“Tra gli anziani ricoverati, uno su quattro sviluppa uno stato confusionale acuto proprio durante la degenza in ospedale; più specificatamente, sono circa 60mila l’anno i ricoveri di persone che sviluppano il delirium negli ospedali toscani” sottolinea il Prof. Enrico Mossello, Consigliere AIP
TOSCANA, REGIONE ANZIANA. LA CRESCENTE ATTENZIONE PER I DISTURBI COGNITIVI – La Toscana è tra le regioni più anziane d’Italia, con il 26% (dati ISTAT) dei suoi 3,7 milioni di abitanti composta da over65. All’invecchiamento della popolazione si legano inevitabilmente le problematiche dei disturbi cognitivi: pur invecchiando sempre meglio, esiste un’età oltre la quale i disturbi cognitivi e le demenze in particolare diventano sempre più frequenti. Questo è uno dei temi al centro del 22° Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana Psicogeriatria – AIP, in corso al Palazzo dei Congressi a Firenze alla presenza di circa 800 specialisti. “Sulla base di dati anglosassoni, si stima che gli italiani anziani con varie forme di demenza siano ormai 1,3 milioni, quasi il 10% circa dei 14 milioni di ultrasessantacinquenni. In Toscana, con una popolazione tra le più longeve (950mila anziani) vi sono oltre 85mila soggetti affetti da demenza, ossia l’8%. A Firenze i casi sono 20mila – spiega il Prof. Enrico Mossello, Consigliere AIP e Professore Associato di Geriatria presso l’Università di Firenze – Questa situazione comporta difficoltà nell’assistenza, nella diagnostica, nei trattamenti ambulatoriali. Inoltre, talvolta non si tiene conto dei disturbi cognitivi di partenza di cui possono soffrire gli anziani ricoverati, con una loro ulteriore degenerazione nel periodo di degenza ospedaliera. Circa il 40% dei ricoverati in ospedale, infatti, sempre sulla base dei dati anglosassoni, ha qualche disturbo cognitivo, e di questi la metà ha una demenza conclamata. Tra gli anziani ricoverati, uno su quattro sviluppa uno stato confusionale acuto proprio durante la degenza in ospedale; si può quindi stimare che sono circa 60mila l’anno i ricoveri di persone che sviluppano il delirium negli ospedali toscani. Questa condizione di demenza ha effetti particolarmente nefasti, con possibili conseguenze come il rischio di disabilità, un peggioramento drammatico delle condizioni di salute, fino a un aumento della mortalità. Il Covid ha ulteriormente esacerbato queste condizioni: tra coloro che nel 2020 e nel 2021 sono stati ricoverati per COVID-19 circa un terzo ha sviluppato delirium, con un rischio di decesso particolarmente elevato, pari al 30-40%, un dato fortunatamente in riduzione in questa nuova fase della pandemia”.
LA DIFFUSIONE DEL DELIRIUM IN ITALIA – Il delirium è una sindrome neuropsichiatrica, caratterizzata da disturbi cognitivi e di tipo comportamentale molto comune negli anziani. Troppo spesso è sottovalutato, pur rappresentando una importante causa di declino cognitivo nell’anziano. “Le cause del delirium possono essere patologie acute, l’effetto di sostanze come farmaci, una combinazione di fattori fisici e ambientali come il ricovero in ospedale, che lega una patologia a una condizione di solitudine. Le conseguenze consistono in un’alterazione cognitiva talora drammatica, talvolta caratterizzata dea grave agitazione, talvolta da apatia e sopore – sottolinea il Prof. Enrico Mossello – L’aspetto positivo è che si tratta di un fatto teoricamente reversibile; tuttavia, spesso il delirium si associa a un peggioramento rapido della salute della persona, con aumento della disabilità e del tasso di mortalità”.
“Nel periodo 2015-2017 abbiamo condotto uno studio su 450 ospedali italiani in cui abbiamo riscontrato una prevalenza del delirium del 22-23% tra gli ultra65 – evidenzia il Prof. Giuseppe Bellelli, Vicepresidente AIP e Professore Ordinario di Geriatria all’Università Milano Bicocca – Ciò significa che ogni giorno, in ogni ospedale italiano un anziano ogni 5 va incontro a delirium, che però il più delle volte non è adeguatamente riconosciuto: anzitutto perché nelle fasi iniziali è caratterizzato solo da sopore, difficoltà di concentrazione, sonnolenza; in secondo luogo, non ci sono biomarcatori, per cui non è facilmente diagnosticabile e distinguibile, ad esempio, dalla demenza. Sappiamo che il delirium impatta moltissimo sugli outcome di salute, a partire dalla mortalità: in base allo studio suddetto, a parità di età e patologie, il delirium aumenta di due volte e mezzo il rischio di morire durante la degenza ospedaliera. Il decesso è conseguenza anche a lungo termine. Inoltre, il delirium aumenta di 12 volte il rischio di sviluppare declino cognitivo nel medio termine a parità di età e condizioni morbose. Impatta quindi in modo significativo, è un tema di sanità pubblica su cui non ci sono trattamenti farmacologici riconosciuti. Diventa pertanto necessario occuparsi di delirium come fattore di rischio di declino cognitivo, andarlo a intercettare in modo attivo nei pazienti ospedalizzati, pianificare per questi soggetti delle valutazioni seriate dopo le dimissioni e ragionare su possibili interventi legati agli stili di vita nell’invecchiamento”.
IL CONGRESSO AIP – Si chiude domani al Palazzo dei Congressi a Firenze il 22° Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana Psicogeriatria – AIP, con oltre 800 specialisti presenti.Il Congresso, intitolato “Dopo la pandemia: la sfida per una medicina a misura della terza età” pone al centro la condizione psicologica dell’anziano all’indomani della fase acuta della pandemia. Ma non manca di affrontare quelle che sono le cronicità che affliggono la popolazione over 65 in Italia, secondo Paese al mondo più anziano dopo il Giappone.
ITALIA SECONDO PAESE PIU’ VECCHIO AL MONDO. LE PATOLOGIE DEGLI ANZIANI – I dati relativi all’età media in Italia suggeriscono una crescente attenzione alla geriatria e ai suoi aspetti psicologici. La demenza dovuta ad Alzheimer, solo per fare un esempio, colpisce circa 1,2 milioni di anziani, generando problemi anche per i caregiver e quindi per la società. Proprio le demenze senili, dall’Alzheimer al delirium, rappresentano uno dei temi principali del Congresso AIP, oltre naturalmente agli effetti del Covid e ai rischi attuali legati al Long Covid e alle reinfezioni. Problemi del sonno, depressione, disturbi di personalità, suicidi, ageismo e discriminazione sono alcuni dei principali temi che verranno affrontati. Parallelamente, si analizzeranno anche le nuove opportunità che emergono dal PNRR, dalla nuova medicina territoriale, il futuro delle RSA, la tecnologia e telemedicina