PIEVE SANTO STEFANO – Nel cupo silenzio della storia si cela un doloroso capitolo che il tempo non può cancellare: l’eccidio delle Fosse Ardeatine. 335 nomi, 335 tombe. Un numero spaventoso che continua a riecheggiare nella memoria più oscura del nostro paese. Fra quei 335 nomi anche quello di Orlando Orlandi Posti, una storia conosciuta dai nostri amici dell’Archivio e oggi raccontata nelle stanze del Piccolo museo del diario.
Nell’ottantesimo anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, annunciamo il ritorno in libreria della toccante storia di Orlando Orlandi Posti, soprannominato Lallo, nel libro Roma ’44, tristemente fucilato alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944, appena compiuti 18 anni. Un giovane ragazzo che, come i suoi coetanei, nutriva sogni di un futuro promettente. Desiderava diventare medico e immaginava di essere circondato dagli affetti più cari. Scriveva alla sua amata Marcella e alla sua mamma, appuntando le sue parole su piccoli foglietti che riusciva a far pervenire a casa, nascondendoli sui colletti delle camicie che poi la mamma lavava e restituiva. Sono quei foglietti a raccontarci la vita di Orlando nel carcere di Via Tasso, oggi Museo storico della Liberazione. Sono quei bigliettini a farci conoscere chi fosse Orlando Orlando Posti e a permetterci, nonostante il trascorrere degli anni, di mantenere sempre viva la sua memoria. I foglietti di Orlando hanno attraversato il tempo, diventando un patrimonio immortale. Oggi siamo felici di presentarvi la nuova edizione di questo libro, curata da Donzelli Editore, con l’introduzione di Alessandro Portelli e gli interventi di Camillo Brezzi, Umberto Gentiloni Silveri e Loretta Veri. Questa è una storia preziosa che merita di essere custodita e riletta più e più volte. Per non dimenticare. Un brano commovente di Orlando ci accompagna in questo viaggio nella memoria: Oggi non so, non ho la forza di risollevarmi, è subentrato in me un brutto presentimento che mi ha fatto cadere in un abisso da cui è ben difficile uscirne. Voglia Dio che quel presentimento non fosse altro che una crisi passeggera, perché mi dispiacerebbe non poter realizzare i progetti che ho studiato e meditato attentamente in questi giorni. Lellina ho deciso fermamente, voglio studiare, voglio se le condizioni sociali e militari di Roma me lo permetteranno prendere la licenza liceale così tornerei giusto con gli anni che ho perduto e poi sempre se la buona stella mi assistesse vorrei frequentare l’università ed ho scelto la facoltà di medicina perché è una professione che per me ha una particolare attrattiva.