Non esistono prove scientifiche che dimostrano l’efficacia della terapia Di Bella nella cura dei tumori La cosiddetta multiterapia Di Bella è un insieme di diverse molecole, tra cui ormoni, farmaci chemioterapici e vitamine. Non esiste una formulazione rigorosa della cosiddetta terapia in termini di quantità e somministrazioni, in quanto il metodo prevede che sia modificata a seconda del singolo paziente Luigi Di Bella (1912-2003) è stato un fisiologo italiano che ha lavorato per molti anni all’Istituto di fisiologia umana dell’Università di Modena.
Tra il 1997 e il 1998 i media diedero ampia risonanza alla sua affermazione di avere messo a punto un metodo di cura dei tumori parzialmente alternativo alla chemioterapia, efficace e senza effetti collaterali. Alcuni dei componenti della cosiddetta terapia Di Bella sono singolarmente utilizzati come farmaci antitumorali per alcuni tipi di tumori, ma non esiste alcuna prova che la loro combinazione, come prescritto dalla cosiddetta terapia Di Bella, abbia una qualche efficacia contro il cancro. Le sperimentazioni condotte negli esseri umani seguendo le norme della buona ricerca scientifica hanno dimostrato che la cosiddetta terapia Di Bella non apporta benefici e non ha effetti terapeutici per la cura dei tumori. In alcuni casi i pazienti trattati col metodo Di Bella sono vissuti meno di altri trattati con le terapie convenzionali.
La multiterapia Di Bella o metodo Di Bella (MDB) è una combinazione di diverse molecole, tra cui somatostatina, bromocriptina, ciclofosfamide, melatonina, vitamine (E, C, D) e retinoidi, i precursori della vitamina A. È parzialmente basata sull’idea che due ormoni umani – l’ormone della crescita e la prolattina – possono stimolare la crescita del tumore e che, contrastandone l’azione tramite rispettivamente la somatostatina e la bromocriptina, si ottenga un effetto terapeutico. Non è possibile indicare una formulazione unica poiché, secondo lo pseudo-metodo Di Bella, una delle peculiarità della cura è la personalizzazione: dosaggi e componenti della terapia possono subire modifiche in base ai pazienti.
È vero che i farmaci e le molecole presenti nella multiterapia di Bella erano già utilizzati nella cura del cancro? Sì, alcuni dei farmaci impiegati nella cosiddetta terapia Di Bella erano già utilizzati come antitumorali. La ciclofosfamide è un chemioterapico, e la somatostatina, un ormone, viene impiegata nella terapia di determinati tumori come quelli neuroendocrini, dell’intestino e del pancreas. La bromocriptina è un farmaco approvato per il trattamento dei tumori della ghiandola pituitaria, oltre che per il morbo di Parkinson e per problemi di fertilità. Le vitamine, anch’esse presenti nelle prescrizioni della cosiddetta cura Di Bella, sono micronutrienti importanti per la salute: sono efficaci antiossidanti e contribuiscono a prevenire e a rallentare diverse malattie croniche, i tumori e le malattie cardiovascolari. I retinoidi, in particolare, sembrano avere un ruolo nella prevenzione del tumore alla mammella, ma non vi sono prove scientifiche circa il loro potere curativo a malattia conclamata. Non esistono però studi e prove sperimentali per sostenere che la combinazione di tutti questi farmaci e molecole, come nella cosiddetta terapia di Bella, apporti benefici ai pazienti in cura per malattie oncologiche. La cosiddetta cura Di Bella, inoltre, è somministrata per numerose forme di tumore anche in fase avanzata. La parola tumore racchiude un insieme di almeno 200 malattie, molto diverse dal punto di vista del decorso e delle caratteristiche istologiche e molecolari. Ciò nonostante, non è mai stato reso noto su quali basi scientifiche un’unica terapia possa essere in grado di curare tumori di natura molto differente. E risulta ancora più difficile comprendere come la stessa cura possa servire a curare anche l’Alzheimer, la retinite pigmentosa, la sclerosi multipla e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), come proposto dal suo inventore
Nessuna ricerca ha mostrato che la combinazione delle sostanze incluse nel cosiddetto metodo Di Bella sia efficace nel trattamento del cancro. Esistono diverse pubblicazioni di risultati di studi, eseguiti sulle singole molecole o principi attivi presenti nella cosiddetta cura Di Bella. Per lo più si tratta di studi di laboratorio con cellule in coltura. Per esempio, la melatonina e la somatostatina potrebbero avere alcuni effetti su alcune cellule di tumore in coltura, ma non è noto né chiaro il loro effetto su un corpo umano.
