PIEVE SANTO STEFANO – Si comincia alle 9.30 con gli storici appuntamenti condotti dalla direttrice dell’Archivio Diaristico Natalia Cangi: la Commissione di lettura incontra i diaristi della lista d’onore, autori di alcuni testi significativi che non sono riusciti a entrare in concorso. I diaristi selezionati dalla Commissione sono di Gemma Biagiotti, Cosma Casagrande, Altero Ciacci, Rosa De Marsico, Elsa Di Malta, Enzo Ducci, Francesco Fallanca, Angelo Ricci, Vittorio Scherillo
Donatella Allegro e Andrea Biagiotti leggeranno alcuni brani, interventi musicali della Pieve Jazz Band. Nella stessa mattinata saranno assegnati due riconoscimenti molto sentiti: il Premio speciale “Giuseppe Bartolomei” a Ottorino Orlandini, combattente nella Prima guerra mondiale, sindacalista, poi volontario nella guerra di Spagna sotto la bandiera di Giustizia e Libertà con Carlo Rosselli; il Premio per il miglior manoscritto originale a Patrizia Calovini, autrice di un diario in due parti scritte nel 1968 e nel 2020, in tempo di pandemia e di quarantena. Due parti apparentemente lontane e invece legate da un filo conduttore sul quale Patrizia racconta gli stati d’animo dell’adolescenza o le inquietudini del presente durante il lockdown, corredando la scrittura di disegni, ritratti, ricami, curati come opere d’arte.
Dalle 16 nello spazio delle Memorie in piazza sarà consegnato il Premio Città del diario. Si tratta di un premio simbolico che ogni anno l’Archivio conferisce a una personalità di spicco della cultura, arte, politica italiana, che si sia spesa in maniera significativa per la conservazione della memoria collettiva. Quest’anno il Premio va a un autentico «cercatore di pace», Andrea Riccardi, come riconoscimento al suo impegno costante per la difesa dei diritti umani, della pace, della memoria.
Conduce la manifestazione Guido Barbieri, voce storica di Rai Radio3,che passerà infine la parola agli Otto racconti autobiografici, tra i quali sarà nominato il vincitore del 37° Premio Pieve Saverio Tutino.
Gli 8 diari finalisti
Scrivono durante la Grande Guerra Eugenio Brilli, militare di carriera, antimonarchico, brillante intellettuale in trincea sul fronte del Carso per combattere La guerra giusta della quale scoprirà tutto l’orrore nella paura di non rivedere i propri cari, e Ado Clocchiatti, che si trova a combattere suo malgrado perquella “maledetta patria” che lo ha costretto a una vita di migrazioni, povertà, lavori durissimi in condizioni al limite della sopravvivenza. Anni dopo, il secondo conflitto scandisce le tappe della vita di Enrica De Palma, donna dalla personalità forte e vitalissima, che tra Firenze, Torino, Roma e Napoli incontra e frequenta personaggi come Gaetano Salvemini, Frédéric Chabod, Renzo De Felice, Piero Melograni, Oriana Fallaci, e della fiorentina Egizia Migliosi, che appena maggiorenne comincia ad annotare nel diarioL’età raggiunta la quotidianità della città, i bombardamenti, la Liberazione, ma anche il desiderio di conquista, così contrastante con la moralità dell’epoca, e i primi amori. Ed è una passione giovanile nata in Serbia durante un viaggio di studio quella raccontata nell’epistolario Hola preciosa, ciao piccolo da Luisa Pistollato e Ramiro De La LLana,due giovani medici chemantengonouna amicizia affettuosa sul ponte Veneto-Madrid, mentre l’affetto della famiglia è la medicina che sostiene Anna Mazzoli neLa voce del dolore, il diario che tiene dal 2002 al 2004 in cui racconta le sue sofferenze, il dolore e l’ansia ma anche la speranza di recuperare la luce, come poi è stato. La determinazione, La forza di andare avanti nelle avversità è il cardine del racconto di Vincenzo Iacieri che nella sua memoria ricorda le avventure di una vita:giovanissimo arriva in Francia da clandestino, poi raggiunge Rio de Janeiro, il Messico, New York, studia da disegnatore tecnico meccanico, crea la sua azienda industriale metalmeccanica, finisce per scontrarsi con i sindacati, le banche, la politica. Senza uso di punteggiatura, con lucidità e un coraggio sfacciato, Vincenzo si racconta in un flusso di coscienza che fa riflettere sui diritti delle classi meno agiate, sulla capacità di non arrendersi alle avversità. È infine un racconto on the road Alexander ’69, avventurosa spedizione di otto amici che nel 1969 partono alla scoperta di luoghi archeologici unici al mondo passando per Zagabria, Sofia, Istanbul, Smirne, Beirut, Ankara, Palmira. A bordo della Guersa e della Matta – una Fiat 1400 cabriolet e una Alfa Romeo AR 51- Bobaccia riporta descrizioni, aneddoti, le impressioni di viaggio sue e di Biscotto, Cicala, Coche, Harris, Klemer, Nibale, Supermarina restituendo con spirito goliardico e una buona dose di ironia l’umore del viaggio e le condizioni socio economiche dei territori attraversati, a due anni dalla guerra dei Sei giorni.
Condotto da Guido Barbieri, affiancato da Paola Roscioli e Mario Perrotta per le letture, l’appuntamento conclusivo del 38° Premio Pieve sarà trasmesso da Rai Radio3.
Andrea Riccardi Premio Città del diario
Andrea Riccardi si è sempre schierato in prima linea, con la Comunità di Sant’Egidio da lui fondata nel 1968, per la difesa di quei valori umani che si rispecchiano nella memoria collettiva e che contribuiscono in modo determinante ad alimentarla. Si è schierato come studioso di storia e docente universitario, come mediatore in diversi conflitti contribuendo al raggiungimento della pace in Paesi come il Mozambico, il Guatemala, la Costa d’Avorio, la Guinea. In un tempo così difficile come quello che stiamo vivendo, l’Archivio dei diari ha scelto di attribuirgli il Premio Città del diario come riconoscimento al suo impegno costante per la difesa dei valori della pace e della memoria. La sua presenza a Pieve Santo Stefano offre un’importante occasione di incontro e di dialogo. In un suo recente intervento, nell’elencare i numerosi conflitti «dimenticati» che oggi si sommano a quello che infiamma l’Europa orientale, Andrea Riccardi ha ricordato che ciò «non vuol dire ridimensionare il dramma ucraino, ma segnalare come il mondo sia tanto ammalato di guerra» e che per tentare di guarirlo «c’è bisogno di uno sguardo globale». La parola pace ha avuto alterne fortune nella storia recente. È stata invocata e dimenticata ciclicamente, soprattutto nel corso del Novecento e nel secolo attuale. Oggi che una terribile guerra l’ha riportata sulle nostre bocche, e al centro delle riflessioni comuni, ci sentiamo tutti un po’ colpevoli per averla trascurata, specialmente negli ultimi trent’anni. Come se non ci fossero altre guerre al mondo, come se ragionare sui valori del pacifismo fosse superfluo nel nostro minuscolo spicchio di pianeta apparentemente pacificato. Come se non ci fossero le sentinelle della memoria a ricordarci di non dimenticare.