CITTA’ DI CASTELLO – Corsi di cucina creativa e solidale: giovani allievi a scuola per diventare chef, magari “stellati”, preparando piatti e pasti per chi ha bisogno e si trova in difficoltà. Al via da oggi per quattro mesi “cuciniAmo” inedito progetto di impresa simulata presso le aulee e cucine dell’Asp “G.O. Bufalini”
Dal laboratorio e i “fornelli” del centro di formazione professionale alla “mensa” della Caritas. Corsi di cucina creativa e solidale: a scuola per diventare chef, magari “stellato”, preparando piatti e pasti per chi ha bisogno e si trova in difficoltà. Per quattro mesi, a partire da oggi, i giovani allievi del percorso di Istruzione e Formazione Professionale per Tecnico di cucina presso l’Asp “G.O. Bufalini” di Citta’ di Castello (unica Azienda di Servizio alla persona di natura Pubblica dell’intero territorio nazionale con missione nella Formazione Professionale) saranno anche aspiranti cuochi a servizio della Caritas diocesana e prepareranno i pasti per gli utenti della struttura in continua crescita. Nel progetto di impresa simulata intitolato “cuciniAMO”, una delle prime esperienze a livello nazionale, saranno infatti coinvolti gli studenti del primo anno del percorso di Istruzione e Formazione Professionale per Tecnico di cucina, si tratta di 5 allievi, di cui alcuni minori non accompagnati che saranno accompagnati in questa esperienza dai docenti di cucina, Andrea Cesari, Luigi Manganelli e Lucio Valcelli. I ragazzi ogni mercoledì, giovedì e venerdì fino al 30 giugno prossimo faranno insieme al cuoco della mensa Caritas la verifica delle derrate alimentari in loro possesso e creeranno, in base alla dotazione alimentare a disposizione, settimanalmente un menù, che a rotazione potrà prevedere la preparazione di un primo o un secondo o un contorno nel numero richiesto necessario, in modo che i relativi pasti da asporto possano essere distribuiti giornalmente in aggiunta a quelli preparati della cucina della Caritas. “I nostri percorsi di Istruzione e Formazione Professionale prevedono che i ragazzi del primo anno, iscritti dopo il conseguimento del diploma di scuola secondaria di primo grado siano impegnati per oltre 500 ore in un’attività di impresa simulata nel settore dello specifico indirizzo, con l’obiettivo di fornire loro sia alcune nozioni realmente spendibili nel contesto produttivo locale per sviluppare un’idea imprenditoriale che le basi del lavoro per definire, in maniera cooperativa con il gruppo-classe, l’idea di fondo di un’impresa e le relative problematiche ed opportunità”, ha dichiarato il Presidente dell’Asp G.O. Bufalini, Giovanni Granci, oggi nel corso della conferenza stampa di presentazione assieme direttore Marco Menichetti, al direttore della Caritas Diocesana di Citta’ di Castello, Gaetano Zucchini, e agli amministratori dei comuni di Citta’ di Castello e San Giustino e i docenti del corso. “Quest’anno abbiamo deciso di gestire il progetto di Impresa formativa simulata andando oltre la “logica aziendale e produttiva” dedicandola a far conoscere ai ragazzi coinvolti una realtà sociale molto importante. Per questo abbiamo attivato una collaborazione con la Caritas di Città di Castello e con la sua mensa per permettere agli allievi di fare un’ esperienza formativa più profonda. Ci siamo resi conto che poteva essere un’occasione di crescita sociale dei nostri ragazzi: l’obiettivo sarà quello di cogliere e di evidenziare, a partire dalle situazioni e dalle storie incontrate sul territorio, elementi di prospettiva e di speranza. Esempi concreti di risposta e resilienza capaci di farsi carico delle situazioni di marginalità e vulnerabilità affiorate nel corso della pandemia nel nostro territorio, dando luogo ad una serie di triangolazioni positive, che possano far cogliere l’importanza di