Milano La spedizione è arrivata al campo base del K2, a 5000 metri di quota. I prossimi giorni sono dedicati all’organizzazione del materiale e al riposo in preparazione della salita La spedizione femminile K2-70, organizzata dal Club Alpino Italiano per celebrare il 70esimo anniversario della prima salita sulla seconda montagna più alta della Terra, è arrivata il 27 giugno al camp o base del K2, a 5000 metri di quota, la loro casa per il prossimo mese
Le prime due settimane di cammino Le otto alpiniste – le italiane Anna Torretta, Federica Mingolla, Silvia Loreggian e Cristina Piolini e le pakistane Samina Baig, Amina Bano, Nadeema Sahar e Samana Rahim sono partite lo scorso 16 giugno da Islamabad per poi raggiungere Skardu e successivamente in jeep Askole, 3000 metri, dove hanno trascorso la prima notte in tenda. Il 21 giugno, organizzati con i portatori i carichi, è iniziato il trekking. Le tappe sono state: Jula, Paju – Khoburtse, Urdukas, Gore II, Concordia e infine Campo Base. 7 giorni per un totale di circa 90 km lungo il ghiacciaio del Baltoro attraverso le montagne più belle del mondo: le Torri di Trango, le Cattedrali del Baltoro, il Gasherbrum IV, il Masherbrum. Arrivate a Concordia (4800 metri) Anna Torretta, Federica Mingolla, Silvia Loreggian, Cristina Piolini, Samina Baig, Amina Bano, Nadeema Sahar e Samana Rahim hanno potuto ammirare per la prima volta il K2 (8611 metri). Una volta raggiunto il campo base, la spedizione si è dedicata per due giorni a organizzare il materiale e a riposarsi in preparazione della salita. Sono stati anche predisposti i pannelli solari che consentiranno di essere indipendente dal punto di vista energetico senza uso di generatori a combustibili fossili. Con tale spirito, anche lo staff di cucina sta utilizzando solo gas per preparare i pasti. Il 29 giugno Cristina Piolini, Silvia Loreggian e Federica Mingolla sono andate insieme al portatore d’alta quota Ali Durani al campo base avanzato a 5400 metri per verificare le condizioni del percorso di avvicinamento e lasciare un deposito di materiale necessario per i prossimi giorni quando inizierà la fase di acclimatamento sulla via dello Sperone degli Abruzzi.
Test medici in alta quota: il valore scientifico della spedizione Durante il trekking la dottoressa Lorenza Pratali ha effettuato diversi test medici, tra cui verifica della saturazione, test sulla funzione polmonare per valutare la risposta delle otto alpiniste alla quota. Una volta al campo base, sono stati effettuati a tutte ecografia polmonare, eco cardio, test cognitivi, ecografia del nervo ottico, verifica del peso corporeo per valutare l’effetto dell’altitudine. Questi test verranno ripetuti durante la spedizione per valutare eventuali variazioni fisiologiche e quindi l’acclimatamento.
Il campo base raccontato dal protagonista «Il Campo base ha preso la sua forma definitiva. Da 48 ore tutti si sono messi al lavoro, per sistemare le proprie tende e le proprie cose. Le piazzole si scavano ancora nel ghiaccio vivo, ma anche i circa 200 colli da 30 kg di viveri e materiali vanno aperti e inquadrati in una logica organizzativa. È stata montata la grande tenda Dome di 6 m di diametro che accoglie tutte le attrezzature tecniche, un campo fotovoltaica da 4 kw, con inverter, distribuita l’elettricità a tutte le tende delle alpiniste e di tutti gli altri compresa la grande tenda cucina, la mensa, le due tende magazzino, la tenda medica. Abbiamo deciso di non utilizzare generatori e combustibili fossili, attività che richiede impegno organizzativo e attenzione. Il personale del campo base è composto da 12 persone compreso il cuoco, il suo aiuto e due sirdar, i leader locali degli Sherpa. Ci cono poi i nostri quattro portatori d’alta quota: Ali Durani, Muhammad Nazir, Ghulam Abbas e Ali Norani.» racconta il capo spedizione Agostino Da Polenza. E aggiunge: «Stiamo in generale tutti bene, si respira una bella energia. Ho visto molti sorrisi, autoironia, determinazione, solidarietà e tolleranza».
Al campo base anche la prima missione glaciologica sul K2 Arrivato al campo base anche il team che studierà per la prima volta neve e ghiaccio del Karakorum per comprendere gli impatti dei cambiamenti climatici sulla regione e preparare una futura missione Ice Memory sul ghiacciaio Godwin-Austen, ai piedi del K2. La missione è organizzata dall’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche e dall’Università Ca’ Foscari Venezia, entrambi enti co-fondatori della Ice Memory Foundation, assieme a EvK2CNR, con il supporto della Environmental Protection Agency del Gilgit-Baltistan, Fondazione Università Ca’ Foscari Venezia, con il contributo del CAI e del Ministero dell’Università e della Ricerca. Il gruppo è guidato da Jacopo Gabrieli, ricercatore del Cnr, e dalla guida alpina Paolo Conz, assieme a due tecnici della Gilgit-Baltistan-Environmental Protection Agency, che da anni collaborano sul ghiacciaio del Pakistan con il supporto di EvK2Cnr, e Maurizio Gallo, ingegnere e guida alpina di EvK2Cnr. Opererà per una decina di giorni a monte del campo base avanzato del K2, in un campo remoto allestito appositamente per gli scienziati a una quota di circa 5.600 metri. La ricerca si svolgerà in un’area di circa 20 chilometri tra i 5.500 e i 6.000 metri di quota. I risultati della spedizione in corso potranno costituire la base per una futura missione di carotaggio profondo nell’ambito di Ice Memory, iniziativa internazionale riconosciuta dall’UNESCO con l’obiettivo di raccogliere e conservare campioni di ghiaccio prelevati dai ghiacciai di tutto il mondo che potrebbero scomparire o ridursi moltissimo a causa del riscaldamento globale. L’Italia è tra i fondatori del progetto, con l’Istituto di Scienze Polari del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Isp) e l’Università Ca’ Foscari Venezia.