NUOVI ORIZZONTI a Monterchi

3 dicembre ore 18.00 in scena LA MITE di Teatri d’Imbarco 1-2-3 DICEMBRE il workshop IL FRAGILE MERAVIGLIOSO Prosegue Nuovi Orizzonti: la rassegna di teatro contemporaneo organizzata da Laboratori Permanenti in collaborazione con il Comune di Monterchi (AR). Un progetto che conferma il lavoro e il rapporto che Laboratori Permanenti struttura da anni con il territorio della Valtiberina Toscana, con l’intento e il desiderio di voler connettere attraverso l’offerta culturale i paesi della vallata.

Domenica 3 dicembre ore 18.00 andrà in scena LA MITE di Fëdor Dostoevskij, una produzione Teatri d’Imbarco con Beatrice Visibelli, adattamento e regia Nicola Zavagli. Uno spettacolo contro la violenza che denuncia il continuo stillicidio di genere con le parole del più grande indagatore dell’animo umano, Fëdor Dostoevskij. Dando voce femminile al carnefice, la sensibilità dell’attrice si immerge nei labirinti oscuri della sua mente, con un inedito e sconcertante rovesciamento di prospettive e di ruoli. Beatrice Visibelli affronta il rapporto uomo/donna nello schema maledetto di vittima e carnefice, e lo fa in un originale ribaltamento di ruoli. Un monologo polifonico dove i pensieri diventano un flusso di parole che tentano ostinatamente di capire il perché́ di un rapporto dominato dal silenzio, usato come arma di potere e di tortura psicologica. E dove infine in un crescendo incalzante emerge il carattere tutt’altro che “mite” della giovane donna.

Un capolavoro urgente per capire dal profondo il nostro tempo.

Ispirato a un caso di cronaca, questo lungo racconto è stato pubblicato dall’autore nel 1876, nel numero di novembre del suo Diario di uno scrittore a cadenza mensile. In Italia è arrivato per la prima volta nel 1919. “Immaginate un uomo la cui moglie, suicidatasi alcune ore prima gettandosi dalla finestra, sia stesa davanti a lui su un tavolo. L’uomo è sgomento e ancora non gli è riuscito di raccogliere i propri pensieri… Ecco, parla da solo, si racconta la vicenda, la chiarisce da sé stesso”. Così scrive Dostoevskij nel presentare l’opera ai lettori. L’uomo, quarantuno anni, ex capitano cacciato dal reggimento con l’accusa di viltà̀ e ora titolare di un banco dei pegni, non è un inveterato criminale, ma come l’Uomo del sottosuolo è divorato dalla rabbia e dal rancore. Ha sposato una sedicenne di umili condizioni e la sua avidità̀ senza scrupoli lo ha portato a considerare la moglie solo una sua proprietà̀. Il racconto restituisce con sconcertante realismo il suo soliloquio interiore che alla fine, tra contraddizioni, accuse rabbiose e false giustificazioni, lo avvicinerà̀, poco a poco, alla verità̀. Anche in questa edizione non manca l’appuntamento dedicato alla formazione: nei giorni 1-2-3 dicembre prende il via IL FRAGILE MERAVIGLIOSO, workshop sul clown condotto da Alberto Fortuzzi: un corso aperto a tutti in cui si lavorerà sulla scoperta del nostro clown e, guidati dal nostro umorismo e dalla nostra fragilità, scopriremo l’ascolto, il gioco, l’apertura, il rapporto con il pubblico e ciò che ci rende unici in scena: l’autent

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