Istat ci comunica che nel 2021 continua ad essere a rischio povertà circa un quarto della popolazione mentre (dati 2020) la differenza tra ricchi e poveri è sempre maggiore (1). Questi dati andrebbero valutati rispetto agli avvenimenti di questo anno, ché, tra guerra, energia, covid che continua… chissà dove si va a finire. Vedremo il prossimo anno.
La stabilità è “rassicurante”, visto che già nel 2021 la situazione (grazie covid) non era tra le migliori. Vuol dire che le spese fatte dai consumatori hanno contribuito a rendere meno visibile e percepibile la drammaticità. Non solo, ma anche il lento procedere dell’economia con ampie retrocessioni, a parte alcune fiammate stagionali, ci ha evitato di far crescere la povertà.
Occorre considerare che questi dati sono “drogati”. E’ impensabile che un quarto della popolazione sia a rischio povertà mentre continuiamo ad essere una delle economie più vivaci della Unione Europea e del mondo. La “droga” deriva dal fatto che l’evasione fiscale consente a tante persone di vivere decentemente e/o bene sfuggendo alle statistiche.
Il problema si pone quando pensiamo che per far fronte a questa povertà, soprattutto in questi ultimi anni e mesi, lo Stato ha promosso “ogni ben di dio”, mentre sul fronte “evasione fiscale”, a parte alcune modernizzazioni dei sistemi di riscossione e controlli, sembra che “siamo al palo”. Con l’aggravante che la liberalizzazione e sburocratizzazione dell’economia (uno dei migliori sistemi per cercare di far pagare tutti) invece di andare avanti sembra tornare indietro. Ulteriore aggravante, stando a quanto abbiamo ascoltato in campagna elettorale, è che lo Stato assistenziale e amico delle corporazioni, sembra abbia in cantiere un incremento.
Questo indica che, fintanto ci sarà questa evasione, sarà difficile valutare la reale consistenza della povertà. Quanto il povero è povero e non “furbo” (2), al momento, non si sa e sembra che così continuerà.