Milano – Nonostante il dispiacere per la morte dell’orso M90, che di per sé è sempre una sconfitta, il Club alpino italiano ritiene che si sia agito in linea con le indicazioni tecniche presenti nel Pacobace (protocollo tecnico-scientifico), troppe volte disattese La strada della contrapposizione ideologica, della strumentalizzazione politica, dei muro contro muro tra associazioni, privati cittadini, comitati e istituzioni ha portato questa situazione a essere ingovernabile a scapito di orsi e popolazione locale
Ora è necessario un abbassamento dei toni e un nuovo corso basato su una vera collaborazione, che abbia come faro le scelte tecniche per la reale conservazione della popolazione di orsi e la sicurezza degli abitanti locali in un contesto antropizzato. Premesso che sulla questione grandi carnivori, ed in particolare in questo caso quella dell’orso, ci troviamo oggi in un contesto ormai molto deteriorato e purtroppo ampiamente politicizzato – consci che ogni decisione o presa di posizione su questi temi è oggetto di polemiche e strumentalizzazioni – il Club alpino italiano ritiene che per poter garantire una popolazione vitale di orsi in un territorio montuoso molto antropizzato come quello alpino, e trentino in particolare, sia necessario procedere con lucidità e pragmatismo, basando l’agire su indicazioni tecnico-scientifiche e rispettando i protocolli esistenti e condivisi, come in questo caso è il “Pacobace”. Volenti o nolenti, gli orsi “problematici-confidenti” sono presenti, seppur con una percentuale bassa (ma non irrisoria), in tutte le popolazioni di plantigradi che condividono territori utilizzati dall’uomo. Questa piccola percentuale è però un tassello importante su cui agire per poter sperare in un futuro di coesistenza. La decisione della Provincia Autonoma di Trento di intervenire sull’orso M90, secondo il Cai rientra pienamente nelle azioni previste dal Pacobace, oltre a essere stata avallata da Ispra su parere tecnico ed essere stata eseguita dai forestali provinciali. Come Cai, attraverso il Gruppo di lavoro sui grandi carnivori, abbiamo sempre ribadito la necessità di garantire la conservazione di popolazioni vitali di orso nel tempo e nel loro complesso, senza “fissarsi” su ogni singolo esemplare. La strada della contrapposizione ideologica, della strumentalizzazione politica, dei muro contro muro tra associazioni, privati cittadini, comitati e istituzioni ha portato questa situazione ad essere ingovernabile, per di più mettendo nell’angolo la scienza e i tecnici preparati (di cui tra l’altro il Trentino è ricco), per lasciar spazio al sentimento popolare, al populismo e alla chiacchiere da bar e purtroppo ai regolamenti di conti individuali (vedi bracconaggio), che non solo non portano da nessuna parte ma sono davvero intollerabili e passibili dalla legge. Dispiace naturalmente per l’esemplare ucciso, ma l’azione su M90 sorprende solo per la rapidità d’azione (era radiocollarato in quanto già sotto osservazione da tempo), per il resto tutto come da regole stabilite da molti anni, in tempi non sospetti e poco o nulla applicate purtroppo, spesso per le ragioni di cui sopra. Ci auguriamo che la solerzia e la rapidità nell’agire della Provincia Autonoma di Trento con l’ordinanza di abbattimento di M90 sia altrettanto utilizzata in tutti gli altri fondamentali aspetti legati alla coesistenza, puntando convintamente sulla prevenzione, limitando così il più possibile il manifestarsi di nuovi orsi confidenti attraverso il posizionamento capillare di cassonetti per rifiuti adeguati a resistere all’azione dei plantigradi e divulgando i comportamenti da evitare nelle “terre dell’orso”. Come Cai auspichiamo l’inizio di un nuovo corso e una generale presa di coscienza ed abbassamento dei toni, dove venga riallacciato davvero il dialogo con la popolazione in un tessuto sociale dilaniato non solo per la morte del povero Andrea Papi, ma da come la vicenda orso è stata gestita/raccontata/strumentalizzata da politica, media, associazioni negli ultimi anni, ognuno con il proprio fine e le proprie convinzioni, spesso poco o nulla orientate alla reale conservazione della popolazione di orsi e la sicurezza degli abitanti locali in un contesto antropizzato. Se è accettabile la rimozione di qualche individuo, la credibilità nelle gestione e nella conservazione della popolazione sarebbe maggiore se tornasse evidente e forte la componente di studio e ricerca, di monitoraggio costante della popolazione. Il tutto per avere gli elementi necessari alle scelte gestionali senza la paura di divulgarle nel territorio capillarmente, presentarle e discuterle con la società civile e tutti i portatori d’interessi. Il Club alpino italiano sta al fianco di chi prende decisioni tecniche basate su valutazioni scientifiche definite, condivise ed approvate (vedi Pacobace), qualsiasi sia il colore politico di chi rappresenta le istituzioni in quel momento, e prende le distanze da chi (politici in primis, ma anche da chi assume posizioni troppo ideologiche su questi temi) contribuisce con la sua azione a creare uno stato di contrapposizione perenne che va a discapito sia della natura che degli abitanti locali.