La mappa dei bombardamenti e delle ferite della seconda Guerra Mondiale a Citta’ di Castello e in altotevere vista dall’alto

Eccezionale documento e scatti inediti reso pubblico per la prima volta. Di grande valore storico realizzato con macchine fotografiche fissate alle carlinghe degli aerei grazie alla tecnologia che poi è stata sviluppata nei decenni successivi – Presentato nell’ambito dei 25 anni di “Architettura e territorio” dall’ingegner Giovanni Cangi presso il Polo Tecnico “Franchetti-Salviani”  La mappa dei bombardamenti e delle ferite della seconda Guerra Mondiale a Citta’ di Castello e in altotevere vista dall’alto: documento e scatti inediti di grande valore storico realizzati con macchine fotografiche fissate alle carlinghe degli aerei grazie alla tecnologia che poi è stata sviluppata nei decenni successivi.

Mai prima d’ora era stato reso pubblico. E’ accaduto nel corso In occasione della cerimonia di presentazione del  venticinquennale della Collana “Architettura e Territorio”, promossa dall’Istituto Tecnico Franchetti Salviani: scatti, planimetrie dettagliate corredate da didascalie storiche dettagliate pubblicati nel  “Quaderno n. 11 “L’ALTA VALLE DEL TEVERE SOTTO I BOMBARDAMENTI DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE” con la collaborazione di TECNOCAT Geometri, Istituto “Venanzio Gabriotti”, Associazione Geometri Alto Tevere e Collegio Geometri della Provincia di Perugia e con il patrocinio del Comune di Città di Castello. Nell’intervento di apertura, Marco Conti, co-coordinatore della Collana “Architettura e Territorio”,  ha ricordato le precedenti pubblicazioni: 10 Volumi inerenti le Chiesa di Userna, Fiume, Pieve delle Rose, Bonsciano, Paterna, Scalocchio, Pieve di Montone e Pieve dè Saddi. al Castello di Montalbano ed al mulino di Vallurbana, per i tipi di Petruzzi Editore e 10 Quaderni relativi a Duomo di Sansepolcro, Repubblica di Cospaia, Territorio di Lerchi, Itinerari storici altotiberini, Orientamenti  sacrali e astronomici, Leonardo cartografo in Valtiberina, Tradizioni di culto in Valcerfone, Mulini idraulici, Ordini religiosi cavallereschi e Valle del Vertola a San Giustino. La collana ha visto l’impegno a vari livelli di 400 studenti, 5 Dirigenti Scolastici, 40 docenti, 5 non docenti, 10 privati e proprietari degli immobili, 60 fra enti, istituzioni e associazioni, 30 imprese ed aziende e 100 fra esperti, cultori, liberi professionisti ed amici.L’autore, Giovanni Cangi (vero e proprio “luminare” del settore, ingegnere civile, Associato di Ricerca presso l’ITABC, Istituto per le Tecnologie Applicate ai BB.CC. del CNR) ha quindi presentato le immagini relative ai due voli di ricognizione del territorio altotiberino effettuati dalla R.A.F. (Royal Air Force) la mattina del 19 e il pomeriggio del 26 maggio 1944: otto fotogrammi conservati a Roma presso la Fototeca dell’ICCD (Istituto Centrale Catalogo e Documentazione) del MiBAC.  “Le foto aeree della R.A.F. – ha precisato Cangi – sono dei documenti di grande rilevanza storica per l’acquisizione di  elementi preziosi conoscere il paesaggio rurale e comprendere l’evoluzione urbanistica del territorio. Ripresa dai ricognitori delle forze alleate, la valle si rivela in tutta la sua bellezza nei molteplici appezzamenti dei terreni, negli elementi lineari disegnati dalla rete viaria e da quella ferroviaria, nelle linee sinuose dei tratturi che segnano le alture e nelle linee dei torrenti e del biondo Tevere, che la attraversano. Allo stesso tempo, emerge in tutta la sua drammaticità il forte contrasto tra la bellezza del territorio e gli effetti dei bombardamenti, in particolare in alcune aree maggiormente colpite, con un paesaggio lunare disseminato di crateri”. Le fotografie in bianco e nero rivelano inoltre a distanza di tempo, e in maniera nitida, i segni del conflitto bellico lasciati sul terreno, riferite ai centri di Umbertide, Santa Lucia, Città di Castello, Riosecco, Piosina, Cerbara, Selci, Lama, Titta, San Giustino e Sansepolcro. Fondamentale è quindi la possibilità di individuare zone a rischio per la presenza di bombe inesplose, grazie a un alto grado di leggibilità che permette una effettiva localizzazione dei punti di impatto. I primi bombardamenti in Italia risalgono al giorno successivo all’entrata in guerra contro l’Inghilterra e la Francia nel giugno 1940, mentre l’ultimo avvenne nel maggio 1945. Cinque lunghi anni segnati da attacchi aerei. Alcune stime parlano di un milione di bombe sganciate sul suolo italiano, parte delle quali, per malfunzionamento, non esplosero. Ogni anno si verificano ancora ritrovamenti di questi ordigni pericolosi, comunque in modo meno frequente rispetto ai proiettili d’artiglieria, razzi, granate, bombe a mano, munizioni di armi portatili.Il sindaco Luca Secondi e la dirigente scolastica del Franchetti-Salviani, Valeria Vaccari,  hanno sottolineato la peculiarità di uno studio meno legato al libro di testo ed aperto alla realtà locale, in cui gli studenti mentre acquisiscono conoscenze e competenze, diventano risorsa futura per il territorio in cui saranno chiamati ad operare. Pietro Chitarrai in rappresentanza del Collegio Geometri ha rimarcato l’importanza della collaborazione consolidatasi nel tempo con l’istituto che permette ai futuri geometri di affrontare tematiche professionali a partire dal percorso di studi. Alvaro Tacchini, studioso e presidente dell’Istituto Gabriotti, ha presentato la pubblicazione indicando come lo studio tratti opportunamente in modo succinto gli eventi militari, suggerendo comunque interessanti piste di ricerca, mentre presenta la documentazione fotografica inedita come straordinaria fonte di informazioni, sia sull’impatto dei bombardamenti, sia sulle caratteristiche del territorio all’epoca. Considerate le epocali trasformazioni economiche e sociali che sarebbero avvenute di lì a pochi anni, le foto permettono di calarsi, anche con una certa emozione, in una realtà paesaggistica ormai consegnata definitivamente al passato. In conclusione,  Nadia Burzigotti, cultrice di storia locale ed autrice dei testi, ha indicato come il quaderno non narra in maniera dettagliata gli eventi bellici che hanno interessato l’Alta Valle del Tevere, ma tenta di ricostruire una cornice storica del periodo attraverso testimonianze raccolte proprio in occasione dei bombardamenti, di cui ha dato lettura nel suo intervento.

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