Le cryptovalute, quasi sempre vendute da imbonitori che scimmiottano i leader del nuovo capitalismo transnazionale modello GAFA, si fanno spazio e, nonostante diversi segnali che fanno intendere il vuoto e il pericolo per gli investitori che ci sia dietro, continuano a proliferare.
Le incertezze finanziarie degli Stati, la crisi mondiale dovuta a guerra, energia e covid, induce chi ha ancora un qualche gruzzoletto e chi non è contento dei guadagni dei mercati tradizionali, a puntare sul “tutto e subito”: viste le performance del bitcoin in particolare, nonostante sia ora ridimensionato, la tentazione è talmente forte che, per alimentarla, crescono gli intermediari, quelli che dovrebbero aiutare i risparmiatori a meglio investire perché ufficialmente più informati ed esperti di questi mercati. Nonostante sia noto anche ai più sprovveduti che compito principale degli intermediari e dei servizi di complemento è di guadagnare a loro volta e di non svolgere aiuto disinteressato e umanitario degli investitori. In merito registriamo oggi la segnalazione della crescita degli sportelli ATM del bitcoin.
ResearchAndMarkets.com, la stima per i prossimi cinque anni. Entro il 2027, il fatturato specifico arriverà a 472,18 milioni di dollari, contro i 46,45 milioni del 2022. Oggi in Usa sono presenti la maggior parte di questi sportelli (88% del totale). L’incremento di questi sportelli spinge a far diventare le cryptovalute strumenti diffusi di pagamento, financo per le piccole spese quotidiane, facendole così uscire dal tradizionale trading. E sempre dagli Usa si segnala una iniziativa legislativa, “Virtual Currency Tax Fairness Act” per una sorta di detassazione di operazioni o guadagni al di sotto di 50 dollari.
Arriva poi il Brasile dove, Nubank, la più grande banca digitale del paese, grazie ad una nuova soluzione per acquistare e vendere cryptovalute, in un mese ha registrato alla bisogna 1 milione di utenti, obiettivo che si era posto di raggiungere in un anno.
Per gli amanti di certe opinioni, è di questi giorni una nota del miliardario Mark Cuban (proprietario della squadra di NBA Dallas Mavericks, conosciuto anche per essere la star di Shark Tank) che, con toni apocalittici, mette sul chi va là per un pericolo del mondo delle cryptovalute: la SEC (1) americana starebbe per introdurre regole “da incubo” per la registrazione di queste valute.
Fra tanta agitazione nel mondo degli avventurieri, tra quelli considerati un po’ meno tali, c’è Barclays, istituto finanziario con sede nel Regno Unito, che ha deciso di aprire alle cryptovalute prendendo una partecipazione in Copper, società di servizi di custodia ed intermediazioni per investitori istituzionali con questa valuta. Barclays è uno di quei nomi che, quando viene pronunciato, specialmente fra i risparmiatori più ingenui, fa brillare gli occhi e le papille gustative del business. Queste sono piccole informazioni di nostre osservazioni (2) di un mondo che, nella sua ampiezza e spesso oscura articolazione, è un tam tam continuo dai posti e dai soggetti più incredibili quanto ocuri. Che si aggiungono alla totale diffidenza che proviamo per tutto ciò che in materia travalichi l’istituzionale e vive di “sentito dire” e interviste a coloro che ce l’hanno fatta.