Pompei, trovati due scheletri nella casa dei Casti amanti.

Il terremoto accompagnò l’eruzione. Due uomini, di circa 55 anni, giacevano riversi su un lato, travolti dalla morte improvvisa e violenta. Gli scheletri evocano tutto il dramma, in quella loro posizione che sembra cristallizzare il tempo. Sono passati duemila anni.

Sono stati ritrovati a Pompei, nella Casa dei Casti Amanti, sigillati negli strati di cenerite di un ambiente di servizio. Dobbiamo immaginarlo in dismissione all’epoca, per probabili interventi di riparazioni o ristrutturazione in corso nella casa. È qui che si erano rifugiati in cerca di protezione con lo scoppio dell’inferno, in quella giornata d’autunno del 79 d.C. I dati delle prime analisi antropologiche sul campo – pubblicati nell’E-journal degli scavi di Pompei – indicano che entrambi gli individui sono morti verosimilmente a causa di traumi multipli causati dal crollo di parti dell’edificio. E come ogni scavo, il contesto è sempre prezioso. Durante la rimozione delle vertebre cervicali e del cranio di uno dei due scheletri, sono emerse tracce di materiale organico, verosimilmente un involto di stoffa. All’interno sono state trovate, oltre a cinque elementi in pasta vitrea identificabili come vaghi di collana, sei monete. Due denari in argento: un denario repubblicano, databile alla metà del II sec. a.C., e un altro denario, più recente, da riferire alle produzioni di Vespasiano. Le restanti monete in bronzo (due sesterzi, un asse e un quadrante), erano anch’esse coniate durante il principato di Vespasiano e pertanto di recente conio.  

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