La Treggia per il trasporto agricolo

7.000 anni fa nasce la Treggia. L’inventiva dei nostri contadini è sempre stata determinante nella ricerca dei mezzi di lavoro ritenuti più idonei ad alleviare la fatica senza diminuirne il profitto. Per le strade poderali si ricorreva a costruire dei mezzi di trasporto rudimentali ma pratici.

Nacque così la “treggia”, una specie di slitta rialzata, il cui pianale era formato da due stanghe di legno collegate tra loro da più traverse. Le stanghe a forcella, o parallele, si allungavano oltre il pianale per poterle attaccare alla bestia. Esistevano tregge di forma semplice e di forma doppia, ossia con una o due stanghe.Sopra le traverse s’inchiodavano spesso quattro robusti pali di legno per renderle più consistenti.
La treggia poteva essere trainata a mano o dal cavallo o dai bovi. Il suo nome trovava probabilmente origine dalla parola storpiata traggere, trascinare. Il legno usato era, in genere, il castagno, ma si usava, a seconda delle zone, anche il legno di quercia, specialmente per rinzoccolare la parte logorabile dello striscio a terra. Con la treggia si trasportava di tutto: per lo più legna, fasci d’erba e di fieno, botti dell’acqua (treggioli), l’aratro, le sementi e i raccolti.
La treggia serviva anche a trasportare le persone come donne e bambini, quando la strada era impraticabile e si doveva attraversare un ponte o un fosso, oppure quando si doveva, su un materasso, portare un malato lino alla strada maestra. Accadeva, nei periodi di piene, che anche il medico, e il prete per l’acqua santa, dovessero usare di questo mezzo per raggiungere i più lontani casolari. Si racconta che se ne servissero persino i Vescovi quando andavano a visitare i loro “fedeli”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.