Dalle copie dei grandi del Rinascimento alle opere proprie realizzate come artista di arte contemporanea – La bella storia del maestro Stefano Lazzari, titolare della Bottega Tifernate, protagonista a Roma della prima mostra personale nella location mozzafiato del Museo delle Mura – La visita del sindaco Luca Secondi e l’annuncio di una prossima rassegna a Citta’ di Castello – Secondi: “grazie al maestro Lazzari, immagine della città e sue bellezze veicolate in tutto il mondo”.
Da re delle “copie d’autore” a maestro ed artista il passo è breve. Non se lo sarebbe mai immaginato, Stefano Lazzari, di fare tanta strada, da quando alla fine degli anni ’90 con un diploma dell’Itis in tasca ed un geniale brevetto, “pictografia”, fresco di approvazione ministeriale che consente di realizzare su supporti originali qualsiasi opera d’arte realizzò come prima copia, quella della Gioconda di Leonardo che gli spalancò le porte dei più importanti musei ed istituzioni artistiche italiane e mondiali unitamente a set televisivi e cinematografici. Dalla “bottega” artigiana di Città di Castello, il laboratorio creativo che condivide da anni con la sorella Francesca e il padre Romolo ed uno staff di giovanissimi e preparati collaboratori, collezionando successi e riconoscimenti a ripetizione, ora però è giunto il momento di misurarsi con la critica e il pubblico in veste di autore di arte contemporanea, la passione che ha sempre coltivato ma tenuta per troppo tempo nascosta. La mostra “Stefano Lazzari. Tra le mura”, a cura di Tommaso Strinati, promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e da Bottega Tifernate, con i servizi museali di Zètema Progetto Cultura, la prima in assoluto, ospitata a Roma nella suggestiva cornice del Museo delle Mura che si conclude domenica 26 febbraio 2023, ha riscosso un successo di pubblico notevole: è un omaggio allo straordinario sito archeologico di Porta Appia, o di San Sebastiano, uno spazio tra i più suggestivi di Roma e naturale museo di se stesso, ma anche scenario perfetto per dialoghi contemporanei. Lazzari ha realizzato due serie di dipinti, otto tondi e un polittico di quattordici elementi, in tutti i casi tempere su tavola, che ripropongono scorci inusuali del museo, come farebbe un turista curioso attratto da dettagli minimi che estrapolati, manipolati e ingranditi possono diventare materiale instagrammabile oppure una sequenza pittorica inaspettata e dal sapore Pop. A rendere ancora più significativa questa prima esperienza artistica, la visita a Roma del sindaco, Luca Secondi, che ha ufficializzato la possibilità di organizzare una mostra a Citta’ di Castello terra di origine del maestro Lazzari e della sua famiglia. “Dopo il debutto a Roma in una location unica e suggestiva, Stefano Lazzari allestirà una mostra a Città di Castello e quella sarà occasione anche per promuovere a 360 gradi le bellezze storico-artistiche la città Rinascimentale di Raffaello e Signorelli che ha nel maestro Alberto Burri il fulcro mondiale dell’arte contemporanea”, ha dichiarato Secondi nel congratularsi con Lazzari e Strinati per il successo ottenuto a Roma. “Con orgoglio e senso di responsabilità, dopo questa prima tappa a Roma resa possibile grazie a Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, sono lusingato di programmare altri eventi e rassegne a partire dalla mia Città di Castello di cui io e la mia famiglia siamo innamorati”, ha concluso Stefano Lazzari. La mostraLungo il Camminamento, e nella Torre Ovest dedicata a spazio espositivo, Lazzari reinterpreta nel primo caso, all’aperto, il rapporto tra le Mura Aureliane e il parco ad esse retrostante – un luogo singolarissimo dove la città moderna non è mai arrivata -, nel secondo caso, all’interno del Museo, la ‘pelle’ stessa del laterizio antico che, nelle infinite manomissioni del tempo, diventa essa stessa qualcosa di organico alla stregua della corteccia di un albero secolare. Lo spettatore camminerà sotto ai tondi posizionati nel Camminamento – dove lo scorcio del parco, attraverso uno degli archi, si ripete identico per otto volte, variando solo la luce, dal giorno alla notte – e sosterà dinanzi a un polittico all’interno del Museo, dove quattordici particolari dei laterizi delle mura, ravvicinati e combinati insieme, danno l’idea di una composizione astratta, di un’architettura che si presta a diventare altra come in un gioco scomponibile, parlando di ciò che il tempo restituisce agli antichi prospetti in laterizio: manomissioni, restauri, riparazioni grossolane, vegetazione spontanea, decori improvvisati, graffiti, combinazioni e scorci inaspettati. Testimoni dell’impero e della sua implosione, le mura raccontano una immensa stagione della storia e una microstoria quotidiana, entrambe allo stesso livello. I dettagli svelano la pelle di un monumento che, visto alla lente di ingrandimento, restituisce una sensazione tra l’astratto e il ritorno alla scabrosità naturale. L’Artista Nel 1990 Stefano Lazzari, classe ’71, inizia le sue ricerche attraverso la riscoperta delle antiche tecniche di lavorazione delle botteghe pittoriche tra Rinascimento e Barocco. Perugino, Raffaello, Piero della Francesca ma anche Leonardo Michelangelo e Caravaggio, sono stati oggetto di studio direttamente nei musei dove ha potuto approfondire il loro modo di dipingere. Tutto questo porterà nel 2000 al brevetto per l’invenzione della Pictografia e alla fondazione della Bottega Tifernate a Città di Castello, azienda specializzata nella riproduzione delle opere d’arte seguendo letteralmente la tecnica di esecuzione originale. Collabora con importanti musei come il Louvre di Parigi, il Metropolitan di New York, i Musei Vaticani, gli Uffizi ed il British Museum, dove si reca spesso per approfondire la conoscenza del colore, delle pennellate, del modo di dipingere di grandi artisti protagonisti del Rinascimento e del Barocco. L’idea di Lazzari è quella di un “ritorno alla forma” con l’utilizzo di linee e curve essenziali che, con l’aiuto del colore, permettono di ricreare la suggestione che provoca un paesaggio fiorito o l’intimità di un ritratto sacro, senza distrazioni. Nelle sue opere sono forti i rimandi alle ultime prove di Alberto Burri, soprattutto alle composizioni più tarde e figurative conservate ai Seccatoi del Tabacco, dalle quali Lazzari trae il rigore delle forme, la tecnica e le campiture pure dei colori, complice anche una conoscenza del grande maestro nella sua adolescenza. Come lui stesso afferma “negli anni ho creato opere dove inserivo l’emozione di una scoperta, il raggiungimento di un traguardo ma anche la forte delusione data da una sconfitta. Vedo nei miei quadri una continua contaminazione e un riutilizzo di tecniche antiche su materiali moderni, linee e forme ispirate da grandi capolavori ma anche il profumo e i colori, il paesaggio della nostra terra.”