Pieve Santo Stefano – Sospensioni fra un giorno e l’altro che ci portano a compiere gesti rituali ma che hanno lo scopo di collegare i nostri pensieri ai ricordi di qualcuno. Quella del 2 novembre è un pretesto. Perché le persone care ci vivono dentro sempre e non serve una ricorrenza perché il nostro pensiero sia incollato a loro.
Basta un suono, un odore, una foto che riappare all’improvviso, il passaggio in un luogo, l’apertura di un libro, l’incontro con un amico, per portarle a fuoco in primo piano nella nostra mente.L’Archivio dei diari conserva la memoria viva delle persone: lasciare una traccia scritta è guadagnarsi un pezzo di eternità, permettere che le nostre parole prolunghino i confini limitati della nostra esistenza. In questa condivisione di io molteplici – in una bella definizione che ci è stata regalata ieri – c’è il racconto di un intero Paese. Lo spazio virtuale che abbiamo dedicato alle care persone è come un libro aperto sui ricordi che ci collegano a chi non c’è più, permettendo di farlo vivere in un gesto condiviso. Con una donazione in memoria si attiva una pagina dove ognuno può scrivere per ricordare una persona cara, raccontarla o solo ricordarla, per sé e per tutti quelli che leggeranno. Si incontrano nelle pagine delle care persone nomi e ricordi bellissimi, alcuni ben noti alla comunità dell’Archivio, come quello di Grazia Cappelletti lasciato dalla figlia e dal nipote, altri anonimi e sconosciuti ma non meno toccanti. Ci piace immaginare che le parole lasciate a ricordo si rincorrano idealmente tessendo anche là, in un luogo virtuale, il fruscio degli altri che fa rumore ogni giorno nelle stanze della memoria. Mamma e Papà metto come data quella del vostro matrimonio perché vi siete amati tutta la vita e oltre. Sono rimasto a casa, Diego, a cercarti e trovarti ovunque nella memoria e sopra, sotto, davanti, dietro, davanti ad ogni cosa, ad ogni cosa… Non posso venire al tuo funerale, cara Antonina, e mi consola sapere che posso idealmente portare un fiore sulla tua tomba. Sulla tua lapide è scritto, sotto il tuo nome, “mamma, maestra, catechista”. Una sintesi efficace per tre mestieri che vivono di memoria…Ma’, mi manchi tantissimo. Non trovo nessuno a cui dirlo, come se ci fossero sempre cose più importanti da discutere. Ti ricordo da piccolo, nel tinello di casa, tu, allora, maestra di asilo, quando ti portavi i compiti a casa, ed armata di forbici, nastri adesivi e fogli di mille colori sgargianti, preparavi, per il giorno dopo o per tutta la settimana, le lezioni, giochi per i tuoi amati bambini. Mi ricordo tutto di noi e mi piace raccontare il nostro incontro, la telefonata in auto alle 3 del mattino mentre venivi a Pisa a trovarmi, per chiedermi di sposarci. Ho ancora i brividi nello stomaco… Eri la mia libertà, tu. Saranno state due anni fa, le ultime volte. Stasera però, per quelle curve che ancora so a memoria, mi è salita dallo stomaco – sono lì i miei ricordi migliori – la sensazione di stare quasi per vederti, com’era normale fare ogni settimana. Ci hai trasmesso l’importanza del ricordo, del passato, dei valori familiari. Abbiamo recuperato i filmati e le foto vecchie. Insieme, in pochi anni, siamo passati dal videoproiettore agli smartphone. Il tuo entusiasmo, ogni volta che abbiamo guardato i filmini vecchi, era contagioso. Lo è tutt’ora, lo ritroviamo e lo ritroveremo in noi, ogni volta. Lo vivranno anche i tuoi nipoti che cresceranno con il tuo ricordo e la tua presenza scolpita nel cuore.
Mille note per te, le più belle mai scritte nella musica. mTi amerò per sempre.