Arezzo, – Il pianista russo Grigory Sokolov, considerato tra i massimi interpreti contemporanei dello strumento, sarà al Teatro Petrarca di Arezzo (via Guido Monaco 12) per un recital nell’ambito della Stagione Concertistica Aretina, il cartellone di appuntamenti promosso da Fondazione Guido d’Arezzo e Comune di Arezzo con la direzione artistica di Giovanni Andrea Zanon e il sostegno del Ministero della Cultura.
Celebre per le sue interpretazioni poetiche che prendono vita durante l’esecuzione con un’intensità mistica, Sokolov è artista ammirato per la sua introspezione visionaria, la sua ipnotica spontaneità e la sua devozione senza compromessi alla musica. In cartellone l’esecuzione dei Quattro duetti, BWV 802-805 e della Partita n.2 in do minore, BWV 826 di Johann Sebastian Bach, per proseguire attraverso il repertorio romantico con le Mazurche op. 30 e op.50 di Frédéric Chopin. Chiudono il concerto le Scene della foresta (Waldszenen) Op. 82 di Robert Schumann. Sokolov inizia a dedicarsi al piano all’età di cinque anni, a 12 tiene il suo primo recital pubblico e a soli 16 diventa il musicista più giovane a ricevere il Primo Premio al Concorso Internazionale Čajkovskij di Mosca. Durante la lunga e luminosa carriera si è esibito con orchestre di altissimo livello, tra cui la New York Philharmonic, la Royal Concertgebouw Orchestra di Amsterdam, la Philharmonia London, la Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks e la Filarmonica di Monaco, prima di decidere di concentrarsi esclusivamente sull’esecuzione solistica (info e ingressi www.fondazioneguidodarezzo.com).
L’unica, irripetibile natura della musica suonata dal vivo è centrale per la comprensione della bellezza espressiva e dell’irresistibile onestà dell’arte di Grigory Sokolov. Suo carattere peculiare è il profondo interesse e un’estrema conoscenza tecnica dei pianoforti che suona. Prima di ogni esibizione è solito passare molte ore di studio sul palcoscenico per capire la personalità e le possibilità dello strumento con cui dovrà condividere il momento del concerto. La critica musicale è sempre affascinata dalla misteriosa abilità di Sokolov di saper “rileggere” la partitura proponendo interpretazioni originali e sempre nuove dei pezzi che suona. La capacità di articolare le voci interne di una struttura polifonica, l’infinita varietà delle dinamiche e dei suoni che sa estrarre dallo strumento sono caratteristiche uniche di questo grande artista. Nei suoi recital porta gli ascoltatori a stretto contatto con la musica, trascendendo questioni di esibizionismo superficiale e abilità tecnica, per rivelare significati spirituali più profondi.
Entrando nel dettaglio del programma, l’apertura del concerto sarà affidata alle note di Johann Sebastian Bach con i Quattro duetti, BWV 802-805 e la Partita n.2 in do minore, BWV 826 tutte composizioni per clavicembalo scritte durante gli anni a Lipsia. Avanti con le Mazurche op. 30 e op.50 di Frédéric Chopin – ispirate all’omonima danza popolare polacca del Cinquecento assurta nei secoli successivi al rango di danza di corte e poi di sala. Chopin nutrì una particolare predilezione per la mazurca, componendone ben cinquantanove nell’arco della sua parabola creativa: creazioni destinate all’ambiente raccolto del salotto e depositarie della rievocazione affettuosa di ricordi lontani in una dimensione intimistica. Le quattro dell’op. 30, composte tra il 1836 e il 1837, offrono un esempio della varietà di immagini e sentimenti che si riscontrano nel corpus delle mazurche: dallo struggente melos della prima al richiamo esplicito alla danza nella seconda e nella terza, fino al malinconico languore della quarta. Le tre dell’ op. 50 furono realizzate invece tra il 1841 e il 1842 e presentano i tratti stilistici dell’ultimo periodo di Chopin. La forma si amplia e il lessico si arricchisce di armonie sempre più varie e asimmetrie ritmiche, soprattutto nell’ultima, in do diesis minore, pagina di enigmatica bellezza. Chiusura col ciclo pianistico Waldszenen (Scene della foresta) op. 82, che Schumann realizzò nel giro di pochi giorni tra la fine del 1848 e l’inizio del 1849. Nove brevi brani ispirati al mondo della natura di cui l’autore si fa libero interprete, mescolando immagini irrazionali e poetiche. Dopo un’”Entrata” ovattata nel magico mondo silvestre, ecco alternarsi figure contrapposte: il “Paesaggio gioioso” e il “Luogo maledetto”, descritto dall’incedere grave e carico di sinistri presagi. E poi la “Canzone di caccia”, robusta e decisa e il “Cacciatore in agguato” contraddistinto da ritmo incalzante e aggressivo; i “Fiori solitari” dalla melodia aggraziata e quasi sussurrata e il canto misterioso dell’”Uccello profeta” nel suo trascolorare da un arpeggio all’altro; fino al momento dell’”Osteria” e alla chiusura affidata alla nostalgica melodia di “Addio” che chiude il viaggio immaginario.
Il pianista Grigory Sokolov al Teatro Petrarca di Arezzo per un recital tra Bach, Chopin e Schumann Il Maestro russo, celebre per le sue esecuzioni poetiche, è considerato tra i massimi interpreti viventi dello strumento