Dall’omicidio dello zio Mario, buttato nel forno della fonderia di Marcheno, fino alla latitanza. Tutta la vicenda, tappa dopo tappa, dell’imprenditore ricercato in tutto il mondo15′ di letturaGiacomo Bozzoli, oggi latitante, con i suoi avvocati ai tempi del processo
Giacomo Bozzoli è l’uomo del mistero. Lo è oggi, che è un latitante in fuga in solitaria dopo la conferma in Cassazione della sentenza di ergastolo per l’omicidio dello zio Mario, gettato nel forno della fonderia di famiglia a Marcheno. Lo era anche nel 2015, quando i sospetti si concentrarono subito su di lui e finì al centro di un’inchiesta complessa e durata tre anni mezzo. Chi è ora sulle sue tracce ritiene probabile che sia davvero all’estero, forse fuggito a bordo di una nave dopo aver passato gli ultimi giorni con la compagna e il figlio.Ma come siamo arrivati fin qui? Ricostruiamo i risvolti, prima d’indagine e poi processuali, di una vicenda che ha avuto inizio l’8 ottobre 2015.
Il giallo di Marcheno mMario Bozzoli al lavoro nei pressi del forno della fonderia
Il giallo di Marcheno inizia la sera dell’8 ottobre 2015, quando dalla sua fonderia di via Gitti scompare nel nulla l’imprenditore Mario Bozzoli, 50 anni. L’allarme scatta alla fine del suo turno di lavoro, quando la moglie Irene Zubani – ultima persona a sentirlo al telefono alle 19.15 – si insospettisce per il suo mancato rientro a casa e allerta le forze dell’ordine. Da quel momento, di lui nessuna traccia. Né dentro allo stabilimento, né nei diciassette chilometri quadrati di monte setacciati nei giorni successivi da decine di volontari. Un mistero che dà il via a indagini complesse e lunghe, complicate dalla morte di Giuseppe Ghirardini, l’addetto ai forni che svanisce sei giorni dopo il suo datore di lavoro e che viene trovato cadavere a Case di Viso con un’esca al cianuro nello stomaco.
Giuseppe Ghirardini fu trovato morto con un’esca al cianuro nello stomaco
Le indagini sono in salita fin dall’inizio. Il primo magistrato titolare dell’inchiesta, Alberto Rossi, muore per un malore il primo gennaio 2017 e chi subentra, Mauro Leo Tenaglia, arriva a un passo dall’archiviare tutto. È a quel punto che l’allora procuratore generale Pierluigi Maria Dell’osso avoca a sé le indagini e l’ipotesi del forno lascia spazio ad un’altra ricostruzione. Cioè quella che sostiene che il corpo dell’imprenditore sia stato portato fuori dall’azienda, chiuso in un sacco per le scorie.
Il processo di primo grado
«Non c’è stato un minimo elemento in tre anni e mezzo di indagine che possa aver fatto ipotizzare la presenza in vita di Mario Bozzoli, che è stato ucciso» aveva commentato al momento della chiusura l’allora procuratore generale di Brescia, Pierluigi Maria Accusato dell’omicidio e della distruzione del cadavere è il nipote di Mario, l’allora trentenne Giacomo Bozzoli, dipendente della fonderia che per metà era di suo padre Adelio e per metà dello zio scomparso
14 gennaio 2021 – Prima udienza
Il processo davanti alla Corte d’Assise di Brescia, con decine di testimoni e consulenti, comincia il 14 gennaio 2021, oltre cinque anni dopo la scomparsa dell’imprenditore. davanti alla Corte presieduta dal giudice Roberto Spanò, nel corso della prima udienza compaiono i consulenti che hanno preso parte alle indagini. Un’udienza fiume, alla presenza dell’imputato. In aula, per la prima volta la difesa rompe il silenzio. Così l’avvocato Luigi Frattini: «È pacifico che Mario Bozzoli sia scomparso, ma non è sufficiente per dire che è stato ucciso. È onere dell’accusa dimostrarlo ed oggi non ci sono prove. Serviranno prove certe che sia morto».
