Cordoglio unanime delle forze politiche. La sorella: “No pace con chi non si è scusato”. Meloni in una lettera: “Tenere viva la memoria”. L’assessore Gotor: “C’è il progetto di un murale” Cinquant’anni. Tanto è passato dalla notte tra il 15 e il 16 aprile del 1973 quando a Primavalle, in una palazzina di via Bernardo da Bibbiena 33 un incendio doloso uccise Virgilio e Stefano Mattei di 22 e 8 anni.
Un’azione portata a termine da un gruppo di militanti di Potere Operaio e che aveva come bersaglio Mario Mattei, segretario della sezione del Movimento sociale italiano. Lui scampò alla strage e il resto della famiglia riuscì a fuggire. “Una delle pagine più buie”, l’ha definita oggi Giorgia Meloni che ha voluto indirizzare una lettera all’associazione Mattei. Meloni, come detto, ha affidato ad una lettera il proprio ricordo. “Il 16 aprile di cinquant’anni fa l’Italia e Roma hanno vissuto una delle pagine più buie della storia nazionale”, esordisce la Premier. “Il popolo italiano ha saputo superare quegli anni così duri. Non lo ha fatto senza difficoltà. Le cicatrici delle profonde ferite subite ne sono il segno concreto e, spesso, tornano a far male. Non possiamo cancellare la storia o chiedere alle famiglie delle vittime di dimenticare ciò che è successo. Non possiamo restituire la vita ai troppi giovani che l’hanno sacrificata ad un’ingiusta violenza. Quello che possiamo fare oggi è tenere viva la memoria di quanto accaduto, per evitare il pericolo di ricadute e condurre l’Italia e il nostro popolo verso una piena e vera pacificazione nazionale. È l’obiettivo che l’Associazione Fratelli Mattei persegue fin dalla sua fondazione e che era nel cuore della signora Anna, donna straordinaria che non ha mai smesso di chiedere giustizia per i suoi figli e che ha impegnato tutta la sua vita con la forza della testimonianza. È l’obiettivo che mi auguro tutte le forze politiche, le Istituzioni, le agenzie educative e la società vogliano porsi per trasmettere alle nuove generazioni un messaggio di rispetto e tolleranza. Perché nel confronto politico non ci siano più nemici da abbattere o da distruggere, ma soltanto avversari, con i quali confrontarsi civilmente e nel riconoscimento reciproco”.
Ricordiamo che per il rogo di Primavalle l’unico a finire in carcere fu Achille Lollo (morto a Trevignano all’età di 70 nell’agosto del 2021) condannato a 18 anni in appello per incendio doloso, duplice omicidio colposo e uso di esplosivo e materiale incendiario assieme agli altri due imputati Marino Clavo e Manlio Grillo (rimasti latitanti senza mai scontare neppure un giorno di reclusione). La sentenza escluse l’aggravante di terrorismo. Lollo si rifugiò in Brasile prima della sentenza definitiva della Cassazione e la sua pena venne dichiarata estinta il 12 ottobre del 2003. Nel 2005, in una intervista, ammise di avere realizzato, con altri, un attentato dimostrativo con una bomba artigianale non esplosa, rivolto a Mario Mattei, ma sostenne sempre di non aver incendiato la casa con la benzina.. Sei anni dopo fece rientro in Italia e spiegò che l’azione venne eseguita da un gruppo di sei persone in tutto (lui compreso) e che doveva essere solo dimostrativa