La costruzione del Canale di Corinto iniziò nel 1882 e terminò nel 1893. L’obiettivo era creare una scorciatoia tra il Golfo di Corinto e il Golfo Saronico.Un canale artificiale di 6,3 km largo meno di 25 metri, suggestivo e pienamente operativo, completato dopo secoli di progetti e tentativi.La sua storia affonda radici che arrivano fino all’antichità classica. L’idea di ‘tagliare’ l’istmo nel suo punto più stretto risale infatti al VII secolo a.C., mai concretizzata per non togliere a Corinto la sua centralità sulle rotte commerciali. La necessità di accorciare tempi e avvicinare distanze porta tuttavia a un primo compromesso.
Al suo posto viene realizzato un collegamento su terra, pavimentato, utilizzato per lo spostamento di beni e merci da una parte all’altra. La strada consentiva lo spostamento di persone ma anche il trasporto di intere navi tirate in secco.Il primo concreto tentativo di realizzazione si deve ai romani. Sotto Nerone, ai lati opposti dell’istmo si avviano le prime perforazioni in cima per valutare la resistenza delle pietre e, alla base, vengono scavate le prime trincee. Il progetto viene tuttavia abbandonato per la grande difficoltà dovuta al non sufficiente avanzamento tecnico e tecnologico dell’epoca.Ci si avvicina alla ripresa del progetto, e alla sua concreta realizzazione, solo in epoca moderna, a valle della nascita del nuovo stato greco, nel 1830. Fra le molte urgenze, è necessario intraprendere lavori che creino la rete minima di infrastrutture di collegamento di un paese moderno. Viene dato l’incarico all’ingegnere francese Pierre Théodore Virlet d’Aoust, giunto nel paese con la spedizione sbarcata per liberare il Peloponneso dalle forze turco-egiziane. Gli eccessivi costi portano tuttavia a un nuovo accantonamento di un progetto che riprende forza dopo l’apertura del canale artificiale di Suez, nel 1869.Il cambio di passo arriva finalmente da uno strategico cambio di prospettiva che, aiutato da importanti progressi tecnici, guarda al coinvolgimento di capitali privati. Proponendo un partenariato pubblico privato ante litteram, lo stato vara una legge che in cambio della realizzazione dà in concessione l’opera e i suoi proventi per 99 anni. Inizia così una staffetta che, tra fallimenti e nuove prese in carico, vede alternarsi società e ingegneri provenienti da mezza Europa. Si inizia con una prima compagnia che fallisce dopo lo scavo delle due estremità, per passare a un gruppo misto franco-italo-ungherese che fallisce interrompendo nuovamente i lavori. Il cantiere viene portato a termine, dopo 12 anni dall’avvio dei lavori, dalla compagnia di costruzione greca guidata da Andreas Syngros.