La nostra legge 157/92) recita che la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale ed internazionale. Non di pochi cittadini (cacciatori, armieri e relativi adepti), ma anche di tutti gli altri. I primi sono interessati solo a ucciderla, gli altri solo per salvarla dalla nostra incontrollabile sete di distruzione. E questo nonostante tutte le leggi internazionali, europee e nazionali siano state decretate per salvare la biodiversità
Il lupo (Canis lupus) fa parte della biodiversità, è una specie vulnerabile inserita nella lista rossa dell’IUCN (Unione Internazionale per la conservazione della natura). Sono tanti ormai i documenti, a livello internazionale, che promuovono la biodiversità, la protezione degli ecosistemi e l’attenzione verso gli animali. Ecco quindi, per chi non sa niente o poco o, magari, soltanto favole sul lupo, dati scientifici e documentati di chi studia questa specie. Negli anni ’70, non più di 100 lupi sopravvivevano in Italia, nascosti e perseguitati: paure ancestrali, pregiudizi e una sostanziale ignoranza contribuivano all’immagine negativa del lupo. Anche la legge italiana considerandolo nocivo, ne promuoveva l’eradicazione con lupare, tagliole, veleni. Attualmente, la Direttiva Habitat n. 92/43/CEE recepita in Italia con il Dpr 8 settembre 1997, n. 357, riconosce l’importanza comunitaria, l’interesse prioritario e la rigorosa protezione del lupo, proibendone la cattura, l’uccisione, la detenzione, il commercio, lo scambio, il trasporto, il disturbo……quindi l’Italia ha l’obbligo di mettere in atto tutte le più efficaci strategie di gestione e conservazione di questo animale. Il lupo è un animale timido, schivo, diffidente, elusivo, difficile da catturare e identificare perfino con le foto-trappola; vive a densità molto basse. Praticamente impossibile da osservare a meno di un colpo di fortuna. Inoltre occorre essere dei veri esperti per riconoscere le impronte, gli escrementi, il pelo e le tracce del suo passaggio. Se ci sono aggressioni si tratta di ibridi o cani inselvatichiti che hanno comportamenti diversi dal lupo (docente di zootecnia Pierisa Giacopazzi) perché non hanno paura dell’uomo. Nessun attacco all’uomo da oltre 150 anni è stato registrato.
Popolazione di lupi in Italia Nel 2018, il Ministero dell’Ambiente ha dato mandato a ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, di produrre una stima aggiornata della distribuzione e consistenza del lupo, a livello nazionale, i cui risultati saranno presentati nel primo trimestre 2022. Piero Genovesi, responsabile del Servizio Coordinamento Fauna Selvatica dell’ISPRA ha dichiarato: Tutti i progetti finora attivati su questo carnivoro hanno avuto sempre un carattere locale e circoscritto nel tempo, per cui fino ad oggi ci siamo potuti basare solo su stime ‘a estrapolazione’.
Infatti la stima dell’ANSA nel 2017 era di 2.000 lupi. Secondo il WWF nel 2016 i lupi erano 1.500.
Secondo il Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia del gennaio 2017 promosso dal Ministero dell’Ambiente, si calcolava una media di 1.580 lupi https://www.iononhopauradellupo.it/wp-content/uploads/2019/04/Piano-lupo-marzo2019.pdf
Secondo il Wolf Apennine Center i lupi nel 2017 erano stimati tra 1.400 e i 2.000. Secondo la LIPU nel 2017 i lupi erano stimati tra i 1.000 e i 2.000.
Minacce per il lupo in Italia Nel corso degli anni, per l’implementazione degli obiettivi della Direttiva europea Habitat, sono stati promossi vari progetti LIFE dedicati al lupo: IBRIWOLF, MEDWOLF, M.I.R.Co-Lupo (cofinanziato dall’Unione Europea per minimizzare l’impatto del randagismo canino sulla conservazione del lupo in Italia)………, che hanno visto la partecipazione di Parchi, Istituti, Università e ricercatori tra cui Luigi Boitani, professore di ecologia animale e biologia della conservazione presso l’Università La Sapienza di Roma, uno dei massimi esperti del lupo. Sono stati raccolti dati ma non raggiunti gli obiettivi.
