BELGIO – MARCINELLE. Morirono 262 minatori a Marcinelle: 136 erano italiani. In quegli anni le miniere del Belgio sembrano essere la terra promessa per migliaia di italiani – soprattutto giovani – che con gli scatoloni sotto al braccio lasciano le proprie terre e le proprie famiglie nella speranza di un lavoro e di un futuro migliori.
A Marcinelle i loro sogni verranno infranti da uno dei più grandi disastri sul lavoro. Vogliamo ricordare quella triste pagina di storia con la drammatica testimonianza di Ludovico Molari, che quel giorno si è sentito strappare da quel pozzo la vita e l’amore di un fratello: La mattina dell’otto agosto, esco dal lavoro arrivando a casa prima delle otto, la signora, come al solito mi da il buongiorno […] Giunto nella stanza mi feci un caffe e nel frattempo iniziai a scrivere una lettera ai miei genitori, ricordo benissimo con queste parole: rispondo con qualche giorno di ritardo alla vostra carissima, vi assicuro che godo di ottima salute e cosi assicuro dei fratelli. In questo istante mi sono fermato mi sentivo confuso, irrequieto come non avessi pace; erano da poco passate le otto. Poco dopo giunse il paesano che mi dice di aver ascoltato alla radio che una miniera stava bruciando e i minatori erano rimasti intrappolati al fondo e che erano tanti Mi raccomando al paesano di dire a mio fratello che quando usciva dal lavoro che ero andato a Marcinelle e che sarei ritornato al più presto. Sentivo che qualcosa mi spingeva, dovevo andare, non ho aspettato nemmeno pullman Nonostante la poca distanza che mi separava per giungere alla mia destinazione, non arrivavo mai, quei pochi chilometri mi sembravano un’eternità. appena sono di fronte la miniera ho visto una nuvola di fumo nero che usciva dal pozzo che si perdeva in alto nel cielo, mentre una cinquantina di persone era già sullo spiazzale che stravolti, imploranti erano inerti alla tragedia che si stava consumando. Mi precipito al caffe di fronte dove mio fratello aveva abitato, appena entro, la signora piangendo mi disse: Antonio e Giovanni sono…Sono uscito di corsa verso i cancelli, ma erano tutti bloccati, allora mi sono appostato vicino all’uscita aspettando qualche notizia. Nel frattempo lo spiazzale si stava riempendo […] arriva una donna urlando ed implorando, poi ne arriva un’altra ancora, con le mani si stringeva i capelli. Che urla di disperazione! Ti trafiggevano il corpo mentre chiamavano ad alta voce i nomi dei Toro cari che erano sotto; uno mi e rimasto scolpito nella mente: Rocco! Rocco implorava, era una donna bassa, abbastanza grossa, dopo qualche istante urla ancora Rocco! Rocco lo so, che sei morto ed e caduta a terra svenuta mentre due uomini l’hanno sollevata e portata via salendo quel piano inclinato. […]Io rimango 11 senza muovermi, mentre dentro i cancelli vi erano squadre di soccorso in andare e vieni per poi scomparire in direzione del pozzo in fiamme. Arriva la notte senza nessuna notizia vi era anche il re Baldovino, era giunto sul posto per rendersi conto personalmente della gravita della situazione. Sono rimasto 11 ore attaccato al cancello tutta la notte e all’alba tutto era come il giorno prima. Non conoscevo nessuno di chi mi stava accanto, cosi non potevo chiedere notizie di mio fratello Vittorio Intanto le ore passano e passa anche questa terribile giornata e si fa nuovamente sera, sono senza mangiare, bere e senza dormire ma non mi sento il bisogno, ho solo necessità di notizie, ma non arrivavano mai. Verso le ore dieci di sera, si avvicina uno e mi dice: to sei Lodovico Molari? SI risposi! Ti cerca tuo fratello ancora da ieri, vieni con me so dove trovarlo. Ho lasciato il mio posto e l’ho seguito in mezzo a quella folla, finalmente lo vedo, lo chiamo e ci siamo abbracciati in un lungo pianto; sfinito, ero sorretto solo da un briciolo di speranza; uno mi porta in un’abitazione proprio sul piazzale della miniera vi era una camerata piena di letti, mi porta vicino ad uno di essi […] appena mi sono vicinato, sono caduto e non ho dato pin segno di vita fino al giorno dopo a tarda mattinata. Mi alzo di corsa, una lavata agli occhi e corro ad avere notizie, ma […] le notizie non cambiano mai, sono sempre le stesse, mentre la speranza si allontana sempre Ormai la ressa è cosi tanta che mi trovo schiacciato contro il cancello ma non mi arrendo, mentre noto tanta confusione dentro il recinto e un gruppetto venire verso di me, si avvicina uno e chiede se ci sono parenti dei minatori sepolti, io e altre tre persone gli facciamo segno di si, si apre il cancello, ci fa entrare richiudendo subito. Dopo pochi metri ci porta a fare conoscenza del gruppo, uno si fa avanti dicendo: io sono il ministro del lavoro Vigorelli del governo italiano, sono venuto per rendermi conto personalmente di questa immane tragedia, mentre faceva le sue presentazioni, si toglie dalla tasca un foglio, lo apre lentamente tenendolo in modo che altri non potessero leggerlo. Mentre chiedeva i nostri nomi e quello del minatore, nell’istante controllava il foglio, quando venuto il mio turno, mi guardò in modo sofferente, rispondendo che la speranza era l’ultima a morire, ma dovevamo stare accanto ai genitori mogli e figli in un momento cosi doloroso Dopo qualche ora vedo il Calbucci che mi stava cercando perché i miei genitori erano arrivati ho trovato i miei genitori e i Bianconi distrutti dal dolore e dalla fatica perché a Milano avevano cercato appositamente di fare ritardare il loro arrivo in Belgio sperando forse in attesa di migliori notizie. All’indomani mentre ero ancora davanti al cancello, un amico di mio fratello Antonio mi fa cenno di seguirlo. Giunti a pochi metri dallo spiazzale mi ritrovo assieme ai genitori e al fratello, poi quel signore ci porta in un salon, là rimasi senza respiro, siamo di fronte ad una schiera di bare allineate su diverse file, ci accompagna accanto ad una bara dove in un biglietto sopra il coperchio riportava il nome di Molari Antonio riconosciuto per la mancanza della prima falange del dito anulare della mano sinistra e dall’abbigliamento. In quell’istante moriva in me anche quel piccolo filo di speranza che ancora viveva nel mio animo. Ora potevo conoscere quale era il dolore per la perdita tragica di un fratello, mentre ho potuto solo immaginare quale fosse per un genitore la perdita del figlio. Il giorno dopo era tuto pronto per i funerali, tutte quelle bare sono state sistemate sopra dei camion e finita la messa funebre si parte per il cimitero. Mentre il corteo avanza lentamente verso il luogo di sepoltura, si passa davanti la miniera ancora fumante con lo spiazzale colmo di persone in attesa di notizie. Intanto il corteo funebre giunge alle porte del cimitero, dentro quelle mura si vede una fossa gigantesca per la sepoltura❞. dal diario di Ludovico Molari, conservato in Archivio, oggi disponibile nel sito “Italiani all’esterno, i diari raccontano”: