Multe Cds proporzionali al reddito? Sarebbe un diritto previsto dalla Costituzione

Le multe per infrazione del codice della strada sono tra le più odiate, in costante aumento e spesso usate dalle amministrazioni locali per fare cassa (1). Nell’amministrazione pubblica in cui tutto è noto di quanto fa e dispone il contribuente, sarebbe opportuno che anche le multe per infrazione del codice della strada fossero adeguate alla capacità contributiva di chi le commette.

Con le multe il contribuente finanzia Stato e amministrazioni locali e, quindi, rientrerebbe in quanto previsto dall’art 53 della Costituzione: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. Un Paese dell’Unione Europea come la Finlandia già lo fa e sembra che funzioni (2): ha evitato che, per esempio, durante la crisi economica da covid molte persone si dovessero ridurre sul lastrico per far fronte a questi pagamenti. Certo, si tratterebbe, per Stato e soprattutto Comuni, di incassare meno soldi… e sappiamo come la sordità sia prevalente in materia. Ma a cosa serve l’amministrazione se non a far stare meglio gli amministrati e, soprattutto (aspetto talvolta marginalizzato), a rendere migliori servizi (incluse sanzioni) più funzionali e meno impattanti per la vita di ognuno? E non si tratterebbe di Stato e Comune “amico”, ma di un diritto. Inoltre ci rendiamo conto che le logiche oggi dominanti nel Pubblico sono quelle delle concessioni: esenzioni, donazioni, aiuti, sospensioni (si pensi al 110% e viene l’orticaria…)… e, pur se tutte limitate nel tempo, a forte impatto emotivo per dimostrare la bontà dello Stato e del Comune “babbo”. Nel nostro caso, invece, si tratterebbe di una impostazione permanente in attuazione della Costituzione, quindi un diritto.

Vincenzo Donvito Maxia

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