Omelia del vescovo Andrea Migliavacca S. Messa crismale

Cattedrale Arezzo – il profumo degli oli che verranno benedetti e spandono il buon profumo di Cristo che accompagna i tempi della vita degli uomini e delle donne, tempi di grazia e di amore nella loro vita. È il profumo della Parola di Dio che sempre fa fiorire la vita e l’aroma della presenza del Signore Gesù nell’Eucaristia che celebriamo.

È il profumo del sacro crisma che ha consacrato noi nel giorno della nostra ordinazione, un profumo che ancora si sente e che oggi vogliamo nuovamente diffondere anche grazie al rinnovo delle promesse del nostro sacerdozio. Ed è bello ricordare gli anniversari di ordinazione di tutti noi e quelli particolarmente significativi. È il profumo della Pasqua, di quella vita nuova che il Risorto annuncia e porta a tutti noi. È il profumo che sa diffondere la bellezza delle parole, delle parole di vangelo. Siamo nel tempo del mondo della comunicazione. C’è una comunicazione scritta, ci sono i giornali sulla carta e online, c’è la comunicazione della radio e della televisione, c’è la comunicazione della rete internet e dei social e la comunicazione veicola tante parole che raggiungono non solo l’udito, ma anche il cuore e la nostra vita. Ci sono parole che abitano la vita, che orientano la vita. Ciascuno di noi può riflettere e scoprire le parole che più entrano nel cuore, ci indirizzano, abitano non solo i pensieri, ma anche i sentimenti. E che parole facciamo circolare nei nostri ambienti di Chiesa, nelle parrocchie, nei gruppi, tra di noi e su di noi?Tante parole che a volte sono le parole del mondo e non del vangelo. La Parola di Dio proclamata ci racconta di parole di Gesù, parole pronunciate e vissute dal Signore. Gesù è a Nazaret, in Sinagoga e, prendendo il rotolo di Isaia di cui ci parla anche la prima lettura di oggi, pronuncia parole che parlano di vita, di ripresa, di vicinanza, di umanità, di salvezza: lieto annunzio, liberazione ai prigionieri, il vedere per i ciechi, libertà agli oppressi, consolazione… e quante altre parole di Gesù ci fa conoscere il vangelo: va, ti sono perdonati i tuoi peccati, amate i vostri nemici, siete la luce del mondo, il sale della terra, chiamate alla festa di nozze e fate entrare tutti… Gesù nella sua missione ha detto parole di vita, perché parole capaci di far vivere, di regalare il sapore dell’esistere, forti nell’accompagnare il ricominciare sempre, parole eco della misericordia di Dio, del suo amarci. E perfino sulla croce Gesù ha detto parole di grande vitalità: Padre perdonali; donna ecco tuo figlio, figlio ecco tua madre. Sulle strade di Palestina allora, e anche oggi per tutti noi, dobbiamo lasciar risuonare le parole di Gesù, e sono parole di vangelo. Il prete anzitutto e poi ogni battezzato è chiamato a dire parole di vangelo. Potremmo riflettere, esaminarci per chiederci nel nostro parlare abituale, nella nostra comunicazione, nei dialoghi tra noi preti, quelli con la gente, quello che cerchiamo o scriviamo col cellulare, quello che è detto ad alta voce oppure di nascosto, arrivando anche a verificare la nostra predicazione e possiamo chiederci se noi diciamo parole di vangelo. questo è quanto di più ha bisogno oggi il nostro mondo e la nostra gente. Che si dicano, si possano gridare parole di vangelo. È la nostra missione, siamo preti, vescovi per questo: portatori di parole di vangelo. La pagina evangelica e la celebrazione di oggi, in particolare l’attenzione agli oli santi, ci guidano a scoprire dove portare parole di vangelo. Anzitutto il testo evangelico e anche la lettura di Isaia ci parlano di varie situazioni di povertà, di sofferenza, di limite, di privazione. Le conosciamo bene anche noi. Ci sono i poveri delle nostre comunità e accanto a noi, ci sono gli immigrati trattati solo da stranieri e spesso emarginati, ci sono i malati segnati da tanta sofferenza e talvolta disperazione, ci sono persone ferite nel loro amare con povere storie di famiglie, ci sono giovani che cercano