Il Ministero della salute italiano avviò nel 1998 una sperimentazione clinica del cosiddetto metodo Di Bella coinvolgendo 396 pazienti con varie forme di tumori in stadio avanzato. I risultati sono stati pubblicati sul British Journal of Medicine, una rivista autorevole, con questi esiti: nessun caso di completa remissione del tumore e solo tre casi di remissione parziale, pari a meno dell’1 per cento dei pazienti. Un quarto dei pazienti morì durante la sperimentazione e più della metà peggiorarono. La sperimentazione incluse anche l’analisi osservazionale di altri 769 pazienti; di questi solo cinque, pari allo 0,7 per cento, ebbe una parziale risposta. Fu fatto anche uno studio osservazionale dei pazienti trattati da Di Bella tra il 1971 e il 1997. Furono analizzate 248 cartelle cliniche: il 16 per cento di tutti i pazienti trattati, ma gli unici di cui la documentazione clinica disponibile era completa e accurata. Ne emerse che il trattamento Di Bella non aveva migliorato la loro sopravvivenza e che, in alcuni casi, aveva avuto un effetto peggiore di quello di pazienti simili curati con le terapie convenzionali.
Nel 2001 fu condotto uno studio non controllato in 20 pazienti affetti da linfoma non-Hodgkin trattati con una terapia simile a quella della cosiddetta cura Di Bella. In base ai risultati, a distanza di due anni 7 pazienti avrebbero avuto una risposta completa, in 5 pazienti la malattia sarebbe peggiorata e nei restanti 8 sarebbe rimasta sostanzialmente stabile. È da tenere in conto che la cosiddetta terapia contiene ciclofosfamide, un farmaco tradizionale già utilizzato nella chemioterapia dei linfomi: non è chiaro quale sia stato il contributo della ciclofosfamide, poiché lo studio non aveva il gruppo di controllo. Per la stessa ragione non è possibile sapere se la terapia ha funzionato meglio di quella standard; infine, nessuno studio successivo è stato in grado di replicare i risultati.
Nel 2006 sono stati pubblicati i risultati di un altro studio in cui la cosiddetta terapia Di Bella è stata applicata a pazienti affetti da tumore del polmone a piccole cellule in stadio avanzato, dove si riporta un miglioramento nel respiro, nella tosse, nel dolore, nell’affaticamento e nell’insonnia nei pazienti trattati. Lo studio non è controllato dato che manca il gruppo che riceve la terapia standard con cui paragonare l’efficacia Inoltre la cosiddetta terapia Di Bella è stata valutata in appena 23 pazienti, un numero estremamente piccolo, statisticamente non significativo. I risultati poi sono basati sulle annotazioni di consulti medico-paziente, invece che su misurazioni cliniche standard. Infine, nello studio non sono forniti dati sul numero di pazienti con completa o parziale remissione del tumore o in cui la malattia è rimasta stabile. Lo studio quindi non ha fornito alcuna informazione scientificamente utile a valutare l’efficacia della cosiddetta terapia Di Bella.
Una sperimentazione clinica rigorosa e indipendente è resa complicata dal fatto che, come afferma chi l’ha proposta: “Il metodo Di Bella non è una terapia a protocolli fissi. La prescrizione varia a seconda del tipo di male, della localizzazione, dello stadio, delle particolarità soggettive del paziente”. Non esistendo dei protocolli standard e chiari sulla cosiddetta terapia Di Bella e non essendo stati adeguatamente testati gli eventuali effetti avversi, non è possibile sapere con precisione quali essi possano essere dopo la somministrazione. La sperimentazione ha comunque verificato che la cosiddetta terapia Di Bella non è priva di effetti collaterali, che possono includere nausea, vomito, diarrea, aumento dei livelli di zucchero nel sangue, diminuzione eccessiva della pressione sanguigna, sonnolenza e disordini neurologici. Non si conoscono infine le possibili interazioni con altri farmaci o con alimenti, anche se alcuni dei componenti della cosiddetta terapia Di Bella potrebbero interferire con antidolorifici, farmaci per la pressione e alcuni antibiotici e antivirali. Nonostante le numerose affermazioni di un gran numero di guarigioni da parte dell’inventore della cosiddetta terapia Di Bella e dei suoi eredi, al momento non esistono documentazioni scientifiche che dimostrino l’efficacia di questa combinazione di sostanze come cura contro il cancro. La cosiddetta terapia Di Bella, secondo la Società Italiana di Farmacologia, manca dei requisiti necessari per poter essere considerata scientificamente attendibile e utilizzata in medicina. Tali requisiti sono: un forte razionale scientifico preclinico (cioè un’ipotesi sui meccanismi d’azione derivata dalla sperimentazione preclinica), la caratterizzazione scrupolosa dei principi attivi che vengono somministrati, la valutazione accurata dei possibili rischi e benefici prima della sperimentazione clinica e l’esito positivo di una sperimentazione clinica controllata, randomizzata e in cieco (cioè con un gruppo di controllo che assuma la terapia standard) che dimostri il valore scientifico e clinico del trattamento.