Dall’incudine al vocabolario, saldatura e grammatica

formazione ed inclusione vanno a braccetto alla Scuola di Arti e Mestieri “G.O. Bufalini”. Venticinque alunni provenienti da Mali, Guinea, Costa d’avorio, Marocco, Burkina Faso, Bangladesh, richiedenti asilo politico ed iscritti al Programma Garanzia Occupabilità Lavoratori della Regione Umbria per il corso di Saldatura, questa mattina hanno ottenuto il lasciapassare per l’ingresso nel mondo del lavoro ed alcuni di loro già dalla prossima settimana potranno essere assunti con un regolare contratto

Dall’incudine al vocabolario, saldatura e grammatica: formazione ed inclusione vanno a braccetto alla Scuola di Arti e Mestieri “G.O. Bufalini”. Venticinque alunni provenienti da Mali, Guinea, Costa d’Avorio, Marocco, Burkina Faso, Bangladesh, richiedenti asilo politico ed iscritti al Programma Garanzia Occupabilità Lavoratori della Regione Umbria per il corso di Saldatura, questa mattina hanno ottenuto il lasciapassare per l’ingresso nel mondo del lavoro ed alcuni di loro già dalla prossima settimana potranno essere assunti con un regolare contratto. Le attività alle quali hanno partecipato  fanno parte di un  progetto  più ampio che si è svolto durante i mesi di Aprile, Maggio e Giugno 2024 presso la Scuola di Arti e Mestieri G.O. Bufalini, per un totale di 55 ore suddivise in lezioni di 4 ore ciascuna. Al corso hanno partecipato 25 alunni provenienti da Mali, Guinea, Costa d’avorio, Marocco, Burkina Faso, Bangladesh, tutti maggiorenni ed iscritti al Programma Garanzia Occupabilità Lavoratori della Regione Umbria per il corso di saldatura: uno di loro ha seguito il percorso di cucina e gastronomia. Non solo dimostrazioni pratiche in officina di meccanica sotto lo sguardo vigile degli esperti,  Bianconi, Mansueti, Bellucci, Emiliani, Pedrinelli e Dottorini – i ragazzi hanno alternato anche lezioni in classe partecipando al laboratorio “Potenziamo l’italiano” finanziato dalla Regione Umbria Servizio Programmazione della rete dei servizi sociali e integrazione socio-sanitaria. Economia sociale e Terzo Settore grazie alla LR. 18/1990. Questo progetto ha permesso di accompagnare le lezioni specifiche previste dai percorsi formativi finanziati dal  Programma Garanzia Occupabilità Lavoratori della Regione Umbria con lezioni di italiano in sinergia fra gli assessorati della formazione professionale e sanità con il coinvolgimento di Arpal Umbria. “In base alle competenze evidenziate in ingresso – hanno precisato i docenti, Gaggi, Lazzari, Tacchini, Fiorucci, Piandani, Falleri e La Rocca – si e’ cosi’ formata una classe plenaria che poi è stata divisa in isole di lavoro, cosicché gli studenti con una padronanza della lingua più avanzata potessero fungere da tutor per i compagni con minori conoscenze, in un’ottica metodologica cooperativa e di peer education. Alla fase iniziale iniziale sono seguite alcune lezioni di tipo sia frontale che laboratoriale/esperienziale, aventi come obiettivo la creazione di un metodo e di un vocabolario di lavoro condiviso e il rafforzamento delle conoscenze già acquisite, nonché l’acquisizione di ulteriori conoscenze di tipo lessicale, fonetico e grammaticale. Successivamente – hanno concluso i docenti –  utilizzando le metodologie precedentemente acquisite e condivise, le lezioni si sono orientate alle tematiche inerenti la formazione professionalizzante dei corsi GOL come disegno tecnico, sicurezza sul lavoro e diritto del lavoro, nonché tematiche riguardanti le attività di laboratorio. In queste occasioni, la docente di Italiano L2 ha collaborato con il docente esperto presentando i temi specifici con un lessico accessibile e condiviso e utilizzandoli come spunti per proporre approfondimenti e riflessioni lessicali e grammaticali”. Questa mattina si è consumato il momento conclusivo di un bellissimo percorso umano e formativo con la consegna degli attestati presso la sala Multimediale della Scuola di Arti e Mestieri “G.O. Bufalini” alla presenza della Vice Presidente del Cda della Scuola “Bufalini”, Elisa Volpi, assieme ai membri del Cda e al direttore, Marco Menichetti, del sindaco e assessore alle Politiche Sociali del comune di Citta’ di Castello, Luca Secondi e Benedetta Calagreti, del sindaco di San Giustino, Stefano Veschi insieme agli assessori, Loretta Zazzi ed Enzo Franchi. “Il percorso laboratoriale ha permesso al gruppo classe di approfondire le proprie conoscenze e competenze nei confronti della lingua italiana, nonché potenziare la padronanza della stessa. Ma non e’ stato solo questo – ha dichiarato la Vice Presidente, Elisa Volpi, nel portare il saluto del Presidente, Giovanni Granci – si e’ trattato di un esempio di buone prassi che ci ha visto provare a dare risposta ad un bisogno contingente di questi ragazzi da una parte trovare lavoro ma dall’altra avere anche la possibilità di’ riflettere su alcuni temi identitari e acquisire maggior consapevolezza rispetto al proprio status e al proprio progetto di vita supportati da una struttura che da secoli si impegna per legare la ricerca di lavoro e la crescita personale”. “Grazie alla Regione Umbria, agli assessorati di riferimento, ai comuni di Citta’ di Castello e San Giustino, ad Arpal Umbria ed altri soggetti privati abbiamo creato l’occasione per questi ragazzi – ha specificato Marco Menichetti direttore della scuola –  di frequentare un corso gratuito con maggiore consapevolezza nonostante fossero in Italia da poco tempo. Probabilmente risponderemo anche alle esigenze di molte aziende del territorio in cerca di maestranze creando un esempio di buone prassi perché non abbiamo pensato solo alla formazione professionale ma anche alla crescita della consapevolezza di questi studenti e di una loro maggiore integrazione nel nostro territorio”. Parole di sentito apprezzamento dalle istituzioni. “Vogliamo esprimere grande soddisfazione per l’importante lavoro di integrazione su cui la scuola Bufalini continua a puntare con straordinari risultati attraverso progetti di grande impatto sociale e produttivo. Formazione ed inclusione vanno infatti a braccetto in questo percorso che 25 giovani provenienti dall’Africa, dal Burkina Faso, Bangladesh hanno intrapreso acquisendo nozioni teoriche e pratiche necessarie per entrare a pieno titolo nel mondo del lavoro. I laboratori di italiano poi hanno rappresentato il primo fondamentale tassello per consentire loro di procedere poi ad una formazione tecnica di livello. Di questo progetto e dell’apporto degli allievi della Bufalini ora le nostre aziende potranno indubbiamente beneficiarne. Come istituzioni fondatrici della scuola non possiamo che esserne orgogliosi”, hanno precisato il sindaco e assessore alle Politiche Sociali del comune di Citta’ di Castello, Luca Secondi e Benedetta Calagreti unitamente al sindaco di San Giustino, Stefano Veschi ed agli assessori, Loretta Zazzi ed Enzo Franchi. 