risposte e sicurezze per il loro futuro, ci sono volti e sguardi che noi ben conosciamo e che vivono fatiche e difficoltà. E noi? A loro possiamo portare parole di vangelo, parole che parlano di speranza, di vicinanza, di compassione, di aiuto reciproco, di felicità, di accoglienza, di pazienza, di perdono… Sono parole molto concrete, pensateci un po’: vieni e sentiti a casa, non temere, sei perdonato, ti voglio bene, coraggio, camminiamo insieme. Ecco alcune parole di vangelo nella vita di ogni giorno, a casa nostra, parole che noi siamo chiamati a portare come la nostra missione. E gli oli santi ci guidano a scoprire i luoghi ove portare parole di vangelo. L’olio dei catecumeni che ci invita a visitare con queste parole ogni realtà che custodisce la vita. Sono parole di vangelo per chi ferisce la vita rifiutandola al suo sorgere, al concepimento per incoraggiare a fare spazio alla vita; sono parole di vangelo che accompagnano le fatiche delle famiglie di oggi e le tante ricerche dei giovani; sono parole di vangelo che visitano i luoghi di lavoro e quelli dello studio; sono parole di vangelo che si possono diffondere nelle nostre città, talvolta intristite quando i cammini si fanno solitari o compromessi da strumentalizzazione e interessi poco onesti. E’ la vita, la vita di tanta gente, la vita di tutti i giorni, la vita da accogliere che ci chiede di portare parole di vangelo. Coraggio, amico prete, vai a portarle. L’olio degli infermi ci accompagna a portare parole di vangelo in ogni situazione segnata dalla sofferenza e in particolare l’avventura della malattia e l’età anziana dell’esistenza. E ci chiamano gli ospedali, le case di cura, le Rsa, il carcere, i muri di tante famiglie… per sentire parole di vangelo. Il crisma che profuma di vita donata e di scelte e parla di amore e chiede di portare parole di vangelo in ogni occasione in cui è chiesto di donare la vita, di amare. E invita me in prima persona, ma anche tutti noi preti, diaconi, fedeli a portare parole di vangelo tra di noi, volendoci bene tra noi cristiani e amando questa nostra Chiesa. C’è una situazione che in modo prepotente oggi sta cercando parole di vangelo: la guerra. La Terra Santa e Gaza, l’Ucraina e la Russia, e poi il Burkina Faso, il Congo, la Siria, per dirne solo alcune, sono terre segnate dalla violenza, dalla guerra e dalla morte dove risuonano oggi troppe parole che alimentano e cercano lo scontro. Sono le parole di chi non vede altro che la guerra e lo scontro, l’avversario e il nemico, sono le parole che accompagnano il commercio di armi, sono le parole che rifiutano il tavolo di trattative e di perdono. Non dobbiamo rassegnarci alla logica e alla apologia della guerra che sembra diffondersi anche in Europa e nelle parole di tanti che ci governano. Noi possiamo, dobbiamo portare parole di vangelo che sono parole di pace, di perdono, di dialogo, di fraternità. Amici, siamo preti per questo, per portare sempre parole di vangelo. I testi biblici di questa liturgia sottolineano anche come queste sono parole anche per noi. Così è per il profeta nel testo di Isaia e così per Gesù: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione”. La consacrazione non è un fatto magico che accade nella vita, ma è il dono di una vita cambiata, trasformata grazie ad una parola che ci visita e ci cambia, grazie a parole di vangelo per noi. Consacrati vorrà dire amati grazie a parole di vangelo. E la vita cambia. Fratello prete, e tutti voi, amici laici, religiose, religiose, diaconi, non avete bisogno anche voi di parole di vangelo per la vostra vita? E i giovani, e i nostri ragazzi della cresima… non avete bisogno di parole di vangelo? Oggi ci è promesso che ci sono anche per noi. Apriamo il cuore, il nostro cuore per ascoltare la parola di vangelo che tocca proprio la tua vita. Lasciamola entrare e lasciamo che sia balsamo per la nostra vita. E’ parola di vangelo, è parola per te.

Andrea Migliavacca

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