Venere, un pianeta rovente e desolato, potrebbe aver avuto un tempo movimenti delle placche tettoniche simili a quelli che si ritiene siano avvenuti sulla Terra primordiale. La scoperta crea scenari interessanti riguardo alla possibilità di vita sul Venere primordiale, al suo passato evolutivo e alla storia del Sistema solare. Il passo successivo sarà capire quali condizioni potrebbero consentire alla Terra di rimanere abitabile
In un articolo pubblicato su Nature Astronomy, un team di scienziati guidato da ricercatori della Brown University descrive l’utilizzo dei dati atmosferici di Venere e della modellazione computerizzata per dimostrare che la composizione dell’attuale atmosfera del pianeta e la pressione superficiale sarebbero state possibili solo come risultato di una primitiva forma di tettonica a placche, un processo fondamentale per la vita che coinvolge più placche continentali che si spingono, si tirano e scivolano l’una sotto l’altra. Sulla Terra, questo processo si è intensificato nel corso di miliardi di anni, formando nuovi continenti e montagne e portando a reazioni chimiche che hanno stabilizzato la temperatura superficiale del pianeta, creando un ambiente più favorevole allo sviluppo della vita. Venere, d’altra parte – il mondo più vicino alla Terra, nonché pianeta gemello – è andato nella direzione opposta e oggi ha temperature superficiali abbastanza calde da sciogliere il piombo. Una spiegazione è che si è sempre pensato che il pianeta avesse quello che è noto come un “coperchio stagnante”, una singola placca tettonica soggetta a un minimo di cedimento, movimento e gas rilasciati nell’atmosfera. Il nuovo studio presuppone che non sia sempre stato così. Per tenere conto dell’abbondanza d’azoto e anidride carbonica presenti nella sua atmosfera, i ricercatori concludono che qualche tempo dopo la formazione del pianeta – circa 4,5-3,5 miliardi di anni fa – Venere deve aver avuto una tettonica a placche. L’articolo suggerisce che questo primo movimento tettonico, come sulla Terra, sarebbe stato limitato in termini di numero di placche in movimento e suggerisce anche di quanto si sarebbero spostate. Insomma, la stessa cosa che è successa sulla Terra, secondo gli autori, sarebbe accaduta anche su Venere. Contemporaneamente. Questo rafforza la possibilità della vita microbica sull’antico Venere e mostra che a un certo punto i due pianeti – che si trovano nello stesso “quartiere” solare, hanno all’incirca le stesse dimensioni e hanno la stessa massa, densità e volume – erano più simili di quanto si pensasse in precedenza. Prima di prendere strade molto diverse. Il lavoro evidenzia anche la possibilità che la tettonica a placche sui pianeti possa semplicemente dipendere dai tempi – e quindi, anche la vita stessa. «Finora abbiamo pensato allo stato tettonico in termini binari: o è vero o è falso, ed è vero o falso per tutta la durata del pianeta», spiega il coautore Alexander Evans. «Il nuovo studio suggerisce che i pianeti possano entrare e uscire da diversi stati tettonici e che questo potrebbe effettivamente essere abbastanza comune. La Terra potrebbe essere l’anomalia. Ciò significa anche che potremmo avere pianeti che entrano ed escono dall’abitabilità anziché essere semplicemente abitabili». Secondo lo studio, questo concetto sarà di fondamentale importanza per comprendere le lune vicine – come Europa, che ha dimostrato di avere una tettonica a placche simile a quella terrestre – e gli esopianeti distanti.