25 febbraio 2021 – udienza 2
Giacomo Bozzoli fuori nei corridoi del Tribunale di Brescia – Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it Nella seconda udienza, il colonnello dei Ris di Parma Alberto Marino dichiara che nel forno della fonderia di Marcheno non è stata trovata nessuna traccia dello scomparso, così come nella cappa e nei fumi. «Nell’ipotesi che un corpo gettato nel forno potesse essere esploso abbiamo cercato delle sostanze. L’esito è stato negativo».00:00/00:00NESSUNA TRACCIA NEL FORNO
8 marzo 2021 – udienza 3
Si delinea la finestra temporale in cui sarebbe stato commesso l’omicidio. Undici minuti: dalle 19.14.38 dell’8 ottobre 2015 (ultima telefonata ricevuta da Giacomo Bozzoli, a cui non risponde) fino alle 19.25.21 (quando il Porsche Cayenne dell’imputato esce dal cancello dell’azienda per la prima volta). Incrociando i tabulati telefonici, gli orari delle timbrature e le immagini delle telecamere di videosorveglianza, il colonnello Amleto Comincini dei carabinieri del Ros ricostruisce quanto accaduto quella sera.
Al banco dei testimoni anche il maresciallo dei carabinieri Salvatore Rossitti, che spiega: «Al momento del sopralluogo dei militari del 13 ottobre 2015, tre telecamere interne erano posizionate in modo diverso rispetto alla sera della scomparsa». Una consapevolezza importante, da combinare con il fatto che l’orario delle stesse telecamere era avanti di sette minuti, mentre la timbratrice dei dipendenti era indietro di cinque.
24 marzo 2021 – udienza 4
Due ore e mezza dentro la fonderia del mistero. La Corte d’Assise va a Marcheno per il sopralluogo: un’udienza in esterna che ripercorre tutti i luoghi della scomparsa. «È stato un momento particolare – ha dichiarato la moglie dell’imprenditore scomparso -. Mi affido alla Corte, al presidente, ai giudici e al pm per far emergere la verità».
30 marzo 2021 – udienza 5
Irene Zubani testimonia durante il processo per la morte del marito, Mario Bozzoli – Foto © www.giornaledibrescia.it
Protagonista in aula è Irene Zubani, moglie di Mario Bozzoli, che in tre ore di testimonianza conferma quella che fin dall’inizio è stata la sua versione: «Sì, ritengo mio nipote l’omicida di mio marito».Leggi ancheProcesso Bozzoli, la testimonianza della moglie in 6 video donna racconta: «Quando ho saputo che quella sera c’era stata una fumata anomala dal forno della fonderia, subito ho avuto una brutta sensazione». Riguardo ai rapporti tra Mario e Giacomo Bozzoli, dice: «Fin dall’inizio non sono stati idilliaci».
21 aprile 2021 – udienza 6 Io ritengo che Giacomo Bozzoli sia colpevole». Dopo la vedova Irene Zubani, anche la zia Vittoria Bozzoli, sorella della vittima e di suo fratello Adelio, papà di Giacomo, punta in aula il dito contro il nipote. L’ennesimo strappo in una famiglia spaccata in due.
29 aprile 2021 – udienza 7
Roberto Spanò, il presidente della Corte d’Assise di Brescia – Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it Davanti al presidente della Corte d’Assise, Roberto Spanò, compaiono i consulenti tecnici incaricati di analizzare i resti del forno della fonderia.Leggi ancheEcco come è stato dimostrato che Bozzoli non è morto nel forno
Testimone in aula l’anatomopatologa di fama internazionale Cristina Cattaneo, che ha spiegato passo dopo passo due anni di lavoro, portati avanti con una squadra di 16 esperti. La conclusione è netta: «Nel forno non è stato trovato nessun elemento riconducibile a un organismo umano».Leggi ancheLatitanti bresciani, i tre casi più celebri degli ultimi 15 anni
Il consulente tecnico Cesare Cibaldi, riferendosi all’assenza di tracce, cita come contraltare il delitto della Valtemper di Caionvico, nel 1992, quando Claudio Cominelli (anche lui latitante per 7 anni) uccise gettandolo nel forno il fratello Walter. In quell’occasione, i resti furono ritrovati anche sul soffitto del capannone.
