Sant’Antonio Abate, antica tradizione

Festa per tutti in particolare per il mondo contadino celebrava il rito. Quello che, forse più di tutte, lega i territori di pianura e di montagna. Si tratta della festa di Sant’Antonio Abate, fondatore del monachesimo cristiano, primo degli abati ma anche uno dei più illustri anacoreti della storia della Chiesa

Una ricorrenza fatta di una fede antica e popolare ma anche di simboli, leggende e tradizioni, tutte legate al celebre santo protettore degli animali domestici, del bestiame, del lavoro del contadino, del fuoco e delle malattie della pelle. La festa forse più popolare e più antica di quelle celebrate nel cuore della campagna, una di quelle tradizioni sempre rimaste vive tra le popolazioni delle nostre campagne, ma che certamente meriterebbe di essere ulteriormente valorizzata e promossa, anche come occasione per unire le popolazioni. In ogni caso, una giornata sempre molto attesa e sentita nelle nostre campagne; l’occasione per sottolineare, una volta in più, il valore e l’importanza della nostra agricoltura, ma anche quella straordinaria passione e quella speciale cura con cui gli agricoltori seguono i propri allevamenti, l’importanza del loro lavoro che assicura cibo e benessere alla collettività.

il 16 gennaio, è sempre stata una speciale usanza quella di pulire attentamente la stalla, i pollai, i giacigli e le gabbie degli animali. Una sera, quella della vigilia appunto, in cui è meglio non restare ad ascoltare gli animali perché si dice che parlano tra loro e si confidano i maltrattamenti e le crudeltà degli uomini. Sono parole arcane, segrete, difficili da comprendere: per questo non vanno ascoltate e gli animali non devono essere disturbati; anche perchè si racconta che nei secoli passati, chi l’ha fatto, sarebbe poi morto.

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