E’ come il consumatore. Decide rispetto a pubblicità, consigli, simpatia, umore del momento, abitudini, stanchezza oppure dopo aver letto l’etichetta? Esiste l’elettore razionale o c’è prevalenza di quello passionale?
Considerando che, a parte le “tifoserie” (tali a vario titolo, anche economico e clientelare), non esiste una base diffusa e attiva di cittadini che si dedichi alla vita di partito. Andiamo a votare perché da sempre lo abbiamo fatto per questa o quell’altra lista (o l’area in cui questa lista si identifica), per umore del momento, convinti da una frase pro o contro qualcosa che amiamo o ci turba.
E lo stesso accade anche per chi decide di non andare al seggio o di rendere non valido il voto con annullamento o scheda bianca. Cerchiamo, proprio come facciamo al supermercato – soprattutto per un acquisto importante che potrebbe condizionare molto consumi, gusti e piaceri – di capire come leggere l’etichetta per l’elettore.
Premessa. Nessuna lista soddisfa Nessuna lista soddisfa. Se non partecipo al voto o annullo o voto scheda bianca, essendo forse soddisfatto con me stesso, mi sentirei assente e, soprattutto, responsabile di chi – eletto – mi rappresenterà comunque (gli eletti rappresentano il Paese non i propri elettori) e deciderà per me. E anche se peserà, per esempio, un 50-60% di non espressioni di voto, le decisioni le prenderà lo stesso, condizionando la mia vita individuale e civica.
Propri interessi
Qui ognuno dovrebbe fare un elenco sintetico e schematico, magari discutendone anche con amici, mettendo dei punti fermi inderogabili. Applicazione del metodo E molto probabile che alla fine ci si renda conto che non esista una lista che possa soddisfare le proprie aspettative. Qui dovrebbe scattare la selezione sulle esistenti, cercando i propri interessi a destra e manca *, valutando anche chi parla e scrive e poi ha l’abitudine di fare il contrario /o di non farlo. Chi meglio vi corrisponde, ha il mio voto. Foss’anche con meno del 50% di similitudine sugli interessi che ho sciorinato.