Tali progetti si proponevano di far fronte a tre gravi minacce:
1. la perdita dell’identità genetica del lupo dovuta all’incrocio con i cani vaganti e randagi, neutralizzando il potenziale riproduttivo di ibridi;
2. la mortalità dovuta ad attività illegali di bracconaggio e uso di veleno, potenziando il sistema di controllo di tali attività;
3. la trasmissione di patogeni provenienti dai cani non vaccinati, riducendone il rischio.
Riepilogando: le principali minacce per la conservazione del lupo, per la sua integrità fisica e genetica sono: il bracconaggio con l’uccisione di centinaia di animali ogni anno e il randagismo/vagantismo canino per l’ibridazione/introgressione e patogenicità. Ibridazione/introgressione Gli studi sociologici hanno cercato di capire le cause che si celano dietro la mancanza di una gestione efficace del problema dell’ibridazione antropogenica (per responsabilità umana) tra cane e lupo accertando che, in una particolare zona, la frequenza di ibridazione era prossima al 30% di ibridi nella popolazione di lupi. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Frontiers in Ecology and Evolution e https://ec.europa.eu/environment/nature/conservation/species/carnivores/pdf/43-relazione_tecnica_azione_a2_ibriwolf_finale.pdf
Secondo il WWF l’ibridazione, in alcune aree, supera il 40% degli individui. La ricerca, pubblicata sulla rivista The Journal of Wildlife Management, ha stimato che sulla base di 152 campioni raccolti, corrispondenti a 39 lupi in 7 branchi differenti, i ricercatori hanno stimato una prevalenza di ibridazione del 70% https://www.uniroma1.it/it/notizia/lupo-libridazione-con-il-cane-domestico-mette-rischio-la-conservazione-della-specie. Gli individui ibridi sono difficilmente identificabili sia rispetto alle tradizionali analisi dei caratteri fenotipici (morfologici, comportamentali, ecologici) che nell’uso degli indicatori genetici che hanno comunque migliorato la ricerca. La strategia ottimale per l’identificazione dei casi di ibridazione e introgressione (una sorta di invasione permanente dei geni di una specie nell’altra, soprattutto fra ibrido e lupo) si dovrebbe basare sull’uso integrato di strumenti genetici e fenotipici. I cani randagi e i cani padronali sciolti rappresentano un insidioso problema per il lupo, come dichiara Piero Genovesi dell’ISPRA. “Cani e lupi possono ibridarsi, e questo fenomeno purtroppo è molto diffuso e in alcune parti del Paese preoccupante. L’ibridazione mette in pericolo la sopravvivenza del lupo per due motivi: gli ibridi potrebbero esibire comportamenti meno “da lupo” e creare ulteriori conflitti con l’uomo. Inoltre il rischio di introgressione genetica è serio: il patrimonio genetico del lupo rischia di perdersi, mescolandosi a quello del cane. È una minaccia subdola perché non visibile, che non incide sui numeri, ma sul patrimonio genetico”. Risulta evidente, che la presenza diffusa di cani vaganti (padronali non controllati, randagi e inselvatichiti) rappresenta una delle principali minacce per la conservazione del lupo, non soltanto. Poichè i cani conoscendo l’uomo non lo temono è più facile e concepibile pensare che siano gli ibridi ad avvicinarsi alle fattorie, alle stalle……agli animali domestici liberi.
Per risolvere il problema alla radice bisognerebbe eliminare il fenomeno del randagismo, dichiara Luigi Boitani; oppure bisognerebbe gestirlo con razionalità etologica dichiara Luigi Lombardi Vallauri.
Randagismo/vagantismo canino Nonostante la legge quadro n. 281/91 https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1991/08/30/091G0324/sg in materia di animali d’affezione e prevenzione del randagismo risalga a 31 anni fa, resta ancora lettera morta, peggio, a detta degli stessi promotori il fenomeno è andato crescendo. Nel 2012 il Ministero della Salute aveva stimato i cani randagi tra i 500 e i 700mila, ma secondo il Sindacato italiano veterinari nell’ultimo quinquennio potrebbero addirittura essere raddoppiati. Sono cifre impossibili da verificare, ma gli esperti concordano sul fatto che la tendenza sia al rialzo e che i numeri potrebbero arrivare presto a livelli incontrollabili.
Il randagismo è alimentato:
1. dalla illegale e crudele abitudine di abbandonare animali, comprese le cucciolate indesiderate;
2. dai cani padronali lasciati liberi di andare dove meglio credono, diventando quindi incontrollabili;
3. dalla dispersione sul territorio dei cani dei cacciatori durante la stagione venatoria.