26 maggio 2021 – udienza 8
L’imputato Giacomo Bozzoli entra in tribunale, accompagnato da uno dei suoi avvocati
Un’udienza complessa nella quale i pm Marco Martani e Silvio Bonfigli, oltre al presidente Spanò, fanno ricorso a tutte le armi a disposizione, compresa la minaccia di una denuncia per falsa testimonianza, per rinfrescare la memoria alle persone al banco dei testimoni. Sono gli operai della Bozzoli che smontarono dal turno poco prima dei minuti cruciali del mistero.
3 giugno 2021 – udienza 9 In un processo costellato da «non ricordo» e «non so» da parte dei testimoni che sfilano in aula, arriva lo sfogo del giudice: «Siamo stanchi di sentire sciocchezze».
22 settembre 2021 – udienza 10 Adelio Bozzoli, fratello di Mario – © www.giornaledibrescia.it
«Mio fratello Mario era una brava persona, un grande lavoratore. Con lui e con i suoi figli non c’era alcun dissidio. A dirlo sono solo persone invidiose». Così Adelio Bozzoli, padre dell’unico imputato Giacomo e comproprietario della fonderia, depone in aula al processo e smentisce a più riprese le tensioni in azienda, invece sostenute da altri testimoni.
13 ottobre 2021 – udienza 11
In aula, un’altra udienza ricca di contraddizioni. Dopo essere finiti sotto indagine nel 2015 per concorso in omicidio, e dopo che le accuse nei loro confronti sono state archiviate, testimoniano gli operai Oscar Maggi e Akwasi Aboagye, detto Abu.Aboagye Akwasi detto Abu in tribunale – Abu cambia clamorosamente gli orari sulla scena del delitto, dicendo di aver visto il titolare Mario Bozzoli alle 19.30. Il collega è subito smentito da Maggi, che racconta di aver invece visto l’imprenditore per l’ultima volta prima della fumata anomala, che è avvenuta alle 19.21.34.
17 novembre 2021 – udienza 12
Infine, la testimonianza del genetista Giorgio Portera riapre l’ipotesi del forno: «Se un corpo è stato bruciato all’interno di un forno e facciamo dei prelievi sulla struttura è normale e ovvio che non si riesca a reperire il Dna».
9 dicembre 2021 – udienza 13
«Sono sei anni e due mesi che mi chiedo che fine abbia fatto mio zio. E non mi sono ancora dato una risposta».Leggi anche Processo Bozzoli, tutta la versione di Giacomo alla Corte Così Giacomo Bozzoli, unico imputato per l’omicidio dello zio Mario. Una deposizione durata tre ore, senza pause, rispondendo colpo su colpo a ogni domanda.
Riguardo alla sera della scomparsa dello zio, dichiara: «Sono i carabinieri a dire che sono innocente. Dal contapassi del telefono è emerso infatti che ho fatto 352 passi dalle 19.18 alle 19.32 quando dicono che avrei ucciso lo zio. Abu fin dall’inizio ha detto di aver visto mio zio alle 19.30, avevamo gli orologi digitali sulle ruspe e lui lo ha sempre sostenuto. Io quella sera in fonderia non ho mai incrociato mio zio, mi dite come ho fatto ad ucciderlo?».
