Servizio idrico Toscana: Nessuna libertà di scelta, qualità e servizi incerti e approssimati

L’acqua che arriva nei rubinetti, prima di raggiungerci, perde fino al 53% grazie alla rete colabrodo che viene utilizzata. Questa è la Toscana, relazione annuale dell’Autorità Idrica Toscana (Ait) (1). A livello nazionale (dati Eurispes per il 2020) la dispersione è del 42,2% (2), che individua questa dispersione come la principale criticità, dovuta ad un sistema infrastrutturale antiquato e disfunzionale, concepito sulla base delle necessità degli anni Cinquanta del secolo scorso.


Colpisce la Toscana perché la situazione della dispersione sembra peggiorare. dal 41,6% del 2020 (dati Eurispes) nel 2022 (dati Ait) si arriva (dato medio) al 47,9%. Eppure la Toscana, come dice la relazione Ait, ha fatto investimenti superiori alla media nazionale e la situazione viene presentata in miglioramento.
Chissà chi ha ragione… Comunque chi garantisce questo servizio in Toscana, sembra che registri progressi in termini di sostenibilità ambientale e strategie di efficientamento energetico… ma nonostante questo in Toscana ci sono tariffe che secondo l’Ait (autorità toscana) sono molto elevate (una famiglia media spende 320 euro all’anno Iva inclusa), ma che secondo l’Arera (Autorità nazionale) sono nella media nazionale (326 all’anno) (3). Anche qui, chissà chi ha ragione… Alla fine di questo breve scorcio sulla distribuzione idrica in Toscana, siamo arrivati ad una conclusione: non c’è certezza su qualità, dispersione, prezzi. Una certezza c’è però. In Toscana chi ci garantisce il servizio sono 2800 dipendenti + l’indotto, dislocati in 7 società più o meno di capitale misto privato e pubblico. E se qualcuno crede che ci sia il libero mercato… è bene che si ricreda: ogni utente ha un solo fornitore sul proprio territorio.

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