sabato 1 ottobre al teatro degli Illuminati la celebrazione promossa dal Panathlon Club Valtiberina con il patrocinio del Comune.Il sindaco Secondi con il vice Bernicchi e gli assessori Carletti e Botteghi: “una pagina della nostra storia unica e irripetibile, che merita un posto importante nella memoria cittadina” “Giochi Senza Frontiere è una pagina della nostra storia che racconta quanto lo sport possa essere un fattore unico di aggregazione, capace di suscitare comunione di intenti, identificazione con la propria città, orgoglio per le proprie radici e senso di appartenenza alla comunità, di generare un inarrestabile slancio collettivo, di essere volano economico e turistico per un territorio: qualcosa di unico e irripetibile capitato a Città di Castello, che merita un posto importante nella memoria cittadina”
E’ così che il sindaco Luca Secondi ha presentato in conferenza stampa l’iniziativa pubblica a ingresso libero patrocinata dal Comune, con cui sabato 1 ottobre, alle ore 18.00, al Teatro comunale degli Illuminati il Panathlon Club Valtiberina celebrerà l’anniversario dei 50 anni dalla storica partecipazione di Città di Castello a Giochi Senza Frontiere del 1972, rimasta indelebile per le emozioni della vittoria di Nizza e del secondo posto nella finale di Losanna, dove il trionfo sfuggì per un soffio. Insieme al vice sindaco Giuseppe Stefano Bernicchi, nipote del capitano di quella indimenticabile spedizione Corrado Bernicchi, all’assessore allo Sport Riccardo Carletti e alla Cultura Michela Botteghi, il primo cittadino ha ringraziato il presidente del Panathlon Club Valtiberina Giovanni Tasegian, presente insieme al past president e responsabile della comunicazione Gabriele Tasegian e al tesoriere Paolo Parlani, per “la bellissima idea di ricomporre i ricordi dell’epoca in una serata di festa per tutta la comunità tifernate”. “Città di Castello – ha detto Secondi – venne coinvolta interamente in una cavalcata travolgente in un’Europa ancora lontana dal vissuto di un piccolo territorio come il nostro, eppure vicina per i valori della fratellanza, della sportività, della lealtà, per il significato del legame tra popoli uniti dalla storia, per l’aspirazione all’integrazione culturale, sociale ed economica tra le nazioni, che venivano comunicati attraverso un evento mediatico seguito da milioni di spettatori”. Con i trofei dell’epoca in argento massiccio restaurati dal Comune sul tavolo, Giovanni e Gabriele Tasegian hanno presentato la serata al Teatro comunale degli Illuminati, evidenziando che “le testimonianze dei protagonisti di allora si mescoleranno alle immagini originali della trasmissione recuperate dalle emittenti francesi e tedesca grazie al vicentino don Gianni Magrin, che li ha custoditi finora ed è stato autore del libro ‘Trent’anni di Giochi’, insieme alle foto, agli articoli di stampa e agli aneddoti che accompagnarono l’avventura di un gruppo di tifernati giovani e coraggiosi, che per la prima volta permisero alla città di affacciarsi in Europa”. Nel corso dell’evento gli organizzatori riserveranno una sorpresa speciale agli spettatori e faranno dono a tutti i presenti di una pubblicazione rievocativa data alle stampe dal Panathlon Club Valtiberina in collaborazione con il Comune e delle copie degli estratti dei filmati dell’epoca. “Parliamo di un’esperienza che ha tracciato un percorso ideale verso la Città di Castello di oggi, una città dello sport con tantissimi praticanti e una città conosciuta in tutto il mondo per i propri tesori, evidenziando forse per la prima volta come lo sport possa essere un fattore straordinario di promozione culturale e turistica per un territorio”, ha sottolineato l’assessore Carletti, ricordando come il legame della comunità con quel periodo sia stato recentemente sottolineato dalla riproposizione dei Giochi Senza Frontiere tra quartieri e frazioni organizzata da Fabrizio Fontanelli insieme alla società rionale Madonna del Latte. “I Giochi Senza Frontiere sono entrati nelle case di ogni famiglia tifernate e l’avventura vissuta 50 anni fa resta ancora indelebile nella memoria collettiva della nostra comunità, per cui era doveroso sostenere il progetto del Panathlon, che abbiamo condiviso con orgoglio e senso di appartenenza”, ha spiegato l’assessore Botteghi, mentre il vice sindaco Bernicchi ha ripercorso con emozione i ricordi giovanili di quel periodo, vissuti fianco a fianco con lo zio Corrado nella piscina delle Terme di Fontecchio dove venivano selezionati e allenati gli atleti della squadra. “L’iniziativa del Panathlon Valtiberina – ha osservato Bernicchi – rispecchia alla perfezione il compito del club di promuovere lo sport come fattore culturale che