22 dicembre 2021 – udienza 14
È la volta del consulente della difesa Giancarlo Farina, chimico, che dice: «Da quello che ho verificato posso essere certo che in quel forno non è stato messo nessun corpo. Se il corpo di Bozzoli fosse stato buttato nel forno, il capannone si sarebbe riempito di fumo nero in una maniera pazzesca con un odore incredibile e al termine della combustione tutto si sarebbe coperto di fuliggine». Per illustrare meglio la tesi, in aula mostra la documentazione che ricostruisce l’esperimento pilota fatto in laboratorio con una muffola, cioè un piccolo forno. Alla fine dell’udienza, il giudice Roberto Spanò dispone una nuova perizia: al medico legale Camilla Tettamanti viene chiesto di stabilire che tipo di reazione può scatenare l’inserimento di un corpo dentro un forno da fonderia.
19 gennaio 2022 – udienza 15
In aula testimonia Antonella Colossi, l’attuale compagna di Giacomo Bozzoli che è stata con lui nella prima fase di latitanza, che lo difende: «Sono assolutamente convinta della sua innocenza». Nel corso della stessa udienza, la Corte d’Assise pone il quesito per la nuova perizia: «Dica il perito quale sia l’effetto termico di un corpo umano a contatto con un bagno di metallo fuso. Dica inoltre se è possibile in termine di compatibilità l’introduzione di un corpo umano delle caratteristiche di Mario Bozzoli nel forno della ditta Bozzoli srl».
30 marzo 2022 – udienza 16 La mappa della fonderia di Marcheno usata al processo –
In aula è il giorno dei periti. Per la difesa, depone l’ingegner Ugo Gecchelin, che illustra come ha verificato la compatibilità dei passi mossi in fonderia a Marcheno da Giacomo Bozzoli tra le 19.20 e le 19.24 dell’8 ottobre 2015, così registrati dall’app sul suo telefono, e le dichiarazioni che l’imputato fece nel corso del suo esame. La parola passa alla dottoressa Camilla Tettamanti e all’ingegner Antonio Boccardo – periti della Corte d’Assise – che confermano che il forno potrebbe aver inghiottito Mario Bozzoli.
Per questo, si rende necessario fare un esperimento in scala con il corpo di un maiale (l’animale dal punto di vista biologico più compatibile con l’uomo), ucciso non più di 24 ore prima e vestito con indumenti simili a quelli indossati da Mario Bozzoli quando è svanito nel nulla.
27 aprile 2022 – udienza 17
Nella fonderia Gonzini di Provaglio d’Iseo si tiene l’esperimento giudiziario voluto dalla Corte d’Assise: un maiale morto di 13,2 chilogrammi è calato in un bagno di metallo fuso. Leggi anche Caso Bozzoli, l’esperimento con il maiale nel forno di Provaglio Il forno non esplode e non c’è puzza fino al momento in cui non viene sollevata la cappa.
29 giugno 2022 – udienza 18
Dopo un anno e mezzo di processo durante il quale l’accusa ha portato avanti l’ipotesi che Mario Bozzoli sia stato ucciso all’interno della sua fonderia di Marcheno dal nipote Giacomo Bozzoli, e poi portato fuori dall’azienda dallo stesso nipote sulla sua auto e abbandonato, in aula il pm Silvio Bonfigli modifica il capo d’imputazione aggiungendo l’alternativa: ovvero la possibilità che Mario Bozzoli sia stato ucciso dentro il forno, riproponendo così l’ipotesi iniziale.
La modifica arriva dopo che in aula il medico legale Camilla Tettamanti ha detto che «per arrivare alla distruzione completa del cadavere nel forno ci sarebbero volute poche ore».
8 settembre 2022 – udienza 19
Dopo un anno e mezzo di udienze si chiude il dibattimento. L’udienza dura poco più di 20 minuti e serve alla difesa per far acquisire l’archiviazione nei confronti di Giacomo Bozzoli e del fratello Alex dell’inchiesta per la morte dell’operaio Giuseppe Ghirardini, trovato senza vita alcuni giorni dopo il suo datore di lavoro.
