14settembre 2023 dalle ore 18 Pieve Santo Stefano (arezzo) Al via giovedì 14 settembre il 39° Premio Pieve Saverio Tutino: si comincia alle 18 presso l’Asilo Umberto I, ex convento e futura sede dell’Archivio Diaristico Nazionale e del Piccolo museo del diario, con la mostra fotografica Caro Saverio a cura di Loretta Veri e Luigi Burroni, e l’esposizione Le custodi della memoria di Elena Merendelli, curata da Matilde Puleo.
Sempre all’Asilo ma nello spazio del Giardino della memoria, intitolato a Tutino lo scorso 7 luglio, si prosegue con l’omaggio a Don Lorenzo Milani con la giornalista Sandra Gesualdi che presenterà il libro La scuola più bella che c’è(Mondadori 2023) di Francesco Niccolini, in dialogo con Luigi D’Elia, regista e interprete dello spettacolo teatrale Cammelli a Barbiana in scena alle 21:45 al Campo alla fiera
LE MOSTRE Storici collaboratori del fondatore dell’Archivio, Loretta Veri e Luigi Burroni spiegano a proposito della mostra Caro Saverio «Chi Saverio Tutino lo ha frequentato o anche solo incontrato, non può fare a meno di riconoscerlo in certe gestualità delle mani, nella mimica facciale, nello sguardo appuntito che certi scatti fotografici hanno saputo catturare. La mostra dedicata a Saverio Tutino parte dal Premio Pieve 2023, anno del centenario della nascita, per arricchirsi nel corso dei prossimi anni con nuove immagini e nuovi contributi». Appassionata di disegno e di tutte le forme d’arte, per la mostra Le custodi della memoria Elena Merendelli, artista di Anghiari, ha realizzato appositamente per lo spazio dell’Asilo tre installazioni, esposte all’aperto, creando una profonda integrazione con lo spazio. Le tre sculture raccontano brani di esistenze, memorie, narrazioni che oltrepassano le forme o la storia. La curatrice Matilde Puleo introdurrà la mostra «Esistono luoghi che sembrano fatti per essere interpretati dagli artisti. Sono territori che si sposano perfettamente con le sensibilità e perfino con le loro modalità operative. Elena Merendelli sa che i luoghi sono una narrazione. Intende riconoscere in essi tracce, ricordi, dimenticanze e segni tangibili di ciò che è stato». Sono invece allestite a Palazzo Pretorio Il tesoro dell’Archivio curata da Cristina Cangi, nella quale l’Archivio offre in esposizione il suo “tesoro”, alcune tra le più belle testimonianze giunte a Pieve Santo Stefano nel corso dell’ultimo anno; e alle Logge del grano disegnami2023, la mostra che da cinque anni accompagna la raccolta di diari di migranti DiMMi con disegni che trasformano in immagini le narrazioni migratorie. A cura di Giovanni Cocco, Lorenzo Marcolin, Maria Virginia Moratti, Fausto Tormen, e Mihaela Suman, una delle autrici dei diari di DiMMi. Nel taccuino disegnami2023 ci saranno quattro facciate di suoi disegni relativi al suo stesso diario presente in DiMMi.
LE MOSTRE Al Giardino della memoria alle 19 Sandra Gesualdi presenterà il libro La scuola più bella che c’è (Mondadori 2023), un omaggio a Don Lorenzo Milani di Francesco Niccolini. Assieme alla giornalista interverrà inltre Luigi D’Elia, regista e interprete dello spettacolo teatrale Cammelli a Barbiana, in scena al Campo alla fiera alle 21:45. Nelle parole di Niccolini e D’Elia, autori del testo teatrale: «Un ragazzo ricco, sorridente e pure bello. In lotta con la scuola e la sua famiglia. I domestici di casa lo chiamano “signorino”, e a lui non va giù. Ma è un figlio di papà che mentre i ragazzi della sua età vanno a combattere per Mussolini, studia da pittore. Eppure, sotto le bombe dell’estate del ‘43 lascia la sua bella e comoda vita per farsi prete, senza immaginare che da lì a una decina d’anni verrà esiliato in mezzo ai boschi dell’Appennino toscano dalla sua stessa Chiesa. Ma proprio lassù questo ragazzo ricco, sorridente e pure bello darà vita – con pochi ragazzi di mezza montagna – al miracolo della Scuola di Barbiana, diventando il maestro più rivoluzionario, dinamitardo e rompicoglioni del dopoguerra italiano: don Lorenzo Milani. La storia di Lorenzo, prete, maestro e uomo è la storia di una scuola nei boschi, dove si fa lezione tra i prati e lungo i fiumi, senza lavagna, senza banchi, senza primo della classe e soprattutto senza somari né bocciati. Lassù c’è tutto il tempo che serve per aspettare gli ultimi. “Cammelli a Barbiana” è un racconto a mani nude, senza costumi e senza scena. Un racconto duro, amaro, ma allo stesso tempo intessuto di tenerezza per quel miracolo irripetibile che è stato Barbiana, e con tutta la sorpresa negli occhi di quei ragazzi dimenticati che, un giorno, videro un cammello volare sulle loro teste».
Archivio Diaristico Nazionale | Premio Pieve Saverio Tutino 2023 Francesca Venuto, Daniele Gigli