A venticinque anni dalla scomparsaUNO STILE ANCORA ATTUALE Amintore Fanfani è stata una tra le figure più significative del Novecento italiano, che ha attraversato quasi per intero. Personalità complessa, poliedrica e affascinante. C’è il Fanfani studioso di storia economica, che nel 1933, a soli 25 anni, si interroga sul contributo della religione allo sviluppo del capitalismo, dialogando, già con autorevolezza, con pensatori del calibro di Max Weber e di Jacques Maritain.
C’è il Fanfani costituente, che ragiona sul ruolo dell’economia nella società, sul rapporto tra iniziativa pubblica e iniziativa privata, che difende la centralità del lavoro, secondo un’idea condensata in maniera limpida nella formulazione dell’art. 1 della nostra Costituzione, «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro», che dobbiamo proprio a lui.
C’è poi il Fanfani ministro e capo del Governo, politico a tutto tondo, impegnato non solo nelle vicende italiane – fu il padre di riforme che hanno cambiato il volto del Paese, modernizzandolo, come il Piano INA-Casa, primo intervento pubblico nel campo dell’edilizia residenziale, la riforma agraria, la scuola media unificata e obbligatoria, la nazionalizzazione dell’energia elettrica… – ma anche proiettato in primo piano sulla scena internazionale, in un percorso che lo vide Presidente alla 20^ sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, unico italiano ad aver ricoperto quel ruolo;. europeista ed atlantista convinto, seppe guardare al Mediterraneo, al mondo arabo e ai paesi in via di sviluppo con un’attenzione capace di precorrere i tempi.
E, infine, c’è il Fanfani più intimo, nascosto agli occhi pubblici, immerso in una solitudine artistica a cui si dedicò, con passione, fin da giovane.
Appassionato d’arte fin dalla giovane età, Fanfani cominciò a dipingere con continuità dal 1943, rifugiato in Svizzera dopo l’8 settembre e, con la sagacia che lo ha sempre contraddistinto, si considerava bravo quanto Churchill pittore, altro grande appassionato di arte pittorica.
“(…) La prima scuola di disegno da lui frequentata nel 1917 fu quella della Società Operaia di Pieve Santo Stefano, dove è nato nel 1908. – ricorda Liletta Fornasari, nel catalogo della mostra Amintore Fanfani pittore. Uno stile ancora attuale, di cui è curatrice, e che sarà inaugurata giovedì 15 febbraio, alle ore 17, al Museo civico di Sansepolcro – Nel 1919-1922 studiò alla Scuola tecnica di Urbino, ricevendo lezioni di disegno da Giuseppe Busignani e poi all’Istituto Tecnico di Treviso quelle di disegno e prospettiva dal professore e pittore Ezio Frescura. Ad Arezzo, studente al liceo scientifico, seguì le lezioni di storia dell’arte con Guglielmo Micheli, pittore agreste, allievo di Giovanni Fattori e precettore d Amedeo Modigliani. Infine, a Milano, dove si iscrisse alla Facoltà di Economia, frequentò il pittore Vittore Zanetti Zilla, zio della madre, traendone preziosa esperienza”.
La pittura non è mai stata per Fanfani un semplice passatempo o una stravagante velleità: fu, al contrario, un interesse autentico a cui si dedicò con impegno, rigore e costanza, le stesse caratteristiche riservate ai suoi impegni istituzionali.
Dal figurativo iniziale all’astrazione degli ultimi anni, attraversando la fase dello spazialismo per arrivare a prove definibili evocative e molte prossime al simbolismo, Fanfani – dopo la prima mostra personale a Sansepolcro, nel 1970, nelle sale dell’Accademia dei Risorti – proseguì la sua attività artistica con altre esposizioni personali in Italia e all’estero, unendosi anche a numerose mostre collettive.
A 25 anni dalla sua scomparsa – avvenuta il 20 novembre 1999 – si è costituito un Comitato per le celebrazioni a lui dedicate, promosso da vari Enti (comune di Pieve Santo Stefano, comune di Sansepolcro, Kairos, circolo culturale Verso l’Europa, centro studi Amintore Fanfani, centro studi La Voce, Fondazione Archivio Diaristico Nazionale) con la presidenza di Giuseppe Fanfani, anch’egli politico e pittore come lo zio Amintore.
