Prima data Toscana per l’“Arlecchino?” di Andrea Pennacchi


Arezzo
Martedì 30 e mercoledì 31 gennaio ore 21.00 al Teatro Petrarca di Arezzo L’attore e drammaturgo noto al grande pubblico per il personaggio del “Pojana”, ospite fisso a Propaganda Live, incontra la commedia dell’arte per la regia di Marco Baliani Prendere la più celebre maschera della commedia dell’arte, quella di Arlecchino, e trascinarla nella contemporaneità consegnandola a Andrea Pennacchi – attore e drammaturgo noto al grande pubblico per il personaggio del “Pojana”, che interpreta su LA7 come ospite fisso a Propaganda Live

. È questa l’operazione che il regista Marco Baliani porta avanti in “Arelecchino?”, spettacolo di cui firma anche il testo in scena per la prima volta in Toscana martedì 30 gennaio ore 21.00 al Teatro Petrarca di Arezzo (via Guido Monaco 12) nell’ambito della programmazione nata dalla sinergia tra Fondazione Toscana Spettacolo onlus (riconosciuta dal Ministero della Cultura come primo Circuito Multidisciplinare in Italia per il 2023), Fondazione Guido d’Arezzo e Comune di Arezzo. Dal dissidio tra Arlecchino e il nostro mondo scaturiscono situazioni esilaranti, visioni dissacranti e imperdibili scontri, che costringono il personaggio a attraversare, con la sua goffaggine e la sua furbizia, quei territori dello spirito umano che in ogni epoca mostrano le loro eterne contraddizioni. Una coproduzione Gli Ipocriti  e Teatro Stabile Veneto – Teatro Nazionale (info www.fondazioneguidodarezzo.com). “L’Arlecchino che Andrea Pennacchi porta in scena farà forse sussultare i tanti Arlecchini che nel tempo hanno fatto grande questa maschera”, spiega Baliani. “Lui cerca in tutti i modi di essere all’altezza del ruolo, ma non ne azzecca una, è goffo, sovrappeso, del tutto improbabile, ma è in buona compagnia: gli altri attori che, come lui, sono stati assoldati con misere paghe dall’imprenditore Pantalone, sono al pari di Arlecchino debordanti, fuori orario, catastroficamente inadeguati. Eppure tutti questi sbandamenti, queste uscite di scena e fughe dal copione – che sono anche uscite nella contemporaneità dell’oggi – queste assurde prestazioni, queste cadute di stile e cadute al suolo di corpi sciamannati, tutte queste parole affastellate, tutto questo turbinio di azioni e gesti, stanno proprio rifacendo il miracolo della grande commedia goldoniana in una forma non prevista, una commedia dirompente, straniante, che ricostruisce la tradizione dopo averla intelligentemente tradita. Ed ecco allora che la storia, nonostante tutto, anzi proprio grazie a questo “tutto” invadente, si dipana nella sua narrazione e ne esce un Arlecchino mai visto che riunisce stilemi diversi, frammenti di cabaret, burlesque, avanspettacolo, commedia, dramma, un gran calderone ultrapostmoderno che inanella via via pezzi di memoria della storia del teatro”. “Durante le prove immaginavo di avere Carlo Goldoni seduto in terza fila, e dovevo dirgli di fare silenzio tanto si sganasciava dalle risate”, continua Baliani. “E quando le musiche di Giorgio Gobbo accompagnate dalla batteria di Riccardo Nicolin si infilavano come blitz sorprendenti costringendo gli attori (Marco Artusi, Federica Girardello, Miguel Gobbo Diaz, Margherita Mannino, Valerio Mazzucato, e Anna Tringali, appartenenti di diritto alla grande tradizione del teatro veneto) a divenire anche danzanti e cantanti il Goldoni là dietro non si teneva più. E poi le scene fluttuanti di Carlo Sala: una scenografia semovente, mobile, semplice come lo è la creatività quando si lascia andare al gioco infantile, grazie agli stessi attori che si fanno operai macchinisti modificando la scena di continuo. Il testo, febbrilmente rimaneggiato a partire dalle intuizioni che sorgevano in me vedendo all’opera la creatività degli attori e trascritto con solerzia da Maria Celeste Carobene, è proprio quello che fin dall’inizio avevo immaginato. Le parole che vengono fatte volare sono anch’esse leggere, eppure, come accade nella vera commedia, arrivano stilettate e spifferi lancinanti che parlano dei nostri giornalieri disastri di paese e di popolo, così che i terremoti scenici ci ricordano il traballare quotidiano delle nostre esistenze”.

ANDREA PENNACCHI in ARLECCHINO?produzione Gli Ipocriti/Teatro Stabile Veneto-Teatro Nazionalescritto e diretto da Marco Baliani con Marco Artusi, Federica Girardello, Miguel Gobbo Diaz, Margherita Mannino, Valerio Mazzucato, Anna Tringalimusiche eseguite dal vivo da Giorgio Gobbo e Riccardo Nicolinscene e costumi Carlo Sala luci Luca Barbati aiuto regista Maria Celeste Carobene

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