A primavera previsto l’inizio dei lavori di ristrutturazione «Sono contenta di essere qui oggi per ricordare un professionista che è stato importante per questo ospedale e che ha fatto la storia di questa nostra struttura». Antonella Valeri, Direttrice amministrativa Asl Toscana Sud Est, ricorda così la figura del professor Lisimaco Vegni, direttore dell’ospedale di Foiano dal 1965 al 1992, anno del suo pensionamento
Quello di Foiano è il primo ospedale di comunità in Italia inaugurato nel 1997 trasformando la vecchia struttura ospedaliera, nata nell’800 all’interno del convento di San Francesco, in una struttura moderna, capace di accogliere le persone che escono dalla cura delle acuzie ma che non sono ancora pronte per fare ritorno alla propria casa.
L’intitolazione, stamani, nel corso di una cerimonia alla quale erano presenti il vicesindaco di Foiano Jacopo Franci, la responsabile Cure Primarie della Zona Distretto Valdichiana Aretina Lucia Testini e i figli del professore, Virginia e Federico Vegni che hanno ricordato la figura del padre.
Una struttura che nel 1995 entra a fare parte dell’allora Asl 8 di Arezzo e che il professor Vegni, anticipando i tempi, aveva trasformato in un ospedale moderno. A breve inizieranno i nuovi lavori di ristrutturazione della struttura, come ha spiegato la direttrice amministrativa Antonella Valeri. «Questo ospedale è rimasto un punto di riferimento per Foiano – spiega Antonella Valeri – nel quale si prendono in cura le persone che escono dalle acuzie e che non possono ancora fare ritorno a casa. Un ospedale che è fiore all’occhiello, primo in Italia di questo tipo, e che a breve sarà al centro di lavori di ristrutturazione per 3 milioni di euro. La Regione ha finanziato 6 ospedali in Toscana per trasformarli in ospedali di comunità e Foiano è uno di questi. La gara di appalto è già stata assegnata ed entro Pasqua è prevista l’apertura del cantiere».
«Questo ospedale accoglie persone reduci dal ricovero ospedaliero – spiega Lucia Testini responsabile cure primarie Valdichiana aretina – e anche coloro che vengono direttamente dal proprio domicilio su segnalazione del proprio medico di famiglia. Qui si permette alle persone che non hanno una rete familiare, o che non possono essere seguite dalla propria famiglia, di riprendere il proprio cammino nel modo migliore. C’è un forte attaccamento della città a questo ospedale, una struttura che dà lustro alla nostra azienda e alla vallata. Ringrazio tutti i professionisti del passato, del presente e quelli che verranno. Presto il numero dei posti letto sarà raddoppiato».