lega gli uomini e i popoli e ha il merito di invitare a riscoprire il connubio tra gioco e sport che cinquant’anni fa quell’esperienza televisiva ha valorizzato e promosso in una maniera unica e mai più eguagliata”. A testimoniare con un’emozione palpabile i momenti vissuti all’epoca sono stati l’ex sindaco Venanzio Nocchi e l’ex presidente dell’Azienda di Promozione Turistica Gianfranco Bellini, che promossero e sostennero la partecipazione di Città di Castello a Giochi Senza Frontiere. “E’ una pagina che fa parte del mito urbano, come uno dei grandi eventi della storia della città, un’esperienza strepitosa che coinvolse interamente una comunità tifernate con un’identità molto forte e molto capace, riunendola in maniera irripetibile alla comunità immigrata di Nizza in una vittoria meravigliosa”, ha ricordato Nocchi. “Fu un’esperienza bellissima, che nacque dalla ricerca di un’occasione per far conoscere Città di Castello in Italia e di cui fu artefice il nostro concittadino Carlo Fuscagni, all’epoca direttore del TG1”, ha rammentato Bellini, che accompagnò la selezione tifernate insieme al direttore dell’APT Pierpaolo Battistoni, sottolineando “l’unicità di un’esperienza di profonda condivisione dell’identità tifernate e dei nascenti valori che avrebbero unito l’Europa”. A far rivivere l’entusiasmo di quella magnifica cavalcata è stato uno dei componenti della squadra di Città di Castello, Giuliano Mambrini, indimenticata gloria calcistica biancorossa, che a Nizza era in viaggio di nozze e assistette come spettatore alla vittoria dei tifernati, ai quali si unì nella finale di Losanna. “Quell’esperienza mi è rimasta impressa per lo straordinario privilegio di essere scelto dal capitano Bernicchi, per le sensazioni uniche di una sfida giocata davvero con l’orgoglio di appartenere a questa città, ma soprattutto per il rispetto reciproco con cui abbiamo partecipato, che ci ha unito e ci ha permesso di condividere ogni sforzo, ogni sacrificio e di arrivare a sfiorare la vittoria”, ha detto Mambrini, rivivendo al cospetto di un altro membro della squadra, Mauro Pazzaglia, le suggestioni della finale di Losanna. Città di Castello a Giochi Senza Frontiere. La partecipazione a Giochi Senza Frontiere, una delle trasmissioni più seguite in quel periodo, nacque nel 1972 con l’idea di promuovere l’immagine Città di Castello. Proposta dall’allora direttore del TG1 Carlo Fuscagni ai dirigenti dell’Azienda di Promozione Turistica, fu intrapresa per iniziativa del presidente Gianfranco Bellini e prese corpo in breve tempo grazie al supporto del sindaco Venanzio Nocchi. Il compito di selezionare la squadra fu affidato al tifernate Corrado Bernicchi, docente di Educazione Fisica ed ex calciatore di serie A, e all’aretino Giuseppe Pasquini, docente di Educazione Fisica, ex atleta ed istruttore di ginnastica artistica, un esperto dei Giochi Senza Frontiere, visto che aveva già preparato alcune squadre italiane per la trasmissione. Le selezioni dei candidati si svolsero presso la piscina di Fontecchio per appurarne le capacità natatorie e presso lo stadio comunale per certificarne quelle atletiche ed attitudinali. I responsabili tecnici dovettero scegliere ed allenare i partecipanti in poco tempo, valutando le loro caratteristiche e abilità per individuare l’atleta giusto per ogni gioco in programma. I protagonisti. La squadra di Città di Castello che partecipò alle due sfide di Nizza e Losanna con altrettante selezioni di atleti diverse, anche di territori vicini, era composta da Paolo Alunni; Achille Baldinelli; Roberto Blasi (RN); Laura Busatti; Anna Maria Calagreti; Giovanna Carbone; Alfio Carletti; Antonella Castellucci; Fabio Crulli (AR); Benito Davanzati; Franco Francoia; Antonio Galletti; Anna Gragnola; Giuliano Mambrini; Libero Otello Mambrini; Giuseppe Migliorati; Daniela Morganti; Sandro Paoloni; Mauro Pazzaglia; Daniela Pazzagli; Fausto Polidori; Nicoletta Rossi; Renzo Sartini (RN); Francesco Scatragli (AR); Vittorio Servadio (RN); Amelia Tienghi; Thea Volpi.Le sfide. All’ottava edizione di Giochi Senza Frontiere, presentata per la RAI da Giulio Marchetti e Rosanna Vaudetti, Città di Castello partecipò in rappresentanza dell’Italia insieme a Ostuni, Terracina, Carpi, Codroipo, Pontedera e Sermoneta e fu l’unica squadra azzurra a vincere una puntata.Il 19 luglio del 1972 alla sfida di Nizza, quinta puntata della trasmissione ambientata nella darsena della città francese, Città di Castello vinse con 40 punti classificandosi a parimerito con la città tedesca di Rodenkirchen, superando la svizzera Thonex, l’olandese Zelhem, la belga Bouillon, la britannica Lincoln e i padroni di casa. Alla fine dell’ultima puntata della trasmissione, il 