lavorare in rete, assumendo responsabilità diverse ma condivise”. “La crisi socio economica degli ultimi anni, generata da molteplici fattori (pandemia, guerra, inflazione) ha determinato anche nel nostro territorio difficoltà per molti a soddisfare esigenze primarie”, ha precisato il direttore della Caritas, Gaetano Zucchini. La Caritas Diocesana di Città di Castello cerca di intervenire nei limiti delle sue possibilità per sostenere persone e famiglie in situazioni di particolare vulnerabilità: basti pensare che nell’anno 2022 i Centri di Ascolto hanno effettuato circa 930 colloqui che hanno evidenziato difficoltà al sostentamento alimentare, problematiche abitative, occupazionali e di varia natura. Nel corso dell’ultimo biennio, in particolare, l’attività correlata al sostegno alimentare nella Diocesi è cresciuta in maniera esponenziale fino ad arrivare agli attuali 100/110 pasti giornalieri preparati presso la Mensa Caritas, di cui circa 40/50 distribuiti in presenza e 60/65 in modalità di asporto, sostenendo così persone sole( italiane e straniere) e circa 50 famiglie, senza dimenticare l’azione effettuata all’interno dell’esperienza dell’Emporio della Solidarietà San Giorgio a cui afferiscono ormai 550 nuclei familiari (circa 1500 persone). “Sostenere tale impegno – ha proseguito Zucchini – è reso sempre più difficoltoso dall’ingente mole di lavoro ,grazie al contributo del personale Caritas e dei volontari e dall’approvvigionamento del materiale alimentare -i cui costi risultano aumentati considerevolmente- dato che il recupero delle eccedenze alimentari non soddisfa pienamente tale attività.” “Per tale motivo, nell’abitudine di Caritas diocesana di collaborare con le realtà del territorio, abbiamo chiesto la possibilità di un aiuto; la richiesta è stata accolta favorevolmente dall’ASP GO BUFALINI con la quale abbiamo stipulato una convenzione per l’attivazione del Progetto “CuciniAMO” sotto la forma di un’impresa formativa simulata che si tradurrà nell’impegno da parte dei ragazzi della Scuola di preparare una portata del menù per tre giornate alla settimana, sostenendo e favorendo così la distribuzione alimentare. Al di là dell’obiettivo prefissato, riteniamo importante sottolineare come l’attività della Scuola e degli studenti si traduca generosamente in gesti concreti verso i più fragili: un segnale di grande sensibilità che va a testimoniare quella “carità creativa” che ci ricorda spesso Papa Francesco. Convinti che facendo rete si possa rispondere meglio ai bisogni del territorio, ringraziamo ancora la disponibilità dell’ASP GO BUFALINI sperando che un esempio di collaborazione simile possa essere raccolto da altri soggetti ed imprese”, ha concluso Zucchini. Plauso e sostegno all’iniziativa anche dal Vescovo, Monsignor Luciano Paolucci Bedini che impossibilitato ad intervenire alla conferenza stampa ha sottolineato con una nota, “il duplice valore del progetto, che rappresenta un dono per la Caritas ma anche un dono per i ragazzi che pur imparando un mestiere a scuola imparano a pensarsi nel mondo, cittadini solidali. Una catena solidale fra scuola, volontariato e Caritas destinata a rappresentare un modello positivo da seguire in futuro”. Anche gli amministratori pubblici del comuni di Citta’ di Castello e San Giustino hanno definito il progetto di cucina solidale “una straordinaria occasione di sinergia fra il mondo della scuola e formazione professionale con strutture come la Caritas diocesana da sempre in prima linea nel garantire ai più fragili e alle persone in difficoltà aiuti concreti e sostegni a partire da quelli primari per il sostentamento vitale come l’alimentazione attraverso pasti adeguati”: “siete – hanno detto – un esempio per tutti, a partire dalle istituzioni che saranno sempre al vostro fianco”.
