Carlo III, dopo essere stato, per 4 anni, duca di Parma e Piacenza, fu re di Napoli e, poi, anche di Sicilia, dal 1735 al 1759. In quell’anno divenne sovrano di Spagna e lo rimase fino alla morte, avvenuta nel 1788. Oltre ai tentativi di riforma economica, fiscale e giuridica, il sovrano diede impulso alla realizzazione di fastose opere architettoniche, con l’obiettivo di trasformare Napoli in una sfavillante città internazionale. Nel 1737, fece edificare – in appena 7 mesi – il teatro che porta il suo nome: il Real Teatro San Carlo. Fece costruite le regge di Portici e Capodimonte. Nel 1751, decise di commissionare una magnifica residenza reale, a Caserta. L’incarico fu dato all’architetto Luigi Vanvitelli, lo stesso che ideò anche il Foro Carolino a Napoli, l’attuale piazza Dante.
Carlo favorì la nascente attività archeologica in Campania. Grazie al suo interessamento, vennero alla luce, a partire dal 1738, le rovine di Ercolano, Pompei e Stabia. Diventato re di Spagna, Carlo continuò a incarnare un modello di sovrano illuminato, cercando di modernizzare la società e l’economia spagnole, chiamando a collaborare le intelligenze migliori del momento, selezionate soprattutto nella piccola nobiltà del Paese. Concentrato sulla politica interna di riforme, non fu altrettanto avveduto in quella estera. Alla fine della Guerra dei Sette anni, strinse alleanza con la Francia, contro l’Inghilterra. Ma le cose non andarono bene. Con la Pace di Parigi, la Spagna perse la Florida, in America. Una curiosità: si deve a Carlo III l’adozione dei colori rosso e oro per la bandiera spagnola, mutuata da quella della marina militare del regno.