LE ORIGINI DELLA CUCINA VENETA

Nonostante i veneziani combattessero i turchi (le guerre turco-veneziane si svolsero, anche se non in maniera continuativa, tra il XV e il XVIII secolo d.C.) da loro copiarono mode e procedure gastronomiche L’arte cucinaria del Veneto fu beneficiata dagli scambi privilegiati con il Levante Ebbe la possibilità di accedere, prima degli altri, a ingredienti rari, a colori e profumi insoliti, impreziosendo e ingentilendo la propria tavola (ricordiamo nel XIII secolo il grande esploratore veneziano Marco Polo )

Ingredienti mediorientali influenzano la sua tavola come il carciofo, proveniente dalla terra dei faraoni trapiantato poi con successo nelle isole della laguna, tanto da divenire un’apprezzata specialità. La ricetta dei “fondi [di carciofo]” nella Laguna è simile a quella di Istanbul.Grandi vantaggi ha tratto con l’apertura della via delle spezie e del loro commercio, come anche quello dello zucchero. Ingrediente che già nel IX secolo è tra le merci importate dall’Egitto e Siria. Materia della quale ne ostenta la ricchezza e famoso fu il banchetto organizzato a Venezia, nel 1574, in onore di Enrico III, figlio di Caterina de’ Medici e re di Francia e Polonia, dove piatti, posate, stoviglie, salviette, pani e grandi figure decorative erano fatte solo di zucchero .Che dire del riso che, nonostante il suo costo, diventa presto un’importante componente della cucina veneta e la sua coltivazione trasformò colture e paesaggio.Diversi doni culinari li ebbe anche con la scoperta dell’America Prodotti che venivano osteggiati in Europa per la loro provenienza e perciò lasciati ad abbellire giardini e orti botanici. Ecco perciò i fagioli e la “pasta e fasioi” e la coltivazione del mais per realizzare le note polente. Cucina ricca dunque, il cui splendore si manifestava nei banchetti immortalati dal Veronese .“….Empiremo una caldaia d’acqua e la porremo sopra le fiamme, quando l’acqua comincerà a mormorare io prenderò quello ingrediente in polvere bellissimo come l’oro chiamata farina gialla e a poco a poco anderò fondendola nella caldaia….Quando la materia sarà condensata la leveremo dal fuoco e tutte e due di concerto con un cucchiaio per uno la faremo passare dalla caldaia ad un piatto. Vi cacceremo…. un’abbondante porzione di fresco, giallo e delicato butirro, poi altrettanto grasso formaggio grattugiato … e ne faremo una mangiata da imperatore.”E’ Rosaura che si rivolge ad Arlecchino nella commedia ‘La donna di garbo’ di Carlo Goldoni, 1743… poesia culinaria pura !!!!Immagine: ‘Cena in casa di Simone’ di Paolo Veronese, 1570.

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