LA STORIA

Il 21 novembre del 1909 una pubblica manifestazione nel Palazzo Municipale sancì la nascita della Scuola Operaia di Città di Castello, a lungo promossa dai migliori intellettuali locali. A quel tempo la maggior parte dei cittadini viveva nelle campagne dove l’attività prevalente era senz’altro l’agricoltura. La crescente necessità di lavoro e di nuove occupazioni spinse molti a cercare lavoro all’estero anche se un certo dinamismo stava nascendo nell’industria meccanica. Piccole botteghe di falegnami, fabbri, decoratori e scalpellini sopravvivevano faticosamente in angusti e poco salubri ambienti insegnando ai garzoni una professionalità ricca di saperi tradizionali, ma ormai insufficiente in un mondo che richiedeva sempre più prodotti nuovi, conoscenze tecnologiche, raffinatezza e precisione di esecuzione. Fu in questo difficile contesto che Giulio Pierangeli, al tempo figura emergente della democrazia tifernate, venne messo a capo della Società Patriottica degli Operai. Ad alimentare concrete speranze nello sviluppo della scuola furono le vicende del marchese tifernate Giovanni Ottavio Bufalini che, deceduto nel 1896, aveva disposto che una parte ingente del suo patrimonio venisse devoluto a favore di “una istituzione di beneficenza” a favore di esercenti arti e mestieri nei comuni di Città di Castello e San Giustino. Fu così che nel 1920 la scuola diventò “Officina”. La Scuola ha attraversato e superato periodi difficili della storia italiana come la Grande guerra, la crisi degli anni 30 e la seconda guerra mondiale anche grazie all’aiuto della cittadinanza e di personalità della società tifernate ed altotiberina. Dal punto di vista della formazione professionale la “Bufalini” divenne il punto di riferimento soprattutto di quei giovani che non potevano, o volevano, proseguire gli studi dopo la scuola elementare e abbisognavano delle competenze per inserirsi presto e bene nel mondo del lavoro. La scuola ebbe il merito di rifornire con continuità un mercato del lavoro in espansione degli operai specializzati richiesti: tornitori, aggiustatori, forgiatori, saldatori, mobilieri, intagliatori, carpentieri e cementisti. La scuola, già in quegli anni, aveva un ruolo fondamentale per la comunità altotiberina dal punto di vista della formazione professionale ma non solo. L’istituto ha avuto l’onore di essere stato protagonista di un rapporto diretto, seppur di breve periodo, col celebre artista tifernate Alberto Burri. La storia narra, infatti, che il maestro realizzò una sua opera nel 1948 nei locali della scuola dato che ne aveva richiesto l’utilizzo per la realizzazione di alcune sue opere. Burri, all’epoca non ancora considerato un artista di livello mondiale, si dilettò a disegnare, sul retro di un registro utilizzato dall’istituto, questa piccola opera che poi decise di regalare alla Scuola come segno di riconoscenza e ringraziamento per l’utilizzo dei locali. Da allora l’opera è rimasta a scuola per diversi anni prima di essere consegnata alla Fondazione Palazzo Albizzini che ancora oggi la custodisce nella “Collezione Burri”.

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