Con la maggioranza parlamentare del 25 settembre non ci sono i numeri per una qualche iniziativa parlamentare di legalizzazione della cannabis. Nella precedente ci sarebbero stati ma c’era il partito tentenna (Pd) che non ha aiutato.
In campagna elettorale abbiamo ascoltato anche cose “strane” da parte di chi gareggiava sotto insegne che si dicevano liberali, tipo che la legalizzazione della cannabis sarebbe stata materia distraente di fronte ai “veri” problemi del momento, financo leader di formazioni dichiarate liberali che si dicevano contrari. Queste liste entrano oggi in Parlamento pur non facendo parte della maggioranza di destra che ha prevalso e, salvo ripensamenti, assottigliano ancor di più i numeri dei favorevoli alla legalizzazione. Insomma, siamo tornati indietro a livello parlamentare. I sondaggi (che includono anche quel 36% di elettori che hanno deciso di non votare domenica scorsa), invece, dicono che la maggior parte degli italiani sarebbe favorevole alla legalizzazione. Cosi come accade – sondaggi o consultazioni referendarie vere e proprie – in tutti i Paesi in cui si chiede se legalizzare o meno. Il mondo sta decidendo di affrontare la legalizzazione, cioè porre fine al proibizionismo e aprire ad un business che sembra essere prolifico e attraente, come sta accadendo in Canada e Usa. Il parametro di confronto dell’Italia col resto del pianeta non è, quindi, tramite il Parlamento, ma potrebbe essere tramite gli elettori. Non ci sono alternative ad una nuova via referendaria.
Certo, abbiamo alla spalle la bocciatura di febbraio scorso quando la Corte Costituzionale di Giuliano Amato ci ha detto che, essendo materia di accordi internazionali, la legge non consente referendum. Ma siccome è sempre Corte Costituzionale quella che sdoganò il referendum negli anni 90 (che si tenne e fu vinto dai legalizzatori, ma mai applicato dai legislatori), non essendoci stati cambiamenti in Costituzione o nella legge referendaria tali da modificare questo aspetto, ci sembra legittimo il dubbio che si tratta molto di interpretazioni di norme più che applicazioni alla lettera delle stesse. E la Corte Costituzionale non è più quella di Giuliano Amato ma di Silvana Sciarra. Infine, per la raccolta di firme, salvo modifiche parlamentari, vale sempre la possibilità di farla con spid e questo ci rende più semplice il tutto.A questo punto si tratta di cominciare a ricompattare il comitato promotore, mettere gli esperti a studiare il quesito, far partire la campagna.
Vincenzo Donvito Maxia