Divieto di fumo di tabacco. Le nuove ipocrisie per sembrare ‘belli’

E’ la stagione dei divieti di fumo da tabacco. Tutti intenti nobili per la salute, collettiva ed individuale.
Torino dice che per fumare sotto i 5 metri di distanza occorrerà il consenso (1) di chi è nel perimetro.
Milano dice la stessa cosa, ma i metri diventano 10 (2).


A Londra ci vanno pesanti, e ai nati dal 2009 sarà vietato acquistare prodotti da fumo (3). Il metodo “italiano” pone un problema: chi e come stabilisce la distanza se non c’è la flagranza dell’illecito documentato da un’autorità? Liti a non finire, quasi sicuramente, e che se finiscono davanti ad un giudice, quest’ultimo, come si esprimerà sulle distanze rispettate o meno?
Il problema esiste, in alcuni contesti, per esempio la pensilina sotto cui si aspetta il tram o il balcone sotto cui si trova rifugio in caso di pioggia improvvisa. E se per il balcone, in presenza della legge, la sua inottemperanza, è un illecito tutto da dimostrare, per le fermate dei tram forse basterebbe una richiesta di evitare di fumare in quello spazio… tanto alla fin fine, vigente il divieto, il denunciante che fa? Una foto col telefonino e la trasmette all’autorità? . Il problema di fondo è che viviamo in un Paese dove, alla mancanza di educazione e rispetto per l’altro, è abitudine approvare leggi. Quanti multati, per esempio, per chi butta in terra lo scontrino del bar da cui si è appena usciti?
Ora è la volta del fumo da tabacco… che se poi è di cannabis, ci sarà l’aggravante? Il risultato di questa esplosione di salutismo è “rendersi ridicoli”. Bella la battuta che abbiamo sentito: dopo aver comprato le sigarette dal tabaccaio occorrerà passare dal ferramenta per comprare il metro.
L’alternativa? Cartelli in cui, nei luoghi opportuni, si prega di non fumare. Punto. Altro discorso è quello che accade nel Regno Unito. Non hanno ancora capito come funziona il proibizionismo, che alimenta i guadagni di trafficanti e spacciatori a cui i nati dal 2009 si rivolgeranno per fumare una sigaretta, così come già fanno oggi per una canna. Ai britannici non bastavano i danni del proibizionismo sulle droghe oggi illegali e, allora, lungimiranti, hanno voluto aggiungere un’altra droga a quelle delle liste proibite, il tabacco. Crediamo che i legislatori britannici dal loro punto e gli amministratori di questi comuni italiani dall’altro, debbano essere più attenti, non alla presunta ricaduta propagandistica delle proprie azioni su se stessi, ma al bene civico e individuale dei propri amministrati.

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