sta già dimostrando tutta la sua inadeguatezza poiché oltre ad essere assai meno remunerativa per le imprese agricole (-15% per i più fortunati) carica di ulteriori adempimenti burocratici le imprese e le espone a sistemi sanzionatori ancor più severi. Sui prezzi al consumo i cittadini possono valutare da soli, senza ulteriori commenti. Con l’avvicinarsi del prossimo appuntamento elettorale sarà utile capire se coloro che si candidano a rappresentarci in sede europea si prenderanno seriamente l’impegno di correggere, in modo serio e netto, l’approccio tenuto in questo passato quinquennio in tema di politica agricola».