LA SCHEDA
Il 21 novembre del 1909 una pubblica manifestazione nel Palazzo Municipale sancì la nascita della Scuola Operaia di Città di Castello, a lungo promossa dai migliori intellettuali locali. A quel tempo la maggior parte dei cittadini viveva nelle campagne dove l’attività prevalente era senz’altro l’agricoltura. La crescente necessità di lavoro e di nuove occupazioni spinse molti a cercare lavoro all’estero anche se un certo dinamismo stava nascendo nell’industria meccanica. Piccole botteghe di falegnami, fabbri, decoratori e scalpellini sopravvivevano faticosamente in angusti e poco salubri ambienti insegnando ai garzoni una professionalità ricca di saperi tradizionali, ma ormai insufficiente in un mondo che richiedeva sempre più prodotti nuovi, conoscenze tecnologiche, raffinatezza e precisione di esecuzione. Il primo anno frequentarono 46 allievi divisi in due classi e altri 40 presero parte al corso domenicale. Degli ampi orizzonti della Scuola Operaia portano testimonianza anche le gite di istruzione organizzate nei primi anni. Giovani che conoscevano ben poco di quanto esistesse oltre la loro città e il suo contado ebbero l’opportunità di visitare realtà, aziende e scuole dei territori limitrofi accrescendo notevolmente la loro esperienza. La scuola continuò la sua attività anche durante la Grande Guerra, tant’è che nel 1916 la scuola contò ben 114 iscritti. Ad alimentare concrete speranze nello sviluppo della scuola furono le vicende del marchese tifernate Giovanni Ottavio Bufalini che, deceduto nel 1896, aveva disposto che una parte ingente del suo patrimonio venisse devoluto a favore di “una istituzione di beneficenza” a favore di esercenti arti e mestieri nei comuni di Città di Castello e San Giustino. Fu così che nel 1920 la scuola diventò “Officina Operaia Gio. Ottavio Bufalini”. Dal punto di vista della formazione professionale la “Bufalini” divenne il punto di riferimento soprattutto di quei giovani che non potevano, o volevano, proseguire gli studi dopo la scuola elementare e abbisognavano delle competenze per inserirsi presto e bene nel mondo del lavoro. Oltre 100 ragazzi fra i 14 e 18 anni oggi all’Asp “G.O. Bufalini”, ogni giorno animano le aule e i laboratori della struttura alla ricerca di una professionalità e di una concreta possibilità di trovare un lavoro anche nell’ambito delle nuove professioni come quelle della cucina, ristorazione e bar. I laboratori di cucina hanno la finalità di raggiungere l’acquisizione di autonomie sul piano funzionale in un contesto stimolante e gratificante, attraverso la socializzazione e la collaborazione, il rispetto gli altri e delle loro identità, il saper stare insieme, il condividere spazi e materiali. Questa famiglia professionale ingloba differenti figure tra loro apparentemente distanti per funzioni e compiti specifici, ma che sono accomunate tutte dall’erogazione del servizio. Le figure del cuoco del cameriere e del pasticcere fanno parte a pieno titolo della famiglia professionale turistico-alberghiera per varie ragioni. ll laboratorio diviso in 4 ambienti (palestra gastronomica di cucina, pasticceria, pizzeria e una zona lavaggio) ricreano integralmente una cucina professionale di circa 250 mq, dotati di tutte le attrezzature e minuteria necessarie alle esercitazioni pratiche nei corsi del settore ristorazione. Nello stesso settore si inserisce anche l’operatore dei Servizi di Ristorazione del settore Sala-Bar che accoglie i clienti e li assiste durante il consumo dei pasti. Esegue con discreta autonomia tutte le fasi riguardanti il servizio ristorativo, nonché le principali attività inerenti il servizio bar. È in grado di partecipare alle operazioni relative al conto. Sa utilizzare le attrezzature di cui cura e controlla anche la pulizia nel rispetto delle principali norme HACCP e della sicurezza. È responsabile dell’aspetto e delle dotazioni delle sale. Conosce i principi nutritivi e di conservazione degli alimenti. Conosce gli impianti delle strutture ristorative e dei reparti con i quali è in grado di stabilire rapporti di collaborazione ed integrazione. È in grado di partecipare alla preparazione ed allo svolgimento di eventi, feste, banchetti, buffet. Ha una buona formazione culturale e una preparazione professionale flessibile e polivalente. Il laboratorio ricrea integralmente una sala-bar ed una sala ristorante con 100 posti disponibili.