Varie sono le iniziative che, nei prossimi mesi, saranno proposte per ricordare la figura, l’azione e la visione di Amintore Fanfani, cavallo di razza della politica italiana secondo la felice ed iconica espressione di Carlo Donat Cattin, ma il primo evento glielo dedica la sua Valtiberina, scegliendo un capitolo meno conosciuto, di certo meno ricordato della sua vita: quello artistico.
E lo fa con una mostra, che ne evidenzia il fascino, “permettendo di ripercorrere un lungo tratto del suo cammino artistico e personale, svelando una spiritualità profonda e sorprendente sensibilità”, come ricorda il senatore Pier Ferdinando Casini nella presentazione del catalogo della mostra.
“La figura di Amintore Fanfani è talmente poliedrica che, per onorarla, abbiamo costituito un apposito Comitato” – ha ricordato Franco Ciavattini, presidente dell’associazione Kairos, in occasione della conferenza stampa di presentazione delle iniziative, avvenuta questa mattina nella saletta della Provincia di Arezzo, dedicata proprio allo statista di Pieve Santo Stefano.
“Un programma ricco ed articolato che si snoda per l’intero 2024 – ha ricordato Ciavattini. Dopo la mostra di pittura, dedicata alle sue opere ed ospitata al Museo Civico di Sansepolcro, il prossimo 23 marzo sarà la sua città natale, Pieve Santo Stefano, a rendergli omaggio con un incontro dal titolo I diari di Fanfani nel paese dei Diari. Ancora, il 28 aprile, ad Anghiari, al teatro dei Ricomposti, una lettura drammaturgica per raccontare il suo rapporto epistolare con Giorgio La Pira, Caro Amintore, Caro Giorgio. In estate, a La Verna verrà ricordata la legge sulla montagna, voluta strenuamente da Fanfani, all’epoca della sua guida al Ministero dell’Agricoltura e, a Camaldoli, ove nel 1943 fu stilato il Codice di Camaldoli con lo scopo di fornire alle forze sociali cattoliche una base unitaria che ne guidasse l’azione nell’Italia liberata, verrà fatto un convegno sul tema. In autunno, a Terranuova Bracciolini, un ulteriore incontro sul piano casa, grande riforma fanfaniana ed, infine, ad Arezzo, vi sarà un evento che metterà in evidenza i vari campi di attività di Amintore Fanfani: lo studioso, il costituente, l’uomo di governo”.
L’assessore Mario Menichella del comune di Sansepolcro, cittadina che dà l’avvio a questo intenso programma in onore di Amintore Fanfani ha annunciato che “molto presto a Sansepolcro vi sarà una strada dedicata allo statista e affissa una targa alla casa ove abitò”.
Il sindaco di Pieve Santo Stefano, Claudio Marcelli, accompagnato dall’assessore Luca Gradi hanno rimarcato come, ancora oggi, nel piccolo centro valtiberino il nome di Fanfani costituisca una memoria viva per il Comune e per tutti i suoi abitanti.
Giovanni Tricca, membro del Comitato e prestatore di opere per la mostra, ha sottolineato il grande attaccamento alla Valtiberina da parte di Fanfani che, sia pure lontano ed impegnato altrove, è sempre tornato volentieri e vi è rimasto sempre molto attaccato.
Il consigliere Laura Chieli, in rappresentanza della Provincia, ha evidenziato la grande opportunità che questi eventi dedicati a Fanfani diffusi nel territorio possono portare alla conoscenza ulteriore, anche in vari aspetti inediti, della figura di uno dei più grandi politici italiani del Novecento.
Infine, Giuseppe Fanfani, presidente del Comitato, e legato al senatore da noti vincoli di parentela, si è soffermato su aspetti più intimi del rapporto tra Amintore e la pittura, un rapporto che ha rappresentato anche il suo mondo interiore, come l’evoluzione dei suoi dipinti dimostra. E la mostra Amintore Fanfani, pittore. Uno stile ancora attuale, percorso espositivo – ospitato nel Museo civico di Sansepolcro, dal 16 febbraio al 17 marzo 2024 – narra proprio la vicenda culturale-pittorica dello statista che, dagli esordi pittorici negli anni Venti, accompagna il visitatore fino agli anni Novanta, spaziando dai paesaggi, alle nature morte alle vignette caricaturali sui personaggi dell’Assemblea costituente nei primi anni della Repubblica. Un percorso che mostra chiaramente come Fanfani, dopo la prima fase giovanile, ebbe modo di acquisire ulteriori competenze pittoriche destreggiandosi con agilità tra generi e stili, donandoci un ulteriore contributo verso quella ricerca di profondità trascendente che caratterizzò l’intera sua vita in ogni campo ove operò.
