Francesco di Sales, 1567-1622, fu anche il primo ad introdurre l’uso di fogli stampati da distribuire nelle case o da affiggere all’ingresso delle chiese per le comunicazioni religiose e di catechesi. Per questi motivi PIO XI nel 1923, esattamente cento anni fa, lo assunse a “patrono dei giornalisti”
Proveniente dal mondo dorato della nobiltà sabauda, Francesco scelse la via del sacerdozio dopo gli studi giuridici compiuti a Parigi e a Padova. L’instancabile attività ministeriale, dispiegata in una regione prevalentemente calvinista come lo Chablais, gli meritarono (all’età di 32 anni) la nomina a coadiutore del vescovo di Ginevra, a cui successe nella guida della diocesi dal 1602 al 1622. Con s. Giovanna Francesca Frémyot, baronessa di Chantal, avviò un istituto femminile (aperto anche a vedove e malate) con fini assistenziali. Fu solo per il suo alto senso di fedeltà a Roma che si piegò a trasformare la congregazione in ordine claustrale, ancora esistente col titolo di Visitazione di S. Maria. In un periodo inoltre, dominato dall’idea che la perfezione fosse raggiungibile solo nello stato sacerdotale e religioso, insegnò l’esatto contrario e scrisse al riguardo un’opera intramontabile come l’Introduzione alla vita devota o Filotea Nacque il 21 agosto 1567 a Thorens, in Savoia, di famiglia dell’antica nobiltà locale; compì i primi suoi studî nei collegi di La Roche e di Annecy; quindi, inviato a Parigi, frequentò il nuovo collegio dei gesuiti, preferendolo alla Sorbona (1581-1588); passò in seguito a Padova, ove nel 1592 si laureò in diritto. Rispondendo al suo intimo genio, così a Parigi come a Padova, studiò per suo conto la teologia, che non sarebbe stata tra gli studî presceltigli dal padre; e sviluppò la sua vita interiore e devota sino a raggiungere in essa, ancor giovane, una. singolare maturità. Contro le resistenze del padre, il 18 dicembre 1593 ricevé l’ordinazione sacerdotale; dal 1594 al 1598 evangelizzò lo Chablais, e pare avesse col Beza (v.) un colloquio a Ginevra. Il vescovo di Ginevra, che aveva ormai la sua residenza in Annecy, nel 1599 lo scelse a suo coadiutore, e lo inviò a Roma: quivi il santo fu dal gennaio all’aprile, festeggiatissimo e caro a Clemente VIII. Nel 1602 si trattenne otto mesi a Parigi, ove conobbe di persona uomini e indirizzi che preparavano la grande fioritura mistica francese in quel secolo. L’8 dicembre dell’anno medesimo divenne vescovo e principe di Ginevra, con sede in Annecy. Predicò a Digione nel 1604, a Chambéry nel 1606, a Grenoble nel 1616-17-18; fu a Parigi per molti mesi dal 1618 al 1619. Nel 1610 fondò con la baronessa De Chantal, conosciuta a Digione, l’ordine femminile della Visitation Sainte–Marie. Accompagnando la corte di Savoia a Parigi, il 27 dicembre del 1622 morì improvvisamente di apoplessia a Lione. Beatificato nel 1661, canonizzato nel 1665, fu dichiarato dottore della chiesa nel 1877 da Pio IX. La sua festa si celebra il 29 gennaio. Queste le date maggiori della sua vita, che non conobbe grandi crisi e spostamenti. La sua formazione culturale, iniziatasi lentamente a Parigi e a Padova nel senso della rinnovata scolastica e delle discipline storiche e filologiche, ebbe i suoi incrementi maggiori da una larga e profonda esperienza di vita religiosa vissuta con intensità; dall’attrito e per lo meno dalla continua vicinanza con gli eretici; soprattutto dall’assiduo e sempre vario contatto con le moltissime anime che diresse spiritualmente. Come uomo di chiesa e vescovo, san F. fu d’una singolare ricchezza e gentilezza d’azione, tanto nei rapporti con i principi, quanto, e molto più, nei rapporti con il popolo; come fondatore di ordine religioso, ebbe il merito d’inaugurare, nel campo femminile, una via tutta nuova, che poi, aperta, fu battuta da tanti altri fondatori e fondatrici. San F. non fu mai uomo di teoriche e di libri, e tanto meno di scuola; scrisse in quanto lo scrivere gli parve una parte del suo ministero sacro. Con tutto ciò, quel che oggi interessa di più anche allo storico, va ricercato non tanto nella sua attività pastorale e nei risultati pratici di essa, quanto nelle opere che egli ha lasciato. In esse F. si rivela scrittore che, per quamo assai spesso si lasci andare a “surcroissances”, come egli stesso riconosceva, tuttavia resta dei più fini e grandi del suo tempo. Dottore della chiesa, la sua dottrina è ancor adesso non soltanto viva, ma vivamente discussa tra le varie scuole.