16 agosto, Città di Castello ebbe la certezza che avrebbe partecipato alla finale di Losanna in rappresentanza dell’Italia. La città laziale di Sermoneta non riuscì a vincere e per i tifernati si spalancarono le porte dell’atto finale di Giochi Senza Frontiere. Sotto la guida di Corrado Bernicchi e Giuseppe Pasquini, a Fontecchio, a Villa San Donino e nel parco della Montesca ripresero gli allenamenti dei vincitori di Nizza che avrebbero potuto partecipare alla finale, a cui altri dovettero rinunciare a causa di impegni di studio, di lavoro e sportivi. A questo gruppo si aggiunsero pertanto specialisti selezionati per doti fisiche e attitudine alle prove della competizione, alcuni dei quali da fuori città. A Losanna la selezione tifernate di 21 atleti avrebbe dovuto confrontarsi con rappresentative selezionate a livello nazionale o formate da atleti presi da specifiche discipline sportive. Inizialmente in svantaggio, nella finale del 13 settembre la squadra tifernate fu protagonista di una entusiasmante rimonta fino alla testa della classifica. All’ultimo gioco, un serio infortunio all’atleta di punta, Benito Davanzati, costò la vittoria finale e con 38 punti la squadra tifernate si dovette accontentare del secondo posto, dietro ai vincitori della svizzera La Chaux-de-Fonds, ma davanti all’olandese Venray, alla britannica Salisbury, alla belga Leuven, alla tedesca Westerland e alla francese Anglet. JEUX SANS FRONTIERES (Giochi Senza Frontiere).Uno dei programmi televisivi di maggior successo, prodotto dall’ Unione Europea di Radiodiffusione (UER) superò qualsiasi previsione e risultò travolgente in tutta Europa. Nel 1977 una puntata di Giochi senza frontiere fece segnare un’audience di 17 milioni di spettatori.Ideato dal presidente francese Charles de Gaulle allo scopo di rafforzare l’amicizia trai giovani francesi e tedeschi. La prima edizione (con la partecipazione estesa anche ad altri paesi europei) andò in onda nel 1965 e poi ogni estate fino al 1992. Riprese nel 1988 e durò fino al 1999. I giochi erano una sorta di olimpiadi dove ogni nazione era rappresentata, in ogni puntata, da una diversa città che sfidava in prove molto divertenti e bizzarre le città delle altre nazioni. Alla prima edizione parteciparono Belgio, Francia, Germania Ovest e Italia, e nel corso degli anni si avvicendarono in totale 20 nazioni. L’Italia è stata l’unica nazione che ha partecipato a tutte le edizioni estive della manifestazione, che, inizialmente limitata a nazioni del Mercato Europeo Comune, Regno Unito e Svizzera, venne poi abbandonata da alcune di queste, sostituite da altre nazioni europee. Dal 1966 al 1982 gli arbitri ufficiali furono gli svizzeri Gennaro Olivieri e Guido Pancaldi. Poi il belga Denis Pettiaux (concorrente nel 1981 e 1988) affiancato prima da Bernard Galley poi da Carlo Pegoraro.In Italia il programma venne trasmesso, dall’inizio fino al 1982 (anno in cui terminò la prima serie), sul Secondo Programma, l’odierna Rai 2; dal 1971 al 1977 venne condotto da Giulio Marchetti e Rosanna Vaudetti; con l’inizio del secondo ciclo, nel 1988, venne trasmesso su Rai 1. L’Italia ha vinto 4 volte: nel 1970, 1978, 1991 e 1999. Vennero disputate anche venti edizioni invernali, chiamate Giochi sotto l’albero e Questa pazza pazza neve. Giochi senza frontiere si svolgeva in maniera itinerante, con un numero di puntate variabile (a seconda delle nazioni partecipanti) ed una finale, in cui si sfidavano le migliori squadre che, tra tutte le puntate, avevano realizzato il punteggio più alto per la loro nazione. Uniche eccezioni sono costituite dalle prime due edizioni (in cui due squadre alla volta si sfidavano ed ospitavano i giochi ed erano previste anche le semifinali) e dalle ultime quattro (in cui le gare si tennero in sede unica). La partecipazione avveniva tramite squadre impegnate a gareggiare con giochi (individuali ed a gruppi) improntati su specialità sportive quali l’atletica, la ginnastica, il nuoto, il canottaggio. Non si trattava, però, di vere e proprie gare sportive, ma di giochi, quindi svolti in modo «clownewsco» con delle maestose scenografie e con buffi e coloratissimi costumi (tipo caricature) per rendere il tutto più allegro ed imprevedibile. I giochi ideati ed illustrati da una equipe internazionale, venivano presentati alle squadre pochi giorni prima della gara. Per essere competitivi occorreva predisporre, in poco tempo, una squadra composta di elementi atleticamente dotati ed in grado di affrontare prove impegnative fisicamente e psicologicamente. Oltre ad avere adeguate capacità fisiche i partecipanti dovevano essere abili nuotatori in quanto gran parte dei giochi si svolgevano in presenza di acqua