28 settembre 2022 – udienza 20
I pubblici ministeri di Brescia Silvio Bonfigli e Marco Martani chiedono la condanna all’ergastolo per Giacomo Bozzoli, imputato davanti alla Corte d’Assise di Brescia per l’omicidio dello zio Mario e la distruzione del cadavere dell’imprenditore svanito nel nulla l’otto ottobre 2015. «Siamo certi che il corpo di Mario sia stato distrutto nel forno della fonderia» spiega l’accusa nella lunga requisitoria. Oscar Maggi in aula testimonia sotto gli occhi di Giacomo Bozzoli – Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
L’accusa chiede anche la trasmissione degli atti in Procura per falsa testimonianza e favoreggiamento per gli operai Oscar Maggi e Abu presenti in fonderia il giorno dell’omicidio. «Gli operai Maggi e Ghirardini hanno avuto un ruolo attivo nella fase successiva, quando il corpo viene distrutto nei forni e loro erano presenti» è la tesi accusatoria.
Per i pubblici ministeri: «Giacomo è un violento e prevaricatore. Odiava lo zio e voleva ucciderlo, pianificava la sua morte da anni nei minimi dettagli». I pm precisano: «Per noi Mario Bozzoli è stato ucciso oltre ogni ragionevole dubbio dal nipote Giacomo Bozzoli nel forno della fonderia».
29 settembre 2022 – udienza 21
La difesa chiede l’assoluzione di Giacomo Bozzoli. «Non ci sono prove che accusano Giacomo, ma solo prove a suo favore che escludono categoricamente che abbia potuto aggredire lo zio o farlo aggredire da altri» ha detto l’avvocato Luigi Frattini alla fine di un’arringa durata due ore e mezza. «Vi chiedo di porre fine a questa tristissima vicenda che non fa onore alla giustizia italiana e a quella bresciana – ha concluso il difensore davanti alla Corte d’Assise -. Vi chiedo pertanto di assolvere l’imputato o perché il fatto non sussiste o perché Giacomo non ha commesso nessuno dei fatti contestati e di porre fine alla sofferenza del povero Giacomo e della sua famiglia».
30 settembre 2022 – La sentenza di primo grado 00:00/00:00Le tappe del mistero di Marcheno
La Corte d’Assise di Brescia presieduta dal giudice Roberto Spanò, dopo una camera di consiglio durata più di 24 ore, condanna Giacomo Bozzoli all’ergastolo.
17 novembre 2023 – La sentenza di secondo grado
La Corte d’assise d’appello di Brescia conferma la condanna all’ergastolo nei confronti di Giacomo Bozzoli. La sentenza è letta dopo 7 ore di Camera di consiglio.0:00/00:00Giacomo Bozzoli ai giudici della Corte d’appello: «Sono innocente»
L’accusa aveva chiesto la conferma dell’ergastolo, mentre la difesa aveva chiesto l’assoluzione e anche quella mattina Giacomo Bozzoli, quasi in lacrime rivolgendosi ai giudici, aveva detto: «Giuro su quanto ho di più caro al mondo che non ho fatto nulla».
Nelle 154 pagine di motivazioni della conferma in appello della condanna all’ergastolo di Giacomo Bozzoli si legge: «L’omicidio di Mario Bozzoli è stato commesso in un ristretto ambito spaziale e temporale in cui gravitano, oltre all’imputato, Ghirardini e Maggi. È questo il dato probatorio che domina sovrano nel processo». Secondo i giudici d’appello, soldi e rapporti familiari logori sono alla base dell’omicidio di Marcheno.
1 luglio 2024 – La sentenza di Cassazione
I giudici della Corte di Cassazione a Roma confermano per Giacomo Bozzoli il massimo della pena: la condanna all’ergastolo è definitiva. La stessa sera i carabinieri suonano al campanello di Bozzoli a Soiano: nessuno risponde. Giacomo Bozzoli è scappato: inizia la sua latitanza.