Queste tre categorie, cani abbandonati, cani dispersi, cani padronali liberi, vivono vicino all’uomo perché conoscendolo non lo rifuggono, si uniscono facilmente in bande e si incrociano fra loro e con i lupi. Secondo Boitani sono tanti, soprattutto nelle zone rurali del centro e del sud Italia, sia sui monti dell’Appennino e sia lungo la costa. I cani vaganti, cani randagi e cani inselvatichiti entrano in competizione con il lupo per le risorse alimentari e costituiscono un grave pericolo sia per motivi sanitari che per il rischio di ibridazione e accentuano il conflitto con gli allevatori per i danni al bestiame provocati ed attribuiti ai lupi.
Bracconaggio Un altro grave problema per la conservazione del lupo è il bracconaggio. mI danni causati dagli ibridi e dai cani vaganti sono del tutto simili a quelli causati dal lupo ed è oggettivamente difficile distinguerli: di conseguenza vengono attribuiti al lupo anche quando questo non è responsabile.
La mortalità antropogenica del lupo, esclusi gli incidenti, è causata quindi dalle azioni del tutto illegali dell’80% dei cacciatori. Ogni anno 300 lupi muoiono per mano dell’uomo. Secondo il WWF il bracconaggio colpisce fino al 20% e secondo il Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia del 2015, colpisce tra il 15% e il 20% della popolazione. Carcasse di lupi avvelenati ( bocconi di carne farciti con cianuro o stricnina o veleni usati in agricoltura), impiccati e appesi ai cartelli stradali, strangolati, vengono rinvenute in Italia. Molti atti di bracconaggio sono poco eclatanti in quanto non tutti i bracconieri sono esibizionisti. Nonostante l’alta diffusione del bracconaggio, in decine di anni di protezione, mai nessun bracconiere è stato arrestato o denunciato anche se in molte zone i nomi sono conosciuti. Si tratta di un fenomeno omertoso. I casi di condanna sono in numero irrisorio e in nessun caso l’autorità pubblica si è costituita parte civile. Il maggior numero di episodi illegali resta impunito concedendo ai bracconieri un campo d’azione sostanzialmente incontrollato. L’attività dei bracconieri non dimostra, comunque, nessuna positiva correlazione tra uccisione di lupi e calo delle predazioni; un’evidenza scientifica confermata anche dal Ministero redattore del Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia. Il bracconaggio è individuato come la principale causa di mortalità accertata del lupo. Le percentuali di uccisione, secondo un’indagine effettuata su 115 lupi morti nel triennio 2013-2015 sono: oltre il 24,3% con armi da fuoco, avvelenato 10,5%, torturato con i lacci 6%, investito 45,6%, motivi incerti 13,2, meno dell1% per aggressione da parte di altri canidi.I conflitti tra lupo e attività zootecnica sono il principale elemento limitante la diffusione del lupo. I sistemi attuali di monitoraggio dei danni sono insufficienti e dovrebbero essere affinati. Inoltre non sempre vengono eseguite procedure di accertamento in grado di distinguere tra lupo e cani che sono in numero estremamente maggiore rispetto a quello dei lupi. Traffico illegale di ibridi Ci risulta inoltre, dalle indagini dei Carabinieri Forestali, che in Italia, ma anche in Europa, esiste un traffico illegale di ibridi allevati e venduti al prezzo di 3.000/5.000 euro e consegnati in meno di 24 ore https://greenreport.it/news/aree-protette-e-biodiversita/i-carabinieri-forestali-sequestrano-23-esemplari-di-lupo-e-di-ibridi-lupo-cane/ ibridi che si possono facilmente ordinare su internet In breve, questo traffico incide pesantemente sul problema della conservazione del lupo perché molto spesso gli ibridi non sono facili da gestire e vengono abbandonati.
Tra i cani randagi e gli ibridi “prodotti” per lucro, il lupo ha una prospettiva di sopravvivenza difficile, nonostante l’aumento della popolazione.
Dovetti guardare la verità in faccia ed allora compresi la crudeltà della caccia. Ora in essa non vedo che un atto inumano e sanguinario, degno solamente di selvaggi e di uomini che conducono una vita senza coscienza, che non si armonizza con la civiltà e col grado di sviluppo morale a cui noi ci crediamo arrivati. Lev Nikolaevic Tolstoj in “Contro la caccia e il mangiar carne”.
Mariangela Corrieri Presidente Associazione Gabbie Vuote ODV Firenze