CASTIGLION D’ORCIA SIENA – quando il lavoro viene meno la dignità umana è destinata a sparire. Michele Pala ha 87 anni e da tutta la vita alleva pecore. Da oltre 40 anni vive con la sua famiglia a Campigli d’Orcia nel comune di Castiglion d’Orcia (SI), dove i lupi attaccano i greggi ogni giorno. Gli allevatori sono sempre meno e quei pochi che ci sono rischiano la chiusura quotidianamente.
Michele è in pensione da molti anni, ma amava i suoi animali e il suo lavoro, che ha orgogliosamente tramandato ai suoi quattro figli (tre femmine e un maschio). Ha lasciato a loro la sua tradizione pastorale, proveniente dalla Sardegna, dove la pastorizia è il lavoro di circa 12mila aziende. Questa tradizione pastorale, Michele, insieme a molti altri pastori, l’ha portata in Toscana, dove ha deciso di vivere e far crescere i suoi figli nella tradizione e nell’amore per l’allevamento degli animali. Michele è arrivato in Toscana carico di aspettative e orgoglioso del suo lavoro, di cui è rimasto fedele custode. Oggi, invece, non è più l’uomo sereno di un tempo. Non ha più speranza e i suoi occhi si riempiono di lacrime ogni volta che i suoi figli tornano a casa disperati per l’ennesima predazione del lupo ai danni del gregge. Ogni volta che legge e viene a sapere che, nell’opinione pubblica, i veri responsabili sarebbero proprio i pastori, additati come incapaci di fare il proprio mestiere e di tenere il bestiame al riparo dai pericoli. Michele non si dà pace e vorrebbe far capire alle persone comuni, che il lupo lo hanno visto solo in foto o nei documentari in TV, che esso è un animale opportunista, molto intelligente e astuto, che non si ferma facilmente di fronte agli ostacoli. I pastori sono spesso impotenti di fronte a questo grande predatore, che è diventato estremamente confidente, non ha paura dell’essere umano e nemmeno degli elementi di difesa di cui tutti si riempiono la bocca senza sapere davvero di cosa si tratta. I recinti, spesso per morfologia territoriale, non sono applicabili, considerando che molti lupi riescono a scavalcare anche recinzioni elettrificate alte 3 metri. I cani da guardiania non possono essere ovunque in greggi al pascolo in terreni estesi e numerosi ettari, e spesso ci rimettono la vita per difendere il gregge o vengono semplicemente elusi dai lupi. I cani, oltre al loro elevato costo di gestione, possono essere pericolosi per persone e passanti, innescando un circolo vizioso in cui il pastore rimane l’unica e vera vittima.
È di ieri, 1° giugno 2024, l’ennesima predazione del lupo ai danni del gregge dei figli di Michele Pala. Dall’inizio del 2024 ad oggi, questo gregge ha perso più di 50 pecore a causa dei lupi. Un danno non solo economico, ma anche psicologico per questi allevatori. Non è facile spiegare al proprio padre, ormai molto anziano, che la vita che voleva per i suoi figli non esiste più, che il loro lavoro è minacciato ogni giorno, che non sanno se avranno un futuro e soprattutto che stanno pensando di chiudere i battenti di quell’azienda che Michele ha voluto con tutta l’anima e che si è sudato ogni giorno della sua vita. Spesso ci si dimentica che i pastori sono esseri umani con valori, emozioni e sentimenti verso i propri animali e le proprie famiglie. “Ogni morso che il lupo dà alle mie pecore è un morso che dà anche a me, il dolore che provo è lo stesso che prova la mia pecora,” queste le parole della figlia di Michele, che ogni mattina si alza alle 5 per accudire i suoi animali, quegli animali che le vengono predati uno a uno dai lupi. Essendo animali opportunisti, i lupi tornano sempre dove pensano che ci sia del cibo, e l’azienda dei figli di Michele è per loro un supermercato! A poco valgono gli elementi di difesa dei greggi: il lupo affamato deve riempirsi la pancia ed essendo anche molto intelligente, riesce sempre ad eludere gli elementi difensivi, in un modo o in un altro, minacciando il duro lavoro di persone che, come tutte le altre, chiedono di poter lavorare dignitosamente e di essere appoggiati da chi dovrebbe tutelarli, invece di ricevere, come accade oggi, molte porte chiuse in faccia. Le attuali condizioni della gestione del lupo sono sufficienti a farci capire che gli allevatori sono al collasso e al limite della chiusura. Secondo ISPRA, molte aziende agricole, soprattutto le più piccole, andranno progressivamente a chiudere a causa delle continue predazioni. L’allevamento ovicaprino riveste un ruolo importantissimo di mantenimento e presidio dei terreni localizzati in aree in cui sarebbe difficile sviluppare altre attività agricole, come nelle regioni del centro-sud. Questo senza parlare del fatto che gli animali al pascolo sono estremamente utili per il mantenimento della flora e del paesaggio. Meno pecore e meno capre al pascolo generano un latte più scadente, dovuto all’alimentazione obbligata a foraggio e alla ristretta mobilità dell’animale. Questo, nel corso del tempo, porterà alla scomparsa dalle nostre tavole delle numerose eccellenze Made in Italy di cui andiamo molto fieri. Solo questo fatto dovrebbe farci capire che la situazione è altamente pericolosa e va gestita. La Toscana è l’unica Regione ad avere la Task Force Lupo, il cui obiettivo dovrebbe essere il monitoraggio della situazione, soprattutto ai danni della zootecnia. Ci chiediamo come sia possibile che la Task Force non si renda conto del bisogno di attuare misure urgenti. L’utilizzo di dissuasori che emettono il grido sardo “Ajo” condito da una bestemmia in sardo, risultato di uno studio condotto in Regione Veneto e documentato nel docufilm “Lupo Uno”, seguito anche da un membro della Task Force, il dott. Duccio Berzi, è stato del tutto inefficace e alquanto offensivo nei confronti del popolo sardo. Infatti, come si vede nel docufilm, il lupo al suono del dissuasore non si sposta di un millimetro e alcune pecore spaventate si sono riversate fuori dal recinto, costringendo all’uso di proiettili di gomma contro il predatore, un risultato disastroso di un progetto che ha previsto anche il radiocollaraggio di sei lupi, con tutto ciò che comporta: cattura, sedazione ecc. In questo progetto sono stati impiegati 150.000€ di soldi pubblici. Alle persone intelligenti lasciamo trarre le conclusioni in merito.
Il Presidente del Comitato in costituendo Resistenza Pastorale Dott.ssa Veronica Ambrosino
Gianluca Cocco – Sara Corda