Amintore Fattore, pittore. Uno stile ancora attuale, a cura di Liletta Fornasari,
con il patrocinio di Regione Toscana, Camera di Commercio di Arezzo e Siena, Comuni di Sansepolcro, Pieve santo Stefano, Badia Tedalda, Monterchi, Sestino, Anghiari, Caprese Michelangelo, Terranuova Bracciolini, Chiusi della Verna, Poppi, Magnifica Comunità di Cadore, Fondazione Camaldoli Cultura, Fondazione Piero della Francesca, Fondazione Progetto Valtiberina.
Realizzata con il contributo di Tratos Cavi spa, Banca di credito Cooperativo di Anghiari e Stia, Estra egrazie ai prestatori delle opere in mostra, Fiorenzo Silvestri, Teresa Bartolomei, Giuseppe Fanfani, Marco Fanfani, Sandra Fanfani e Giovanni Tricca.
Amintore Fanfani, pittore. Uno stile ancora attuale
16 febbraio – 17 marzo 2024 Museo Civicovia Niccolò Aggiunti, 65 – Sansepolcro aperto tutti i giorni dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.30 alle 18.30
inaugurazione 15 febbraio 2024, ore 17
Amintore Fanfani – nota biografica
Nato a Pieve Santo Stefano (Arezzo) il 6 febbraio 1908, laureato in Economia e commercio, dal 1936 è stato docente di Storia economica all’Università del Sacro Cuore di Milano e dal 1955 al 1983 all’Università di Roma.
E’ stato uno dei padri storici della Democrazia cristiana: entrato nel 1946 nella direzione del partito, venne eletto deputato della Costituente. Dal 1948 è deputato ininterrottamente fino al 1968 quando opta per il Senato. Entrato nell’apparato di governo nel 1947 con la carica di ministro del lavoro e della previdenza sociale nel IV e V governo De Gasperi; nel 1951, è stato ministro dell’agricoltura e delle foreste nel VII governo De Gasperi e ministro dell’Interno nell’VIII governo De Gasperi, carica che mantenne anche nel governo Pella.
Nel 1954 cominciò la sua ascesa politica: il 18 gennaio assunse la carica di Presidente del Consiglio dei Ministri e nel mese di luglio venne eletto segretario politico della D.C., confermato in tale incarico nel 1956. Il I luglio 1958 formò il suo II governo, assumendo ad interim anche il Ministero degli affari esteri, in carica fino al 26 gennaio 1959. Ancora Presidente del Consiglio dal 26 luglio 1960. Dal 21 febbraio 1962 al 16 maggio 1963 guidò il suo IV governo, aprendo la stagione della formazione dei governi di centro-sinistra. Dal 5 marzo al 30 dicembre 1965, nel II governo Moro è ministro degli affari esteri, incarico che mantenne nel III governo Moro. Nel settembre del 1965 assunse la carica di Presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Eletto Presidente del Senato nel giugno 1968 e rieletto nel 1972, si dimise il 17 giugno 1973 per assumere l’incarico di segretario politico della D.C. Il 10 marzo 1972 il Presidente Leone lo nominò senatore a vita “per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo scientifico e sociale”. Nel 1976 fu rieletto Presidente del Senato e riconfermato nel 1979. Si dimiseette dalla carica nel 1982 per costituire il suo V governo, che durò fino al 29 aprile 1983. Ancora Presidente del Senato nel 1985, formò il 17 aprile 1987 il suo VI governo, che non ottiene la fiducia. Ricoprì i suoi ultimi incarichi ministeriali all’interno e al bilancio e programmazione economica nel governi presieduti, rispettivamente, da Giovanni Goria e da Ciriaco De Mita.
Morì a Roma il 20 novembre 1999.