Le antiche statue ritrovate a San Casciano dei Bagni in provincia di Siena, hanno generato un interesse “virale” per l’archeologia. Tutti incantati, anche chi prima non se la filava. Voglia di scoperte, di tesori. Sotto casa o nel proprio territorio.
“Probabilmente per la quantità dei pezzi, 24, per il materiale affascinante che è il bronzo, per lo stato di conservazione. Quello che si vede oggi è solo una parte dei rinvenimenti che proseguono da quando c’è la missione dell’Università di Siena. Il complesso riemerso adesso, straordinario, ha dato vita ad un interesse così diffuso”. L’archeologia non è una caccia al tesoro ed è sbagliato cavalcare l’onda dell’emozione. L’area archeologica di Castelsecco è già di per sé un tesoro, non c’è da cercarlo. E’ lì. Attende di essere valorizzato. Un santuario della stessa epoca di quello di San Casciano, tra la fine della civiltà etrusca e la romanizzazione, a cavallo di tre secoli dal II a.C. al I d.C. Un muraglione imponente, il teatro, il santuario. E’ un luogo bellissimo dal punto di vista ambientale, dalle grandi potenzialità, non sfruttate. Qui come a San Casciano si tratta di luoghi di culto salutare. A San Casciano la falda ha conservato i bronzi nel fango, fino a quando qualcuno è andato in modo mirato con i mezzi di una università. Ad Arezzo siamo in vetta ad un poggio e qui in passato c’è stato a lungo un podere nel quale durante l’Ottocento furono trovati centinaia di bronzetti venduti ad antiquari fiorentini. Venivano dal contadino che arando li trovava e li portavano via. Hanno ripulito tutto”