Vendite al dettaglio in calo: la fine del declamato e presunto successo delle politiche del governo?

Il calo delle vendite al dettaglio del mese di giugno sono il preambolo di quello che poi è successo con l’inflazione a luglio, calo (1). Andamento negativo essenzialmente per il volume, cioè i consumatori acquistano meno perché i prezzi sono troppo alti

Piano piano stiamo arrivando al dunque. Solo qualche mese fa il governo esultava e si dava meriti per il calo dell’inflazione dopo le fiammate dovute ai prezzi energetici andati alle stelle dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Il calo, all’epoca, era dovuto al recupero della crisi energetica essenzialmente a livello europeo, con le tariffe del gas riportate a livelli pre-invasione e anche meno (2). Calo anomalo perché non accadeva altrettanto per beni di primaria necessità come gli alimentari e con i prodotti lavorati dell’energia (le offerte dei gestori all’utenza finale) comunque in crescita. L’inflazione ora è in crescita, di poco (3), ma è preoccupante l’inversione della precedente tendenza al ribasso. Il calo delle vendite al dettaglio è un macigno che fa luce su tutta la politica economica governativa. Non basta declamare, fare riunioni con le categorie, creare commissioni, mostrare la propria mascella risoluta agli stranieri (europei inclusi) sostenendo la propria bellezza, forza, risolutezza, capacità… occorrono anche i fatti. E questi sembra che non ci siano: i “freddi” numeri delle statistiche Istat stanno raggelando il calore dell’entusiasmo e del cuore nazionale con cui hanno cercato di farci credere che per star bene sia sufficiente amare la propria nazione, costi quel che costi. L’elenco del disastro che ci porta ai numeri di oggi è lungo: benzina, taxi, balneari, salari, mutui, negazionismo climatico, turismo, sicurezza, informazione telecomandata della Rai, trasporti…. ogni aspetto della nostra vita ha cominciato ad essere pervaso dal parlarsi addosso invece dei fatti, dall’esaltazione della propria bellezza invece di applicazioni della stessa..e quand’anche alcune eccellenze siano state valorizzate (turismo, gastronomia, arte, storia per esempio) lo si è fatto minimizzando valori e rendimenti, trasformando le difficoltà in virtù (che è stato deciso per la mancanza di forza lavoro?), facendosi schiacciare da un’economia che, invece di essere indirizzata, è usata solo a vantaggio del proprio potere e di quello delle varie corporazioni. Abbiamo l’impressione che siamo all’inizio di un declino che si sta velocemente trasformando in dèbacle.
Un appello ai consumatori: occhio ai sorrisi, ai lustrini e agli inviti a nazionalismi di ogni tipo che indicano il capro espiatorio in Europa o nel resto del mondo. Facendosi ammaliare si alimenta l’attuale incompetenza, pressapochismo e incapacità. Ce lo dicono i numeri….

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