LA MIA CASA NON È UN ALBERGO

  Ancora le IMPRESE chiamate a pagare per le azzardate interpretazioni dell’agenzia del Territorio. Continua l’assurdo atteggiamento delle agenzie di Stato che anziché attenersi a quanto definito dai decreti legge ne modificano il contenuto.   La denuncia parte dell’Associazione delle Partite IVA APIT ITALIA. Il presidente Massimo Gervasi ha dichiarato: «Le azioni dell’Agenzia del territorio (ex catasto) sono in contrasto con la legge regionale Toscana sul turismo, non solo, sono loro stessi incoerenti su quanto dichiarato dalla stessa Agenzia centrale di Roma.

Oossia: “I requisiti delle strutture ricettive devono essere equiparate alle abitazioni civili, ossia con classe catastale A e non D2-; riportando quindi quanto la legge stessa sottoscrive: – l’utilizzo di civili abitazioni per le attività ricettive extralberghiere non comporta modifica di destinazione d’uso-“. Accade invece che l’Agenzia del territorio, in molte province toscane, sta modificando d’ufficio la destinazione d’uso degli immobili dove il proprietario ha aperto attività di affittacamere o B&B con partita iva, passandoli da civile abitazione ad albergo». «Assurdo – ha sottolineato Gervasi di APIT – se pensiamo che per aprire un albergo il requisito minimo è di sette camere, mentre le strutture ricettive professionali vanno da 3 a 6 camere». Sta di fatto che molte attività extraricettive professionali preferiscono chiudere la Partita iva e diversificare; il rischio è che si crei un pericoloso abusivismo di ritorno che inquina il mercato. Già in passato APIT ITALIA ha chiamato in causa la Regione Toscana (sempre più sorda e cieca) chiedendo di porsi come parte attiva con la Direzione Generale della Agenzia del Territorio per risolvere una volta per tutte la questione, che, secondo Massimo Gervasi, nasce da interpretazioni errate della normativa ed è in aperto contrasto con la Legge regionale sul turismo. Ma il vero problema, secondo Gervasi, consiste nell’atteggiamento dell’agenzia del Territorio il cui compito sarebbe quello di far rispettare e rispettare egli stessa la legge e adoperarsi SOLO nella riscossione dei tributi, e non sostituirsi al legislatore modificandone a proprio vantaggio i decreti. Continua Gervasi: «Trasformare la classe catastale di un immobile non solo cambia la destinazione d’uso dell’immobile stesso, ma ne comporta anche: perdita del beneficio dell’eventuale Prima casa, dover pagare quindi l’iva al 22% anziché 4%, aumento spropositato dell’IMU e quindi l’aumento esponenziale delle imposte locali; tutto a vantaggio anche delle casse comunali, che naturalmente tacciono… è così che molti proprietari di affittacamere si ritrovano improvvisamente evasori e debitori con lo Stato». Qualcuno preferisce chiudere immediatamente la Partita iva, altri invece preferiscono adeguarsi alle richieste e pagare. C’è invece chi non ha accettato un simile sopruso ed ingiustizia. Alcune testimonianze hanno dell’incredibile: «Dopo 10 anni di processi contro l’agenzia del Territorio, ho vinto anche in cassazione, ma da lì a poco, la stessa agenzia del territorio mi ha inviato una nuova notifica, gemella alla precedente, rimettendo tutto in discussione; un vero accanimento, ha confessato un imprenditore hai responsabili di APIT». Dall’altra parte anche i professionisti come geometri e architetti riscontrano molto spesso pareri discordanti, tra quanto dichiarato dagli uffici del catasto del comune e gli uffici del catasto dell’agenzia del Territorio. Parlano due lingue diverse – ha concluso Massimo Gervasi – serve intervenire immediatamente, sospendendo le attività ispettive».

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