CITTA’ DI CASTELLO – festa con il sindaco Luca Secondi per il nuovo centenario della città, arrivato nel 1951 da sfollato dell’alluvione del Polesine e accolto come un figlio dalla comunità tifernate. “Una bella figura di marito, di padre, di lavoratore, che ci ricorda quanto siano importanti nella vita l’amore, la generosità, l’altruismo, che ci rammenta come la famiglia sia la nostra più grande ricchezza, ma testimonia anche la capacità di accogliere e aiutare che fanno parte dell’identità tifernate”.
Ha compiuto 100 anni il decano dei fornai di Città di Castello, Ero Sartorello, per una vita maestro dell’arte della panificazione, ma anche pilastro di una famiglia in cui ha insegnato ogni giorno amore e solidarietà, insieme al valore del sacrificio e del lavoro, all’importanza di aiutare il prossimo. “Un uomo di Città di Castello venuto da lontano, dal Veneto, che è tifernate da più di settant’anni e ama i tifernati forse più di chi è nato in questa terra, perché, come ricorda sempre, da sfollato dell’alluvione del Polesine, fu accolto dalla nostra comunità come un figlio”, sottolinea il sindaco Luca Secondi che stamattina ha fatto gli auguri a Ero nella propria abitazione, consegnandogli a nome dell’amministrazione comunale una targa commemorativa del bellissimo traguardo tagliato insieme ai propri cari il 24 gennaio scorso. “Quella di Ero – prosegue il primo cittadino – è davvero una bella figura di marito, di padre, di lavoratore, che ci ricorda quanto siano importanti nella vita l’amore, la generosità, l’altruismo, che ci rammenta che la famiglia sia la nostra più grande ricchezza, ma testimonia anche, con la sua vicenda, come la capacità di accogliere e aiutare il prossimo facciano parte di un’identità tifernate che ci unisce e che dobbiamo saper difendere e rinnovare ogni giorno con i nostri gesti, i nostri pensieri, le nostre scelte”. Durante la visita di stamattina, Secondi ha rivissuto insieme a Ero, al figlio Sandro, alla nuora Brunella, alla nipote Luana e ai familiari presenti, le tappe di una vita che parla ancora oggi dei sacrifici e delle difficoltà del secondo dopo guerra in Italia, tra drammi come quello dell’alluvione del Polesine del novembre del 1951 che causò circa 100 vittime e più di 180.000 senzatetto, e una quotidianità fatta di privazioni e rinunce, nelle quali però emergeva la grande dignità degli uomini e delle donne. Arrivato a Città di Castello a 28 anni subito dopo la catastrofe che colpì la provincia di Rovigo, Ero si rimboccò le maniche per ricominciare da zero la propria vita iniziata a Loreo. Accettò subito il lavoro da fornaio presso la ditta Gustinelli Forno, proprio dietro il vecchio Cinema Eden. Insieme al sostentamento, trovò anche l’amore, quello della sorella del proprietario dell’attività, che poi sposò. Tra i ricordi più belli della giovinezza a Città di Castello ci sono pagine di vita che raccontano giornate quasi impossibile da immaginare con gli occhi di oggi. Pieno di energia e di voglia di fare, Ero si alzava dal letto alle tre del mattino per preparare il pane, che poi consegnava in prima persona ai clienti con le prime biciclette dotate di cassone frontale. Vennero poi le prime Ape Piaggio senza cabina, seguite dai modelli con il cassone chiuso, con cui Ero macinava migliaia di chilometri, con il caldo e con il freddo. Restano indimenticabili le autentiche “imprese” del periodo invernale, con le strade piene di neve e gli interminabili giri per portare il pane fino a Pistrino e a San Giustino, ma anche le domeniche a cuocere i biscotti Nipiol per la Buitoni, pomeriggi strappati alla famiglia, che spesso condivideva con il figlio Sandro, pur di guadagnare qualcosa in più. Nelle giornate di Ero non mancavano mai la piazza e gli amici di via di Pompeo: dal meccanico Valentini al falegname, fino al venditore di semi e noccioline. La famiglia però era sempre al primo posto, con la presenza tutte le volte che era possibile e il sacrificio lontano da casa delle tante giornate dedicate al lavoro, anche rinunciando ad andare al mare a Fano, dove moglie e figlio venivano accompagnati da un familiare, pur di non far mancare nulla ai suoi cari. Una inarrestabile forza di volontà rispecchiata da un carattere deciso e da uno spirito incrollabile, che ancora oggi fanno di Ero un uomo che, pur condizionato dagli acciacchi, non si tira mai indietro di fronte alle avversità della vita. “Nella vita ha dato tutto se stesso alla famiglia e l’affetto che ancora oggi lo circonda testimonia quanto di buono abbia saputo fare e quanto sia d’esempio per tutti noi”, ha sottolineato Secondi salutandolo e dandogli appuntamento al prossimo anno.