Giovani e disagio

AREZZO – Le idee e i progetti condivisi fanno la differenza. Sì alla consulta per l’infanzia e l’adolescenza e no ai patti educativi pensati dalla vicesindaca Patti educativi di comunità e Patto educativo per Arezzo: formule quasi identiche ma che celano una sostanza antitetica.

I primi sono l’ultimo escamotage in ordine di tempo della vicesindaca Lucia Tanti per dare una sterzata dirigista a una tematica che richiederebbe invece ascolto e condivisione. Tali patti si sostanziano in un documento redatto da poche mani, sicuramente frutto del pensiero di una sola testa, dopo di che s’invitano gli altri soggetti, che si finge di rendere protagonisti, ad esempio le scuole, a prendere o lasciare. E questo temo sia solo l’inizio visto che la stessa vicesindaca, quando annunciò i patti di comunità durante il Consiglio Comunale dedicato al disagio giovanili, ebbe a dire che stava, appunto, cominciando un nuovo percorso. Figuriamoci la prosecuzione. Agli antipodi sta il Patto educativo per Arezzo nato dopo alcuni eventi accaduti in città per opera di associazioni e cittadini uniti per cooperare e coordinare iniziative volte ad aiutare i giovani, aretini e non, al fine di evitare il ripetersi di episodi di violenza. I rappresentanti di questa rete hanno preso la parola nel corso del Consiglio Comunale sopra citato proponendo l’istituzione di una consulta per l’infanzia e l’adolescenza che possa fungere da strumento di raccolta di esperienze e buone prassi, di stimolo all’ascolto, di proposta verso l’amministrazione comunale. Una sede dove confluiscano le più varie esperienze, di lavoro, di ricerca, di pensiero e che si proponga sia in termini consultivi che eventualmente operativi per perseguire la tutela delle giovani generazioni. Dì là, un assessore che persegue la sua visione politica, di qua tanti protagonisti che procedono in sintonia per un obiettivo sociale.

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